Amnesty International denuncia: batterie degli smartphone prodotte grazie allo sfruttamento minorile

Il cobalto contenuto nelle batterie al litio è estratto nelle miniere della Repubblica Democratica del Congo, dove lavorano oltre 40 mila bambini

Di cosa sono fatte le batterie al litio che ciascuno di noi utilizza per far funzionare il proprio cellulare? Secondo quanto denunciato da Amnesty International, in collaborazione con la ong Afrewatch (African Resource Watch), tali componenti sono frutto del lavoro e dello sfruttamento dei bambini che vengono impiegati nelle miniere di cobalto della Repubblica Democratica del Congo.

ALL’ORIGINE DEL COBALTO. Il cobalto è tra le componenti delle più comuni batterie al litio che equipaggiano i nostri smartphone. Secondo Amnesty International sono sedici le multinazionali coinvolte nello sfruttamento dei lavoratori delle miniere di cobalto site in Africa. Nel 2012 l’Unicef stimava l’impiego in tali giacimenti di almeno 40 mila bambini, età media sette anni, sfruttati per 12 ore al giorno, senza la protezione di maschere o guanti, per una paga di appena 1-2 dollari. La Repubblica Democratica del Congo fornisce oltre il 50% della produzione mondiale di cobalto, tra i minerali che rendono tale Stato potenzialmente fra i più ricchi della Terra per la quantità di materie prime di cui dispone.

MULTINAZIONALI COINVOLTE. Sette tra le aziende accusate si sono dichiarate all’oscuro di tale sfruttamento, ma molte altre, tra le quali Vodafone e Microsoft, hanno ammesso di non aver mai indagato sulla catena produttiva dei componenti che utilizzano. È proprio tale aspetto a preoccupare maggiormente Amnesty International: non sembra infatti possibile che imprese con fatturati miliardari non si siano mai preoccupate dell’origine dei materiali, cobalto in primis, che vanno poi a costituire i dispositivi da loro prodotti e commercializzati.

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