Non si può dire che la riforma voluta dal ministro dei Beni e delle Attività Culturali Dario Franceschini non abbia portato i suoi frutti.
Il 2014 è stato infatti un anno decisamente buono per musei e aree archeologiche statali che, rispetto al 2013, hanno visto incrementare del +6,2% il numero di visitatori, ora a quota 40 milioni, e del + 7% gli introiti, per un giro d’affari di oltre 134 milioni di euro.
«Abbiamo cambiato le tariffazioni: abbiamo messo a pagamento tutti i visitatori sopra i 25 anni, ma abbiamo accompagnato questa cosa con l’introduzione della prima domenica del mese gratuita in tutti i musei statali», spiega Franceschini. «Solo i musei dello Stato hanno fatto registrare 40.287.939 visitatori. La domenica ai musei è diventata una cosa delle famiglie italiane, un evento: ci vanno le famiglie a far le file, quelle che non possono permettersi magari di pagare 50 euro per entrare. E vanno a vedere il museo vicino a casa, che magari non avevano mai visto».
I PIU’ AMATI. L’unica ombra è la polarizzazione delle visite visto che i primi 30 luoghi statali della cultura attraggono, da soli, circa la metà del totale dei visitatori.
In assoluto i più frequentati sono il Colosseo, con oltre 6 milioni di presenze, Pompei, a quota 2 milioni e mezzo, e gli Uffizi, di poco sotto i 2 milioni.
Da segnalare però la crescita di visitatori, pari al +26,3%, del museo di Palazzo Ducale di Mantova, il cui restauro è finalmente terminato dopo il sisma del 2012, e del polo reale torinese, che ha incrementato il numero dei propri visitatori del +21%.
«La diffusione su tutto il territorio nazionale dei nostri musei costituisce la forza del nostro sistema», ha sottolineato Franceschini, «e noi vogliamo valorizzare questa forza attraendo turisti stranieri».
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