Michael Burry, una vita di grandi scommesse contro l’economia

Protagonista da oltre 15 anni della finanza americana, ha ispirato il film “La grande scommessa”: dopo aver puntato contro il sistema Usa alla vigilia della crisi del 2008, ora ha messo nel mirino prima Wall Street e poi i semiconduttori

Michael-BurryMichael Burry nel 2015, fotografato in occasione dell'anteprima del film "La grande scommessa"(Photo by Jim Spellman/WireImage)

Michael Burry, con le bacchette da batterista in mano e la cuffietta nell’orecchio, spiega quali sono i segnali di una crisi economica e dello scoppio delle “bolle” a un candidato che aspetta solo di sapere se potrà lavorare per l’hedge fund Scion Capital. Quella appena descritta è una delle prime scene de La grande scommessa, il film che ha ispirato alla storia vera sia dell’investitore, interpretato da Christian Bale, sia di un gruppo di investitori americani: hanno tutti scommesso contro il sistema immobiliare Usa e i mutui subprime, andando controcorrente, anticipando la crisi finanziaria del 2008 e vincendo ampiamente la sfida.

In quello stesso anno, fatidico, Michael Burry ha chiuso quel fondo – con un rendimento del 489,34% – ma non ha mai lasciato il mondo degli investimenti. Anzi è ormai considerato una sorta di guru, forse suo malgrado, e continua a “scommettere” a modo suo, talvolta anche con qualche apparente contraddizione. In ogni occasione, le sue decisioni fanno inevitabilmente discutere.

Scion Asset Management, la società di Michael Burry

Il sito ufficiale della nuova realtà del famoso investitore dice molto della sua personalità. Il portale formato unicamente da una homepage, su cui campeggia l’ombra di una cartina geografica del mondo a tinte blu: a sinistra si vedono l’Asia e l’Oceania, a destra le Americhe, con una piccola stella brillante sulla California. La società infatti ha sede tra Cupertino e Saratoga.

Eppure, per quanto misteriosa sia, è questa la nuova vita finanziaria di Burry. È sotto questo nome che riesce ancora a scuotere i mercati, ogni volta che sceglie di fare o non fare investimenti. Anche se bisogna scoprire il tutto attraverso i pochi documenti che si possono consultare visto che, probabilmente a ragion veduta, Michael non ama comunicare troppo i suoi movimenti.

In teoria fino a qualche tempo fa – un po’ come Elon Musk – non rinunciava a dare indicazioni ai suoi 1,4 milioni di follower su Twitter, anzi X, dove tra l’altro si definisce Cassandra: pare che a gennaio 2023 avesse suggerito di vendere, salvo poi dire di essersi sbagliato due mesi dopo. Attualmente tutti i cinguettii risultano cancellati, a conferma della ritrosia del personaggio.

La mossa di Michael Burry contro Wall Street

Nel corso del secondo trimestre del 2023, il celebre gestore di hedge fund ha acceso una nuova “grande scommessa” che ha fatto scalpore: ha puntato ben 1,6 miliardi di dollari sul crollo di Wall Street.

La notizia è trapelata attraverso l’istituto americano di vigilanza delle Borse, la Security Exchange Commission. Così è emerso come Scion Asset Management abbia impegnato più del 90% del portafoglio in opzioni put contro fondi che seguono lo S&P 500 e il Nasdaq 100, in un momento in cui questi ultimi risultavano in crescita del 16% e del 38%.

Ha acquisito così 866 milioni di dollari, scommettendo contro un fondo ETF che segue lo S&P 500. E ha fatto lo stesso con un fondo che segue il Nasdaq 100: in questo caso i milioni di dollari investiti, sempre in opzioni put, sono stati 739.

Si tratta di un’altra scommessa al ribasso, stavolta contro la tenuta della Borsa. L’opzione put, per intendersi, trae vantaggio dalle crisi di mercato: aumenta di valore quando un titolo scende.

In realtà poi Michael Burry ha chiuso le sue posizioni contro l’S&P 500 e il Nasdaq 100 già nel terzo trimestre, come ha confermato l’aggiornamento del portafoglio pubblicato lo scorso novembre.

In quello stesso trimestre, l’investitore ha razionalizzato notevolmente le sue posizioni aperte, riducendole da 33 a 13 ma aumentando le sue partecipazioni in realtà come Alibaba, Booking.com e “l’italiana” Stellantis.

La nuova posizione ribassista sui semiconduttori

Sempre in quel periodo Michael Burry ha portato avanti un’altra strategia ribassista, stavolta contro i titoli legati al settore dei semiconduttori, con una posizione short tramite opzioni put per 47,4 milioni di dollari. Si è concentrato su società produttrici di chip.

A quel punto quasi paradossalmente il titolo STMMI, quotato a Piazza Affari, ha vissuto un vero e proprio rally mettendo a segno una crescita molto positiva.

C’è da dire che anche altri noti investitori hanno cambiato la loro posizione nel settore dei semiconduttori. Adesempio il fondo del miliardario George Soros, l’hedge fund Man Group e Renaissance Technologies LLC hanno tutti dismesso le loro azioni nella società Nvidia.

E ora quale sarà la prossima grande scommessa di Michael Burry?

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