Illycaffè, oltre il profitto

Non c’è qualità senza sostenibilità per l’azienda triestina, tanto che per vegliare su entrambe è stato creato il ruolo di direttore Total Quality e Sustainability, affidato a David Brussa

David-BrussaEntrato in Illycaffè nel 1991, a pochi mesi dal conseguimento della laurea in Chimica organica all’Università di Trieste, in oltre 30 anni di carriera David Brussa ha ricoperto ruoli di responsabilità crescente, fino a quello attuale di direttore Total Quality e Sustainability

L’intervista a David Brussa è parte dello speciale

I campioni della sostenibilità 2024 di Business People


Per Illycaffè qualità e sostenibilità sono due facce di un’unica medaglia: l’etica aziendale. Non a caso entrambe fanno capo ad un’unica direzione, quella del direttore Total Quality e Sustainability ricoperto da David Brussa, che spiega: «La nostra mission è proporre un prodotto eccellente e un prodotto non può essere tale se non è anche sostenibile. Illycaffè lo ha capito già all’inizio degli anni 90, quando ci siamo accorti che solo un lotto su dieci tra quelli che ci venivano proposti dai coltivatori rispettava i nostri standard. Abbiamo analizzato la situazione e abbiamo visto che i problemi erano legati alla gestione del campo e della raccolta, oltre che una remunerazione insufficiente dei produttori. Di conseguenza, abbiamo iniziato a pagare un premium price, che è in media del 30% superiore al prezzo di mercato, creando sostenibilità economica e sociale, e poi abbiamo fondato l’Università del Caffè attraverso la quale formiamo i produttori alla qualità», aggiunge Brussa. «Perché il ruolo di un’azienda è quello di generare profitto attraverso il rispetto delle persone, delle comunità e dell’ambiente. Quindi quello della sostenibilità è un valore fortemente radicato nella nostra cultura, che nel corso degli anni si è evoluto e ampliato».

Evoluto in quali direzioni?
La questione della tutela ambientale è divenuta sempre più centrale, senza perdere di vista la centralità dell’uomo, per cui qualunque iniziativa vada in quella direzione deve procedere di pari passo con il rispetto della tematica sociale. Col tempo ci siamo accorti che la sostenibilità è un valore che indirizza l’azienda verso determinati investimenti che, col tempo, possono trasformarsi in risparmi e supportano anche le attività legate alla gestione del rischio, oltre che rafforzare la reputazione. Certo, questo è un approccio alla sostenibilità che richiede anni di impegno, non è certo un’operazione meramente tattica come il banale acquisto di carbon credit per la compensazione delle emissioni.

Vi siete dati degli obiettivi da raggiungere?
Il primo obiettivo, di breve termine, è quello di raggiungere la Carbon Neutrality nel 2033, ma quello più sfidante cui puntiamo è il Net Zero entro il 2050, obiettivo che vogliamo raggiungere concentrandoci sulla quantità di emissioni da ridurre, usando l’approccio basato sulla scienza approvato da Science Based Target Initiative.

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Una veduta delle piantagioni dell’azienda São Mateus Agropecuaria (© illycaffè/Emiliano Mancuso)

Come state lavorando per raggiungere questo target sfidante?
Il primo passo è stato ricalcolare correttamente l’impatto ambientale della nostra azienda. Nello specifico, abbiamo rilevato che quasi il 50% ha luogo nella fase iniziale della produzione, prima ancora della partenza del caffè verde per lo stabilimento produttivo di Trieste. È una questione problematica, perché si tratta di un processo totalmente esterno all’azienda. Stiamo reperendo direttamente i dati per determinare la Carbon Footprint corretta nelle diverse aree di produzione, in quanto i valori indicati in letteratura sono davvero troppo variabili e non sempre considerano l’impatto della logistica. Per quanto riguarda, invece, il nostro impatto diretto, il consumo energetico influisce per meno del 4%. L’impianto di Trieste utilizza già al 100% energia proveniente da fonti rinnovabili e stiamo spronando gli altri poli produttivi, comprese consociate e distributori, a seguire la stessa strada. Inoltre, stiamo portando avanti processi di autoproduzione di energia con i pannelli fotovoltaici. Un altro capitolo rilevante, che pesa per il 15%, è quello dei trasporti, dove purtroppo al momento vengono proposte solo soluzioni di compensazione non approvate dalla Science Based Target Initiative, peraltro spesso a costi 20 volte superiori al valore reale e, quindi, economicamente non sostenibili. Dove possiamo intervenire, e lo stiamo già facendo, sono i packaging. L’obiettivo è ridurre il loro impatto ambientale continuando a garantire una lunga durata del prodotto e la qualità del caffè. Lavoriamo sia sul fronte delle modalità produttive che su quello dell’utilizzo di materiali riciclati. Infine, lavoriamo a macchine da caffè che durino di più nel tempo e consumino meno possibile. Già nel 2019 abbiamo lanciato il primo modello con tecnologia fast-heating, grazie alla quale X1 Anniversary è l’unico modello di macchina da caffè per uso domestico in classe A+++. A gennaio abbiamo presentato sul mercato anche la Illetta, l’innovativa macchina per il bar a ridotto impatto ambientale, che consuma il 50% in meno di energia. Abbiamo inoltre analizzato circa 140 azioni possibili per la riduzione dell’impatto ambientale diretto e indiretto. Alcune di queste purtroppo non si sono rivelate praticabili in termini economici o di garanzia di qualità, ma speriamo che possano diventarlo nei prossimi anni. Intanto, dal 2021 al 2022 abbiamo ridotto la nostra Carbon Footprint del 2% pur incrementando la produzione di circa il 14%, e nel 2023 dovremmo aver proseguito sulla stessa linea.

A proposito di sostenibilità economica, crede che le difficoltà legate alla congiuntura internazionale possano spingere le imprese a rallentare la transizione?
Per chi ha integrato la sostenibilità nel suo modello di business ritengo improbabile un rallentamento. In linea generale ritengo che sia fondamentale che anche le iniziative che portano benefici su asset intangibili, come la reputazione o il valore del brand, siano considerate come investimenti e non come costi.

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Realizzata con il caffè dell’azienda São Mateus Agropecuaria, l’Arabica Selection Brasile, certificata Regenagri, si è aggiudicata il premio Best of the Best all’Ernesto Illy International Coffee Award 2023

E i consumatori? Sono ancora disposti a pensare alla sostenibilità ora che faticano a far fronte alle spese quotidiane?
Anche nel caso dei consumatori, coloro che ritengono la sostenibilità un valore da tutelare continueranno a scegliere una certa gamma di prodotti. Nel nostro caso, poi, proponiamo un caffè di qualità sostenibile, che quindi offre il doppio vantaggio della qualità e della sostenibilità. Credo che sia importante spiegare al consumatore il reale valore del prodotto per permettergli di operare le scelte di acquisto più corrette.

Il vostro impegno per la sostenibilità, però, va oltre la riduzione dell’impronta carbonica della produzione…
Certo. Il nostro impegno ha l’obiettivo di creare valore economico, sociale e ambientale lungo tutta la filiera. Se penso ai produttori di caffè, ad esempio, lavoriamo a fianco delle comunità locali per creare valore sociale. Nel Centro America, per dare un’idea, il momento della raccolta del caffè coincide con la chiusura estiva delle scuole. Per questo abbiamo creato dei centri estivi, affinché i figli dei nostri raccoglitori non fossero costretti a seguire i genitori nelle piantagioni, ma potessero studiare e giocare in ambienti protetti in cui gli fossero garantiti pasti regolari. Abbiamo poi notato una forte carenza nella gestione dell’igiene orale, così abbiamo avviato campagne di sensibilizzazione che garantissero anche cure dentistiche adeguate. La nostra attività si estende anche alle comunità dei consumatori: nel 2023, ad esempio, attraverso la campagna abbonamenti per il bar Illydieci abbiamo contribuito a raccogliere fondi per il progetto Second Opinion dello Ieo, che offre un servizio a distanza ai pazienti oncologici che vogliono avere un secondo parere su una diagnosi già avuta. Inoltre, sosteniamo livello internazionale il progetto Food for Soul dello chef Massimo Bottura, attraverso il quale vengono create e gestite delle mense comunitarie a favore di ospiti bisognosi per offrire loro piatti nutrienti e sani in un’atmosfera conviviale.

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