Dieci anni di sfide, creatività e crescita professionale, per affermare e sperimentare un nuovo modello di comunicazione in grado di coniugare competenze strategiche, specialistiche e innovative nella gestione della reputazione. È il percorso e la mission di Comin & Partners, la società di consulenza strategica nata nel 2014 e guidata da Gianluca Comin, Elena Di Giovanni, Gianluca Giansante, Lelio Alfonso e Federico Fabretti, che ci siamo fatti raccontare in questa intervista dal suo fondatore Gianluca Comin.
Comin & Partners compie dieci anni di attività. Può dire che l’agenzia abbia rispettato i proponimenti delle origini?
Quando siamo partiti, non avevamo una chiara idea di quale sarebbe stato il nostro percorso, ma sapevamo quali avrebbero dovuto essere i nostri valori fondanti e su questo posso dire che siamo stati coerenti. Volevamo innanzitutto garantire un servizio di qualità, creando una realtà che lavorasse in maniera integrata. E dare vita a un ambiente favorevole alla sperimentazione e all’innovazione. Anche per questo abbiamo sempre puntato molto sui giovani. Valori che sono rimasti tali nel corso di questo decennio e credo siano stati la ricetta del successo di Comin & Partners.
Alla luce di quello che siete oggi, invece, cosa spera possa ancora diventare l’agenzia?
Ci proponiamo prima di tutto di rimanere una realtà sana, che cresca e rappresenti un punto di riferimento per il mercato. Vogliamo inoltre continuare a essere una scuola di management per i giovani che lavorano con noi. E poi aspiriamo a essere una società che possa sopravvivere ai suoi soci. Non voglio sembrare presuntuoso, ma ho come modelli grandi agenzie come Burston- Marsteller o Hill & Knowlton.
Gli ultimi anni sono stati cruciali per la comunicazione d’impresa. Quali sono i tratti salienti che le aziende si trovano a dover affrontare?
Le imprese oggi si confrontano con un mondo che corre a una velocità molto alta; lo vediamo nella trasformazione digitale in corso e nell’impatto sempre maggiore dell’AI sulla società, ma anche nelle crisi che le guerre generano nelle certezze dei consumatori e degli stakeholder o, ancora, nella sfida del cambiamento climatico e nell’attenzione alla diversity & inclusion che le aziende devono avere. Non dico che in passato le imprese non si trovassero ad affrontare nuove sfide, ma oggi queste hanno subito un’accelerazione che spesso richiede risposte immediate. E per riuscire a dare delle risposte bisogna avere consapevolezza di cosa sta cambiando e delle strategie da mettere in campo.
Come si riesce a stare al passo con questa evoluzione sempre più accelerata al punto da poter fornire consulenza strategica ad aziende, organizzazioni e istituzioni attive in ambiti differenti?
Innanzitutto, come tanti altri, anche il nostro mestiere richiede una formazione continua. Sappiamo che per essere aggiornati dobbiamo studiare, leggere, esaminare, comprendere ciò che ci accade intorno. Il fatto che noi partner, così come diversi nostri manager, siano anche impegnati in ambito universitario è un elemento che ci porta a interrogarci sulle nuove frontiere del lavoro. Così come ci aiuta ad approfondire e riflettere sugli scenari sociali economici e politici la rivista Comprendere che editiamo. Dico sempre che uno degli ingredienti principali del nostro lavoro è la curiosità di guardare ciò che accade con occhi disincantati e la voglia di capire cosa c’è dietro, riuscendo così a fornire ai nostri clienti letture che loro non hanno o comunque intuiscono solo parzialmente. Anche per questo cerchiamo di farci “contaminare” dagli esperti per guardare alla realtà con occhio più vigile. Infine, ci vuole un po’di coraggio. Oggi, per esempio, siamo i primi a lanciare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per il monitoraggio delle attività parlamentari e governative, cosa che permetterà ai nostri collaboratori di dedicare più tempo alla riflessione e di concentrarsi su processi a maggior valore aggiunto.
Il coraggio serve anche quando vi occupate crisis management…
È uno degli aspetti più interessanti del nostro lavoro. Richiede risposte veloci oltre che corrette, e una forte conciliazione tra le diverse esigenze – legali, operative, di comunicazione e reputazione – perciò in questo settore il valore dell’esperienza è molto alto. Per la società avere un team specializzato è sicuramente un valore aggiunto, perché ci permette di lavorare con i nostri clienti non solo quando la crisi è in corso, ma anche di giocare d’anticipo e di prevedere i possibili rischi, per predisporre poi tutti gli strumenti necessari, approntare piani di comunicazione e fare formazione su come affrontare tali scenari.
Prima diceva che puntate molto sui giovani e, in effetti, l’età media del vostro team è di soli 32 anni. Come si ingaggiano le nuove generazioni, che le imprese solitamente fanno tanta fatica ad attrarre?
Il tema del recruiting è centrale per tutte le società di consulenza, e lo è ancora di più trattenere le persone all’interno della tua realtà, perché i giovani sono più portati a guardarsi intorno, hanno più voglia di cambiamento. Per riuscirci sfruttiamo diversi strumenti. Innanzitutto, l’employer branding: è fondamentale che il nostro nome sia noto sul mercato come quello di una società che fa crescere i propri collaboratori. In secondo luogo, abbiamo lanciato un’Academy gratuita pensata perché gruppi di giovani selezionati possano apprendere strumenti utili per migliorare le loro capacità. Inoltre, abbiamo un ufficio del personale che lavora costantemente per avere sempre a disposizione una lista di profili interessanti per la società: ogni anno assumiamo tra i 15 e i 20 collaboratori e magari altrettanti cambiano lavoro, ma anche questo è positivo. Contiamo più di 140 alumni con cui siamo sempre rimasti in contatto e che oggi lavorano in diverse aziende, enti o in politica, portando in queste realtà ciò che hanno imparato da noi in termini di stile e contenuti, il che è fondamentale per diffondere il nostro modo di lavorare al di fuori della società.
Parliamo di business. Negli ultimi cinque anni il vostro fatturato ha registrato un tasso annuo di crescita del 17,30% per attestarsi oggi a oltre 16 milioni di euro. Quali sono i prossimi obiettivi da raggiungere?
Una crescita costante è importante, perché fa sì che l’azienda sia in salute, così come una buona redditività. Puntiamo, quindi, a continuare su questa strada per essere leader nel nostro Paese e, allo stesso tempo, guardiamo anche all’estero, dove abbiamo avviato collaborazioni con Must & Partners e No Com, aprendoci così ai mercati di Belgio, Francia e Spagna. In questo modo offriamo ai nostri clienti la possibilità di continuare a lavorare al meglio anche al di fuori dei confini nazionali. Inoltre, nel nostro mercato è in atto un processo di consolidamento, che vede sempre più società acquisite da fondi o interessate da fusioni. Stiamo guardando con attenzione a tali evoluzioni per non farci trovare impreparati in futuro. Questo non significa che intendiamo “liberarci” della società come soci o come manager, ma che, come dicevo prima, miriamo a darle una prospettiva di crescita e un ruolo sul mercato che “sopravvivano” a noi fondatori. Su questo fronte il lavoro non si ferma mai.
In un mondo in cui le imprese hanno sempre più un rapporto disintermediato e bidirezionale con i consumatori che tipo di ruolo immagina per sé e i suoi collaboratori nel prossimo futuro?
La disintermediazione è un dato di fatto, oggi ciascun cittadino è un attore attivo della comunicazione nei confronti delle aziende, delle organizzazioni, degli enti o della politica. Questo ha due conseguenze. La prima è che siamo costantemente sotto i riflettori e, quindi, dobbiamo essere molto attenti a gestire il nostro modo di essere. Se una volta i cosiddetti spin doctor erano in grado di indirizzare l’opinione pubblica attraverso i media, oggi che l’opinione pubblica è del tutto autonoma quello che puoi fare è controllare il tuo modo di agire. In secondo luogo, il consumatore è ormai smaliziato e non guarda solo ai costi dei prodotti, ma anche ai valori dell’impresa che li produce. Ecco perché le attività di csr sono decisive più che mai per il successo del business. Il valore del brand e la sua reputazione sono e rimarranno centrali per le aziende nell’affrontare le sfide globali.
Intervista pubblicata sul numero di Business People di dicembre 2024. Scarica il numero o abbonati qui
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