Gordon Gekko is back

È il teorizzatore del denaro insonne, quello che non dorme mai perché occupato a filtrare tra le fessure delle vite delle persone e nelle economie globali. Di ciò ha fatto, più che una professione, una scienza. Che l’ha condotto in galera e di nuovo a Wall Street, passando per i compiacenti servigi della City londinese. Accettando di uscire dall’ombra in cui prospera indisturbato, mister Gordon ha risposto alle nostre domande con la solita franchezza che lo contraddistingue. E ce n’è per tutti

È di passaggio a Milano, viene da Oriente, Cina o Paesi Arabi, forse la Russia. Inutile provare a chiedere: la sua espressione è di chi non ha intenzione di dire di più. Punto. Gordon Gekko – del quale cercherete invano una foto recente – è un settantaduenne che dimostra appieno la sua età, ma con uno strato di dettagli che indicano una certa gioventù, almeno quella dei desideri: doppiopetto di taglio inglese, cravatta e scarpe italiane, orologio svizzero e quello sguardo rapace da animale di Wall Street. Già, perché quello non l’ha mai perso, probabilmente ci è nato, e probabilmente è quello che lo ha salvato dall’oblio quando – nel 2001 – è uscito dopo otto anni di galera: «La cosa migliore che potesse capitarmi», ebbe a dire a suo tempo. Dopo aver perso un patrimonio stimato in 8,5 miliardi di dollari, rastrellati tutti in Borsa diventando l’amico giurato di molti e l’affezionato nemico di tutti, si è rifatto. Si dice con gli interessi. Adesso è lì, seduto su un’opulenta poltrona in un albergo di super lusso, a sorseggiare un whisky e a fumare il suo amato Davidoff, incurante di ogni divieto e buone maniere. Alla sua portata nessuno smartphone, tablet, pc o segretarie. Nessun seguito, almeno apparente: sembra un uomo solo, in compagnia di se stesso e dei suoi fantasmi. Non è stato facile contattarlo, ma ha accettato di rilasciare questa intervista, forse più per sfida o per divertimento. D’altra parte, gli abbiamo chiesto di parlare di una sua vecchia conoscenza: il denaro. «Ma non risponderò a domande su di me. Io non esisto», aveva concluso chiudendo la comunicazione.

Signor Gekko, come mai ha accettato di rilasciare questa intervista? Non avrei dovuto?

Di solito è restio a farle. Ho cercato notizie su di lei, ma dal 2010 non ve n’è più, nessuna sua dichiarazione. Sarà che non avevo nulla da dire. Ci sono tanti altri più bravi di me a parlare per non dire nulla.

Ma ha accettato, e gliene sono grata, di parlare del denaro. Cosa si può dire di nuovo e di diverso sul denaro, oggi? Voi giornalisti, sempre a inseguire la novità… Non c’è nulla di nuovo da dire, è tutta roba vecchia. Si tratta piuttosto di ribadire. Che è il denaro a nobilitare l’uomo, non c’è nessuna nobiltà nella miseria. Cosa pensa cerchino i disperati che arrivano con i gommoni in Europa o che dal Messico tentano di oltrepassare il confine con gli Usa? È il denaro che vogliono, il lavoro – se e quando c’è – è solo un danno collaterale. Dia loro dei soldi, tanti soldi, e non ne vorranno uno…

L’intervista continua sul numero di Business People agosto

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