Giorgio Napolitano, fine mandato “imminente”. Il bilancio sull’Italia.

Il capo dello Stato al corpo diplomatico: “Debolezze, grave crisi economica e occupazionale, ma anche enormi potenzialità intellettuali e umane della nostra gente. Un Paese unico al mondo”

Non solo un discorso di fine anno, ma un vero e proprio bilancio su quello che rappresenta l’Italia e l’Europa unità. Nell’ormai più che probabile ultimo discorso al corpo diplomatico italiano di Giorgio Napolitano in qualità di capo dello Stato, il Presidente ha voluto fare alcune considerazioni sul “periodo complesso e travagliato che stanno attraversando l’Italia, l’Europa ed il mondo”. Un bilancio attuale non solo del nostro Paese, ma dell’Unione europea e del suo ruolo a livello internazionale. Del discorso di Napolitano, dove annuncia “l’imminente conclusione” del suo mandato presidenziale, riportiamo i passaggi che riguardano l’Italia e l’Unione europea.

Il discorso integrale di Napolitano

PREGI E DIFETTI DELL’ITALIA. Del paese in cui siete stati inviati a rappresentare i vostri governi, avete certamente analizzato e colto – al di là di certe rappresentazioni di stampo iper-negativo se non catastrofiste – i problemi, le debolezze, e in particolare la crisi economica ed occupazionale che – come accade a molti altri paesi europei ed extraeuropei – lo affligge pesantemente. Avrete d’altra parte anche colto le enormi potenzialità intellettuali e umane della nostra gente, il patrimonio di cultura e di storia, di capacità di innovazione, di realizzazione e di gusto, di creatività anche nello stile, che fanno dell’Italia un paese unico al mondo. Sono certo che avrete anche apprezzato l’ampio e coraggioso sforzo che il governo italiano sta compiendo per eliminare alcuni nodi e correggere taluni mali antichi che hanno negli ultimi decenni frenato lo sviluppo del paese e sbilanciato la struttura stessa della società italiana e del suo sistema politico e rappresentativo. Un’opera difficile e non priva di incognite, quella avviata e portata avanti dal presidente del Consiglio e dal governo. Ma vi potevano essere delle alternative per chi, come noi, crede nelle potenzialità di questo paese, nel ruolo che deve rivestire in Europa, negli ideali che vuole portare e nella missione di pace che intende svolgere nel mondo?

La nostra comune battaglia sarà nei prossimi anni quella di far riscoprire ai nostri giovani le ragioni più che mai attuali dello stare insieme e di far apprezzare ai cittadini gli enormi benefici che l’integrazione europea ci ha garantito

EUROPA, UN’ENTITÀ POLITICA UNITARIA. Per quel che riguarda il nostro essere in Europa, nei mesi scorsi abbiamo preso parte e assistito a sviluppi molto significativi. Le elezioni del nuovo Parlamento di Strasburgo, pur in un quadro generale che ha visto una rapida e preoccupante crescita di movimenti e partiti euroscettici o apertamente antieuropei (l’Italia ha votato in qualche misura controcorrente), hanno segnato un passo avanti importante verso l’europeizzazione del dibattito politico all’interno dei singoli paesi membri e verso un inedito svolgimento della dialettica politica al livello veramente continentale. È innegabile che la Commissione guidata dal presidente Juncker abbia un profilo più nettamente sovranazionale e si ponga obiettivi ambiziosi per rispondere alle sfide comuni in una chiave certamente più “politica” di quelle che l’hanno preceduta. L’Europa, sia pur lentamente e con difficoltà e contrasti, inizia a considerare se stessa e a funzionare come un’entità politica unitaria, in cui pur convivono tanti e diversissimi approcci, interessi, identità culturali, valori e aspirazioni. La nostra comune battaglia sarà nei prossimi anni quella di far riscoprire ai nostri giovani le ragioni più che mai attuali dello stare insieme e di far apprezzare ai cittadini gli enormi benefici che l’integrazione europea ci ha garantito. Tra essi in primo luogo quei settant’anni di pace che costituiscono un unicum in Europa dall’alto Medio Evo a oggi. Andrebbero apprezzati anche i benefici che l’integrazione potrà ancora portarci, restituendo all’Europa quel ruolo di protagonista, nella diffusione di quei principi di diritto e di quei valori umani che costituiscono il substrato della civiltà nata sulle sponde del Mediterraneo ed estesasi sino all’Atlantico ed al Mare del Nord.

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