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Davide Dattoli (Talent Garden): “Alleviamo talenti”

Il segreto del successo degli spazi di coworking Talent Garden: offrire ai suoi membri non solo un ufficio, ma un ambiente dove crescere professionalmente e creare business. Perché, sottolinea il fondatore Davide Dattoli, «La collaborazione è la cosa più importante»

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Una continua espansione che ha portato a 16 i campus in Europa, una community di 1.500 professionisti e più di 300 eventi che hanno coinvolto oltre 35 mila persone. Sono i numeri che raccontano il successo dell’italiana Talent Garden, la più grande rete europea di spazi di coworking dedicati all’innovazione digitale. Partita da Brescia, in meno di cinque anni, questa realtà si è affermata a livello internazionale per la sua capacità di fare sistema: i membri di “Tag” non condividono solo il luogo di lavoro, ma vivono un ambiente dove talenti dello stesso settore possono crescere professionalmente, condividendo esperienze e progetti di business. In un’epoca fatta di social e realtà virtuale, i campus ridanno quindi valore allo spazio fisico di incontro. In pratica «applichiamo al mondo digitale il concetto del distretto industriale», riassume Davide Dattoli, fondatore e presidente di Talent Garden, che a soli 20 anni ha dato il via al progetto. «Il fare sistema», aggiunge, «facilita quella connessione tra professionisti e aziende, elemento fondamentale che permette a una parte di creare business, all’altra di innovarsi».

Oltre alla verticalità – gli spazi sono solo per i professionisti digitali –, qual è il vostro valore aggiunto?Il valore del network. Con Tag non ho solo un ufficio o una sala riunioni dove stare, ho la possibilità di conoscere persone della mia città e a livello globale. Con lo stesso badge posso accedere ai campus di Milano, Barcellona o negli altri della nostra rete. Creare una comunità forte, che aiuta chi viene da fuori a integrarsi e chi è dentro ad andare fuori, è fondamentale nella nostra crescita. Ogni membro ha anche la possibilità di stare a stretto contatto con manager affermati, incubatori e venture capitalist per ottenere consigli e trovare terreno fertile per fare business. È un po’ il concetto di una serra: ognuno cresce indipendentemente, ma stando a contatto, collaborando, aumenta la bellezza di ogni singola pianta.

UFFICI E AZIENDE DOVREBBERO

ADATTARSI AI DIPENDENTI,

NON SOLO IL CONTRARIO

Nei campus l’attenzione al design è fondamentale.Vogliamo che ogni Talent Garden abbia la stessa experience: che io mi trovi in un Tag di Brescia, Milano o Barcellona riesco sempre a sentirmi a casa. Un po’ come capita quando si entra da Starbucks. Di volta in volta, cerchiamo comunque di reinterpretare lo spazio. Con Carlo Ratti, architetto e professore al Mit di Boston, che ha realizzato il Talent Garden di Milano Calabiana, abbiamo provato a re-immaginare gli spazi: una grande piazza al centro con ambienti di lavoro che si sviluppano intorno; postazioni “aperte” che creano contaminazione.

Concetti simili a quelli delle grandi aziende della Silicon Valley.Assolutamente. Proviamo a dare a imprese nate da pochi mesi, di uno, due o tre persone, quello che società come Facebook e Google offrono ai propri dipendenti. Il bello è che queste grandi aziende, che nella Silicon Valley hanno headquarter da sogno, quando devono trovare una sede in Europa per le loro persone, si rendono conto che questi spazi sono i migliori. E oggi, per esempio, Tesla e Airbnb hanno sede in Talent Garden.

Come nascono i campus Talent Garden?Da una parte aspettiamo che sia qualcuno a chiedere di aprire una sede, al tempo stesso abbiamo realizzato una “mappa” selezionando 200 delle principali città europee. Abbiamo creato un nostro algoritmo che, in base ad alcuni dati inseriti, indica quali sono le aree migliori dove aprire un Talent Garden. Non stiamo parlando delle grandi capitali dell’innovazione, ma di quelle città “secondarie” – oggi Milano è secondaria a livello di innovazione internazionale – dove c’è tanta creatività e voglia di fare, che hanno bisogno di essere connesse. Connettere, per esempio, Italia e Spagna permette alle start up del territorio di non “schiantarsi” a San Francisco, dove non troverebbero capitali ed energie, ma di rivolgersi a mercati simili al nostro o, addirittura, nell’Est Europa, area interessantissima per le aziende tricolori. Noi per primi guardiamo a questi mercati, perché non è troppo difficile arrivarci. E nell’andare noi, portiamo e allarghiamo la nostra comunità.

Il profilo di chi utilizza Talent Garden?Età media sui 28-30 anni, è una persona che ha già qualche anno di esperienza all’interno di aziende e che decide di mettersi in proprio e creare un’impresa che lavora in modo diverso. Ha una grande passione per quello che fa e non lavora solo per il bisogno di lavorare.

Difatti siete aperti 24 ore al giorno, sette giorni su sette. Non ponete limiti agli “straordinari”.Sì, e su questo racconto un aneddoto: all’ultimo Festival dell’Economia di Trento ho avuto un vivace dibattito con Brunello Cucinelli. Lui ha affermato di “stoppare” le mail di tutti i dipendenti dopo le 17.30, l’orario di lavoro. Ma perché io dovrei presentarmi in ufficio alle 8 del mattino, se il mio cervello non carbura? Dovrebbero permettermi di lavorare quando sono produttivo, servono spazi e un’azienda che si adattino a me, non solo il contrario. In un mondo del lavoro che sta cambiando, non posso rimanere bloccato come le mail alle cinque del pomeriggio.

Aziende e start up nate dall’unione di professionisti conosciutisi in Tag?Ce ne sono tantissime. Ma la cosa ancora più bella sono le centinaia di micro progetti nati dall’incontro di due persone in Talent Garden. Le piccole collaborazioni sono la cosa più importante: non tutti dobbiamo creare un’impresa, tutti dobbiamo lavorare e trovare sinergie con gli altri. Perché da soli non andiamo da nessuna parte.

I vostri progetti futuri? C’è qualcosa in cui vorreste migliorare?(ride) Abbiamo liste infinite! Di sicuro il nostro prossimo obiettivo è coprire tutto il territorio europeo. Siamo presenti un po’ ovunque in Italia, ora vogliamo ampliare la nostra rete all’estero. Stiamo lavorando a una serie di nuovi campus per il prossimo anno, ma ci stiamo occupando anche della qualità degli spazi attuali, delle attività che avvengono al loro interno e alle contaminazioni che si creano ogni mese.

A SCUOLA D’INNOVAZIONE

Colmare quel gap di formazione al quale oggi il mondo universitario non riesce a porre rimedio. È questa la motivazione che ha portato alla nascita di Tag Innovation School, la scuola di formazione digitale di Talent Garden, che ha appena inaugurato il suo secondo anno e che prevede, tra gli altri, corsi in Business Data Analysis, e-commerce e coding. «Abbiamo un sacco di disoccupati, ma anche tanti posti vacanti», sottolinea Dattoli. «Oggi 100 sviluppatori vengono assunti in 48 ore, ma trovare lavoro a 100 architetti è molto più complesso. Il problema è che per il mondo universitario le professioni cambiano ogni 100 anni; purtroppo, oggi queste nascono e muoiono ogni cinque. In un mondo così dinamico servono percorsi di formazione molto più veloci. L’idea è stata quella di creare una scuola che potesse fornire ciò di cui il mercato ha bisogno, nel minor tempo possibile e garantendo a chi la frequenta un lavoro».

Credits Images:

Prima di fondare il primo Talent Garden, a soli 20 anni, Davide Dattoli aveva già dato vita alla società di social media marketing Viral Farm e lavorato alle strategie digitali di Condé Nast. Oggi fa parte del board dell’incubatore Digital Magics