Condannati a crescere

Sono tra le aziende europee che più hanno visto aumentare i loro dipendenti nel biennio 2007-2009. Per questo hanno meritato un premio, ma non c’è tempo per la gloria, bisogna continuare ad acquisire quote di mercato. Parlano i protagonisti italiani della Top European Growth Companies 2010

Creare lavoro in tempi di recessione non è impossibile. Lo hanno dimostrato le 200 aziende rientrate nella “Top European Growth Companies 2010”, classifica stilata da Europe’s 500, associazione europea degli imprenditori per la crescita sulla base del Birch Index, che combina la crescita occupazionale in valori assoluti con quella in termini relativi. Duecento “virtuose” che si sono distinte per dinamismo e capacità di sviluppare nuova occupazione, realtà che investono nell’innovazione, pensano ad esportare e riescono a crescere, tanto che tra il 2007 e il 2009 hanno creato quasi 30 mila posti, portando il volume totale della loro forza lavoro a 175.671 unità. Cifre importanti, come ha sottolineato Juan Roure, cofondatore di Europe’s 500, «soprattutto se si tiene presente che in Europa, nello stesso periodo, c’è stato un tasso di decrescita del 5%». Di imprese così ce ne sono anche in Italia. Sono 16 gli imprenditori di casa nostra riusciti ad entrare nella prestigiosa classifica, quattro addirittura nella top 50: TBS Group, Formula Servizi, CIR Food e Comoli, Ferrari & C. Lavorano in ambiti diversi, dalla telemedicina ai servizi, dalla ristorazione alla domotica, ma Diego Bravar, presidente e a.d. di TBS Group, Cristina Marzocchi, presidente di Formula Servizi, Ivan Lusetti, a capo di CIR Food, e Giampaolo Ferrari, a.d. di Comoli, Ferrari & C. sono d’accordo: è una grande soddisfazione, una conferma della bontà delle strategie intraprese, ma non c’è tempo da perdere, bisogna continuare a combattere per acquisire nuove quote di mercato. «Purtroppo è un po’ una condanna, oggi le aziende devono sempre continuare a crescere», osserva Ferrari. «Il nostro obiettivo è dunque quello di aprire 4-5 nuovi punti vendita ogni anno, fatta salva la valutazione di nuovi territori o acquisizioni che possono affacciarsi sul mercato». «In alcuni settori la dimensione aziendale diventa un vantaggio competitivo», aggiunge Lusetti, «quindi ingrandirsi diventa una scelta quasi obbligata».

INNOVAZIONE E INVESTIMENTIMa come sono riusciti a crescere mentre il resto del mondo era in affanno? I punti chiave sembrano essere il settore in cui si opera – tecnologia e servizi hanno risentito meno della crisi – e il continuo investimento su ricerca e formazione. TBS Group, nata vent’anni fa a valle di un progetto di ricerca del Cnr, è specializzata in servizi di ingegneria clinica e soluzioni di e-health ed e-government. «Abbiamo analizzato il mercato con occhio da ricercatore e ci siamo resi conto che all’epoca se negli Stati Uniti e Nord Europa il 95% delle strutture sanitarie aveva un servizio di ingegneria clinica, l’Italia era ferma intorno al 5%. Si trattava proprio di un nuovo business model», spiega Bravar. «Se penso che nel ’92 abbiamo avuto i primi cinque dipendenti e nel 2009 abbiamo raggiunto i 1.700 addetti… Il segreto è stato proprio quello di investire nelle risorse umane, anche perché per offrire servizi innovativi è indispensabile poter contare su figure qualificate. Noi contiamo per il 20% su ingegneri e per il resto su quelli che chiamiamo tecnici delle apparecchiature mediche, professionalità che abbiamo dovuto un po’ inventare». «La ricetta è stata lavorare per la qualità», aggiunge Cristina Marzocchi, «aumentare la specializzazione dei servizi offerti, innovandoli con il valore aggiunto di tecnologia e rispetto per l’ambiente. Inoltre abbiamo diversificato l’offerta unendo ai servizi di pulizia e sanificazione, che rappresentano il nostro core-business, quelli di logistica industriale e sanitaria, oltre a servizi alla persona di tipo assistenziale ed educativo». Lusetti individua tre parole chiave per gli investimenti: qualità, ricerca e formazione. «Anche in periodi di crisi se può il consumatore sceglie qualità e sicurezza», osserva. E la formula sembra esatta, visto che CIR food, grazie anche alla recente incorporazione di Sir Eudania, punta alla leadership italiana nel mercato della ristorazione organizzata e, ad oggi, sfiora gli 11 mila addetti. «Quasi tutte donne e con contratto a tempo indeterminato», ci tiene a sottolineare. Infine l’ingegner Ferrari richiama l’attenzione sulla necessità di stare al passo con i tempi. «L’attenzione che si deve avere in questi ultimi anni è cavalcare immediatamente i cambiamenti in corso», afferma. Un consiglio che ha seguito in prima persona aprendo la propria azienda, nata per il commercio di materiale elettrico, ai settori più dinamici del momento, dalla domotica al fotovoltaico, nonostante i possibili rischi (per esempio i recenti cambiamenti nel campo degli incentivi sull’energia rinnovabile) e portandola a superare gli 800 collaboratori, e i 300 milioni di euro di fatturato.

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TBS GROUP – Obiettivo mercati esteri

Prima tra le italiane, si è classificata 28esima nella classifica generale grazie ai 401 posti di lavoro in più del biennio 2007-2009. Oggi ha raggiunto i 1700 dipendenti, è presente attraverso diverse consociate in 12 paesi – Arabia Saudita, Austria, Belgio, Francia, Germania, India, Inghilterra, Italia, Olanda, Portogallo, Serbia e Spagna – e nel 2009 il fatturato ha raggiunto i 158,4 milioni di euro. Punta ad espandersi soprattutto all’estero e lo consiglia a tutte le aziende italiane che abbiano raggiunto una certa dimensione. «Siamo amati all’estero molto più di quanto sembri», afferma il presidente e ad Diego Bravar.

CIR FOOD Un’azienda femminile con il pallino per la ricerca

La Cooperativa italiana di Ristorazione nel 2011 ha raggiunto i 10.800 addetti e produrrà 76 milioni di pasti con un fatturato previsto di 470 milioni. Nel biennio 2007-2009 aveva già fatto segnare un aumento di 343 dipendenti (561 considerando anche i part-time) posizionandosi 42esima in classifica. Il Gruppo spende ogni anno 4 milioni di euro in ricerca e sviluppo e la sua forza lavoro è composta per il 91% da donne. «Non solo a livello produttivo, ma anche dirigenziale. Qui l’eccezione sono io», commenta il presidente Ivan Lusetti.

COMOLI, FERRARI & C. – Dal materiale elettrico alla domotica seguendo le evoluzioni tecnologiche

Fondata con un capitale di 10 mila lire nel 1929 oggi conta 76 sedi dislocate in sei regioni e oltre 800 collaboratori. Europe’s 500 l’ha collocata al 46esimo posto per una crescita di 200 dipendenti in due anni. Dalla produzione di materiale elettrico ha ampliato i propri campi d’azione seguendo le evoluzioni tecnologiche. Oggi punta molto sulla domotica e il fotovoltaico. «L’obiettivo è sempre quello di dare al cliente il massimo del servizio nei tempi più brevi», dichiara l’a.d. Giampaolo Ferrari.

FORMULA SERVIZI – Specializzazione e diversificazione

Nata come azienda di pulizie si è ora diversificata ampliando i suoi interessi alla logistica industriale e sanitaria e ai servizi alla persona. Filosofia che ha fatto crescere il personale della cooperativa di Forlì dai 1590 lavoratori del 2007 ai 1661 del 2009, con un fatturato di 48.450.183 milioni. Crescita che gli è valsa, seconda tra le italiane, il 38esimo posto tra le “Top European Growth Companies”. Il segreto? «Specializzazione e diversificazione», spiega il presidente, Cristina Marzocchi.

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