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Alugreen, rigenerati dal fuoco

Una fonderia per recuperare gli scarti del business di famiglia: con questa acquisizione, gli agnelli di bergamo – nome storico nella produzione di alluminio di qualità – hanno dato una svolta ecologica alla loro filiera e, soprattutto, si sono smarcati dal controllo delle multinazionali

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Un cuore forte e resistente, leggero e duttile. È quello che pulsa a Pralboino (Bs), dove ha sede la fonderia-raffineria Agnelli. Qui si producono billette d’alluminio, da cui nasceranno profilati, infissi, scale, pale eoliche, altri prodotti tecnici e, soprattutto, pentole: le stesse creazioni che hanno reso l’Alluminio Agnelli famosa in tutto il mondo. Si chiama Alugreen e, in effetti, è un organo vitale per il gruppo cui appartiene, la nota famiglia imprenditoriale di Lallio (Bg): rosso e bianco come la bauxite, una delle rocce più presenti sulla crosta terrestre da cui viene estratto il metallo attorno a cui ruotano le numerose industrie della dinastia. Ma anche verde, poiché si tratta di una “fabbrica virtuosa” dall’elevata capacità produttiva – 30 mila tonnellate l’anno di barre grezze – che si distingue anche per la realizzazione di nuove leghe con l’utilizzo di oltre il 60% di alluminio proveniente dalla raccolta differenziata, e un risparmio del 95% di energia necessaria per la produzione da estrazione. Per una fortuita – ma significativa – coincidenza, sono anche i colori del made in Italy, che dipingono la storia di questa industria siderurgica di prim’ordine. Non a caso, a spingere nel 2013 la company bergamasca a espandersi nell’attigua provincia bresciana per acquisire la “miniera” di Pralboino – piccola, ma dalle elevate potenzialità – è stato innanzitutto il desiderio di rendersi indipendente dalle cinque o sei multinazionali che controllano il mercato dell’alluminio. La capacità di approvvigionarsi da soli, trattando direttamente l’acquisto di rottami e riciclando gli scarti di produzione, costituisce un notevole vantaggio competitivo in un momento come l’attuale, in cui fare economie di scala è fondamentale.

CREAZIONI VIRTUOSEIntervista a Cristiano Agnelli, a.d. di Alugreen

CHI FA DA SÉ… Con un simile investimento strategico, del valore di 15 milioni di euro, il gruppo ha impresso una svolta “green” alle sue industrie, in ottica di risparmio energetico e sviluppo sostenibile. E i risultati si toccano con mano: Alluminio Agnelli, che dà lavoro a 300 dipendenti, in un triennio ha raddoppiato il proprio fatturato – che oggi si aggira sui 140 milioni di euro – e ha innescato un circolo virtuoso che le permette di controllare la filiera produttiva in ogni sua fase. Un privilegio e un merito che hanno davvero poche realtà in Italia e, più in generale, nel resto del mondo. Particolarmente redditizia è per Alugreen la possibilità di recuperare gli scarti di produzione della trafileria di proprietà del gruppo. L’alluminio è un metallo resistente e malleabile: se è vero che, per produrlo, occorre molta energia, per riciclarlo è sufficiente un calore di “soli” 600°, con costi di rifusione molto contenuti. Accanto all’attenzione ecologica, rivolta ad abbassare considerevolmente l’impatto ambientale, e all’impegno a cogliere le sfide poste in essere dalla cosiddetta “economia circolare”, un ulteriore punto focale su cui si concentra l’amministratore delegato Cristiano Agnelli sono gli investimenti tecnologici avanzati. Per il numero uno di Alugreen – esponente della quarta generazione della famiglia che nulla ha a che fare con i più noti Agnelli piemontesi – sono un’ulteriore “coccarda d’eccellenza” dell’impresa: lo scorso autunno, il top manager ha messo altri due milioni di euro sul piatto per ampliare e diversificare la produzione della fonderia (accanto a billette, anche pani e lingotti, sempre in alluminio) e passare, nel campo dei processi industriali, dall’estrusione alla pressofusione.

GIOIELLO INDUSTRIALEChe il rampante Baldassare Agnelli avrebbe dato il là, all’inizio del secolo scorso, alla creazione di “gioielli” di varia fattura, era in qualche modo scritto nel suo Dna. E, in principio, non solo in senso metaforico: perché il capostipite della dinastia di pentole professionali e di strumenti di cottura per professionisti, era originariamente un orafo di Ponte San Pietro (Bg), impiegato in una bottega di Milano. Facciamo qualche passo indietro.

1907Viene inaugurata la Fabbrica di Alluminio Baldassare Agnelli. Un’innovazione notevole per l’epoca, quando l’uso dell’alluminio non era ancora diffuso in Italia, tantomeno pensato come materiale adatto a strumenti di cottura, pentole, stoviglie.

1918Dopo la crisi dovuta alla Prima Guerra Mondiale, l’azienda riapre concentrandosi sulla produzione di pentolame.

1963Nasce l’Agnelli metalli, un’azienda commerciale in grado di fornire a terzi materie prime e semilavorati su disegno. Negli anni acquisirà Alucolor (semilavorati) e poi Fasa, concorrente nel settore dei prodotti da cucina professionali.

2013Investendo 15 milioni di euro, gli Agnelli di Lallio (Bg) acquisiscono una storica fonderia di Pralboino (Bs), con l’obiettivo di rendersi indipendenti dalle multinazionali che detengono il settore. Ci riescono grazie ad Alugreen, al ritmo di 30 mila tonnellate di billette l’anno.

2015Il Gruppo Agnelli diventa Alluminio Agnelli. Dall’autunno Alugreen produce non solo billette, ma anche pani e lingotti di alluminio. Vengono investiti oltre due milioni di euro per nuove attrezzature, al fine di allargare il mercato e passare dall’estrusione alla pressofusione.

2017Le strategie commerciali puntano ad aumentare la vendita dei pani da 5 mila tonnellate nel 2016 a 6 mila tonnellate nel 2017 e 7 mila nel 2018. Altro traguardo per Alugreen: l’incremento della quota di trasformazione dello sfrido da banco di altri estrusori, arrivando a 10 mila tonnellate.

Nel 1907 il suo titolare lo invia in Montenegro per affinare le tecniche di cesellatore. È nelle botteghe dei Balcani che Baldassare, allora poco più che ventenne, conosce i segreti della lavorazione dei metalli e, soprattutto, dell’alluminio. Rientrato nel capoluogo lombardo, viene a sapere che la Pirelli, per produrre i pneumatici delle biciclette, ha bisogno di tubi leggeri e rifiniti di tutto punto per far scorrere il lattice. Il giovane Agnelli li realizza in alluminio: ottiene la commessa e viene introdotto nell’ambiente di altri imprenditori lombardi di punta. Poco dopo, l’intraprendente artigiano realizza le prime batterie di pentole in quel materiale, innovativo per l’epoca.Nel primo decennio del Novecento, infatti, la maggior parte delle stoviglie viene prodotta in rame, che però costa molto e necessita di una manutenzione periodica per evitare che sul fondo della pentola si formi il verderame, sostanza tossica. Baldassare nota che l’alluminio è ugualmente un buon conduttore di calore, ma è più economico e non necessita di alcun intervento. Nel 1915 l’Italia entra in guerra. La Fabbrica Agnelli è un’azienda piccola, che non può affrontare i bandi per le commesse militari: messa in ginocchio dalla crisi dell’economia civile, è costretta a chiudere i battenti. Quando riapre nel 1918, riprende subito a produrre concentrandosi sul pentolame. Nel 1929, negli Stati Uniti, scoppia la Grande Depressione che, ben presto, investe anche l’Europa. Le banche chiudono e l’imprenditore perde i capitali risparmiati. Di lì a poco, inoltre, si assiste allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e l’alluminio viene razionato. Per riuscire a ottenere la materia prima, la sua fabbrica inizia a produrre anche articoli militari quali gavette, borracce, elmetti da parata. Un’altra buona intuizione, che permette all’impresa di superare il periodo del conflitto e di porre le basi per la ripresa post bellica. Quanto al pentolame, suo storico core business, negli anni la Agnelli abbandonerà gradualmente gli articoli casalinghi per concentrarsi sui prodotti professionali, caratterizzati da elevate doti tecniche e da finiture accuratissime, di notevole durata e capaci di fornire prestazioni di alto livello.

ALLARGARE L’OFFERTANel 1962 nasce l’Agnelli metalli, un’azienda commerciale in grado di fornire a terzi materie prime (alluminio, ferro, ottone, rame) e semilavorati su disegno (lamiere, tubi, profilati ecc.). Per rispondere alle nuove richieste del mercato, su cui è andata crescendo la domanda di prodotti anodizzati, negli anni ’70 viene acquistata l’Alucolor, che opera nella finitura dei semilavorati in alluminio. Dieci anni dopo, entra in famiglia anche Fasa, fino ad allora la principale concorrente degli Agnelli nel settore del pentolame. Ma è negli anni ’90 che il gruppo compie il passo più grande dando vita alle trafilerie Alexia, attualmente uno dei suoi fiori all’occhiello: l’attività estrude profili di alluminio a seconda delle richieste dei committenti: allestimenti ospedalieri ad articoli per misure geodetiche, dalla segnaletica a infissi, persiane e scuri. Nasce pure Aluproject, in grado di progettare prodotti d’eccellenza concepiti dai maestri del design italiano. In questa costellazione si staglia la fonderia d’eccellenza Alugreen, che chiude il cerchio recuperando gli scarti di produzione della trafileria stessa. Tra un’acquisizione e l’altra, ampliando e diversificando il business mentre si alternano i momenti di crisi e di crescita, la famiglia Agnelli è sempre rimasta saldamente ai vertici. In particolare, dagli anni ’40 agli anni ’70 è Angelo a reggere il timone dell’impresa, per poi essere affiancato da Baldassare, che porta il nome del nonno pioniere, e da suo fratello Paolo. Oggi, accanto a loro, c’è la quarta generazione: Angelo al timone delle pentole, delle padelle e degli strumenti di cottura per professionisti in acciaio, alluminio, materiale antiaderente, ghisa, rame (con il marchio Agnelli rivolto alla grande distribuzione e Fasa ai negozi tradizionali), ma anche Enrico e Cristiano responsabili, rispettivamente, dell’Agnelli metalli da un lato e della trafileria e della fonderia Alugreen dall’altro.Nel piccolo, ma particolarissimo Museo della Pentola allestito a Lallio (Bg), sono conservati molti cimeli e documenti d’epoca che rievocano la storia dell’impresa, nata dal guizzo imprenditoriale di un artigiano del secolo scorso. Tra tutti spicca la famosa foto di Fausto Coppi e Gino Bartali, che si scambiano la borraccia durante il Tour de France del 1952. Non si sa quale campione sia stato protagonista del gesto di generosità nei confronti del rivale, ma di certo il contenitore era stato creato negli stabilimenti Agnelli.

NON SOLO PENTOLE

La storia del gruppo comincia con la Pentole Agnelli, nata nel 1907 e attiva nella produzione di strumenti di cottura in alluminio puro. Propone una vasta gamma di prodotti di altissimo profilo, dalle pentole professionali al family cooking. Per sostenerne la vendita sul mercato statunitense, nel 2013, è lanciata Baldassare Agnelli Usa, a New York. Al core business si sono affiancate negli anni Agnelli Metal (commercio metalli ferrosi e non ferrosi, materie prime e semilavorati, con uno stabilimento anche in Polonia), Alucolor (finitura ad alta tecnologia), Trafilerie Alexia (profilati), Baldassare Agnelli Design (oggetti diversi, d’uso antico o moderno), Aluproject (contract, arredamento e design industriale con la collaborazione di designer di fama internazionale), Fasa (pentole in alluminio alimentare utili per ogni impiego quotidiano) e Agnelli Complements (forniture riguardanti art della table, organizzazione di eventi, catering, grandi cucine).