Usa: il made in Italy vittima del muro di Trump. Piaggio: “Più un danno d’immagine che finanziario”

Dopo le barriere “fisiche”, l’amministrazione del nuovo presidente Usa punta a inserire dazi doganali del 100% sui prodotti Ue, tra cui la Vespa di Piaggio e l’acqua San Pellegrino. Si aprono scenari difficili per le aziende in questione, ma a rischiare sono anche gli Usa…

Chi avrebbe mai pensato che a porre un freno alle mire espansionistiche di Piaggio negli Usa sarebbe stata una bistecca. L’amministrazione del presidente Donald Trump sarebbe infatti al lavoro per imporre dazi del 100% su una serie di prodotti europei, che coinvolgerebbero anche alcuni brand iconici del made in Italy. La prima vera misura di stampo protezionistico dell’era post Obama, però, non sarebbe dovuta alla scelta di Trump, ma sarebbe la conseguenza di una disputa sui dazi doganali nata vent’anni fa, ai tempi della “mucca pazza”, quando la Commissione Ue bandì i bovini americani cresciuti con ormoni. Dietro la misura al vaglio del governo statunitense – come riportato dal Wall Street Journal – ci sarebbe la risposta alle proteste dei produttori di carne di manzo americani, secondo i quali l’Unione non avrebbe aperto sufficientemente i propri mercati alla carne di manzo a stelle e strisce, quella non trattata con ormoni, come invece prevedeva un accordo del 2009.

Dazi Trump: le ripercussioni sui brand Ue

I dazi punitivi riguarderebbero «fino a 90 prodotti europei», tra questi ci sarebbero la Vespa della già citata Piaggio (adorata negli Usa anche grazie a film come Vacanze romane), l’acqua San Pellegrino di Nestlé e la francese Perrier, ma il formaggio Roquefort, le moto svedesi Husqvarna e le moto sportive austriache Ktm. Secondo il centro studi di Confindustria, le manovre protezionistiche degli Usa potrebbero causare problemi economici su scala gobale.L’introduzione di tassazione all’importazione di merci potrebbero innescare ritorsioni da parte di altri Paesi, via barriere tariffarie e svalutazioni competitive, con un effetto domino per l’intera economia globale”, si sottolinea in una nota di Viale dell’Astronomia. La frenata del commercio, prosegue lo studio, è inoltre stata accompagnata, nei paesi avanzati, da un crescente sentimento anti-globalizzazione, frutto della polarizzazione del tessuto economico e sociale. “Dazi e altre barriere commerciali, però, non sono la soluzione, anzi aggravano il problema: lo insegna la storia della Grande Depressione negli anni ‘30. Occorre, invece, creare le condizioni per una crescita solida, inclusiva e sostenibile. Irrobustendo, su scala nazionale, gli strumenti di supporto per le classi medio-basse e le misure a favore dell’innovazione; riattivando, a livello globale, il circolo virtuoso tra commercio estero e crescita del Pil”.

La replica di Colaninno (Piaggio)

“L’export di Piaggio verso gli Stati Uniti vale meno del 5% del nostro fatturato. Piuttosto a soffrire saranno altri, visto che questa misura protezionistica colpirebbe tutti i veicoli a due ruote fino a 500 cc. Altri marchi europei patiranno molto di più”, ha affermato al Corriere della Sera il presidente e a.d. di Piaggio Roberto Colaninno, che ha sottolineato come la notizia riportata dal Wall Street Journal potrebbe rappresentare più un danno di immagine che finanziario. “Non sono sicuro che saremo toccati”, ha aggiunto Colaninno. “Piaggio produce le Vespe anche in Vietnam. E non è ancora chiaro se questi nuovi dazi colpiranno il marchio e i codici che identificano i prodotti o il Paese che li produce. Perché se fosse una misura contro il Paese, noi potremmo aggirarla facilmente vendendo in America le Vespe prodotte in Vietnam”.

Articolo aggiornato il 31 marzo 2017 alle ore 14.00

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