Redditometro, dietrofront: il governo sospende il decreto

La premier Giorgia Meloni è stata costretta agli straordinari dopo gli annunci del viceministro Maurizio Leo, anche se in realtà il decreto era atteso da tempo e sollecitato dalla Corte dei Conti

Redditometro, dietrofront: il governo sospende il decretoIl Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia MeloniPhoto by Antonio Masiello/Getty Images)

È stato necessario un vertice d’emergenza a Palazzo Chigi, ieri pomeriggio, per gestire il caos nato attorno al Redditometro e far rientrare le tensioni all’interno del governo. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stato costretto agli straordinari dopo gli annunci del viceministro Maurizio Leo, anche se in realtà il decreto era atteso da tempo e sollecitato dalla Corte dei Conti.

Uno stop che sembra legato più a questioni politiche che economiche. L’attuale governo, infatti, rischiava di passare per l’esecutivo che ‘mette le mani nelle tasche degli italiani’, a poco più di due settimane dalle elezioni europee e amministrative. Non a caso nella maggioranza di governo stava cominciando a formarsi qualche crepa. A proposito del Redditometro, il vice presidente del Consiglio dei ministri, Antonio Tajani (Forza Italia), ha parlato di “errore”; più pesante il commento del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini (Lega), che lo ha definito un “orrore”.

“Mai nessun grande fratello fiscale sarà introdotto da questo governo”, ha dichiarato prima la premier, per poi aggiungere un video in cui certifica il dietrofront e spiega di aver deciso insieme al ministro Leo che è “meglio sospendere il decreto in attesa di approfondimenti”.

Mai nessun “grande fratello fiscale” sarà introdotto da questo Governo. Sono sempre stata contraria a meccanismi…

Pubblicato da Giorgia Meloni su Mercoledì 22 maggio 2024

Nel frattempo, però, la norma che ha spiazzato Meloni e Giorgetti è finita in Gazzetta Ufficiale. Tajani chiede l’abrogazione e Salvini spinge sul superamento del Redditometro.

Per abolire un decreto ministeriale occorre abrogare le norme che lo prevedono a monte, oppure in alternativa sostituirlo con un nuovo decreto. Quest’ultima sembra la via d’uscita più probabile, da attuare con più calma, sicuramente dopo il 9 giugno a urne chiuse.

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