Quattro ore per una bambola Labubu. Siamo in Piazza Duomo di Milano, domenica mattina, ore 8.30. La città è ancora assonnata, ma sotto le vetrine della Rinascente si snoda una fila surreale: centinaia di persone, dai ragazzini ai cinquantenni, sono accalcati con un solo obiettivo: essere tra i primi a mettere piede nel nuovo Pop-up store italiano di Pop Mart.Ospitato nei piani della Rinascente, l’azienda cinese ha lanciato una nuova serie di questi giocattoli in formato blind box, le famigerate “scatole a sorpresa”. Ed è subito ressa. In prima fila, famiglie cinesi accampate dalla sera prima. Dietro di loro, ragazzi italiani che puntano a comprarne il più possibile per collezionarli, ma soprattutto rivenderli anche al triplo. L’aria è elettrica come davanti agli Apple Store al lancio dei primi modelli di iPhone. Ma qui l’oggetto dei desideri non è uno smartphone da centinaia di euro, bensì un pupazzetto più economico, alto quanto un succo di frutta, con orecchie da gremlin, occhi sbarrati e sorriso diabolico. Benvenuti nella Labubu-mania, versione italiana.
Dall’illustrazione alla febbre globale: chi è Labubu?
Labubu nasce dalla fantasia di Kasing Lung, artista hongkonghese trasferitosi nei Paesi Bassi. Il personaggio compare nei suoi libri illustrati della serie The Monsters, creature ispirate a leggende nordiche, con tratti teneri e grotteschi. Tra loro spicca Labubu, un piccolo elfo con nove denti aguzzi, buffo e dispettoso, che però agisce sempre in buona fede.
Nel 2019 Lung sigla un accordo con Pop Mart, azienda cinese di designer toys con sede a Pechino. È l’inizio del boom. Labubu viene declinato in decine di versioni da collezione: pirata, pasticcere, esploratore, unicorno, e così via. Tutte vendute in blind box, senza sapere quale personaggio si trova dentro. Ed è proprio questo il motore del desiderio.

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Collezionismo, hype e TikTok: un rito pop da Generazione Z
In ogni serie c’è almeno un Labubu secret – rarissimo – con una probabilità di uscita su 72. Alcuni sono talmente ambiti che su piattaforme di reselling arrivano a superare i 500 euro. Alcune edizioni limitate, come la serie Labubu Have a Seat, sono diventate iconiche. E se non trovi il colore che vuoi? Nessun problema: esistono negozi (anche a Milano, zona Paolo Sarpi) che offrono servizi “su misura”. Tu lasci un acconto, loro comprano sei scatole, le aprono tutte e ti danno solo quello giusto. Prezzo? Circa 400 euro.
Il formato blind box rende il tutto una lotteria collezionistica, irresistibile per adulti e ragazzi. Su TikTok, oltre 1,4 milioni di post mostrano unboxing, cosplay e borsette griffate con appeso Labubu. Sì, perché da peluche è diventato accessorio fashion.
E il pubblico? Molto più vasto di quanto si pensi. Alla Rinascente in coda c’erano ragazze col rossetto Chanel, famiglie con bambini e ragazzi con outfit fluo e zaini pieni di box. Tutti in coda. Tutti rapiti dalla febbre Labubu.

Close-up di sette Labubu della collezione Big Into Energy: Lealtà, Felicità, Fortuna, Speranza, Serenità, Amore e Segreto, fotografate il 12 giugno durante la Fashion Photo Session di Parigi. (Foto di Edward Berthelot/Getty Images)
Il caso italiano: Milano capitale Pop Mart
Il primo negozio Pop Mart italiano ha aperto in corso Buenos Aires 3 nel luglio 2024. Dopo il debutto trionfale – code interminabili e scaffali svuotati in ore – l’azienda ha deciso di raddoppiare. Il 3 giugno 2025 ha inaugurato un Pop-up store alla Rinascente, affiancando ai brand di lusso le sue mascotte kawaii: Skullpanda, Dimoo, ma soprattutto Labubu.
Il successo? Oltre ogni aspettativa. Dalle 4 del mattino ci si è accampati per avere una chance di comprare un esemplare. La vendita è stata contingentata. Alcuni acquirenti arrivano da altre città, come una turista di Praga, che racconta all’Adnkronos: “Ho già un Labubu, ma penso sia falso. Stavolta voglio quello originale”. Il sogno di autenticità è parte del fascino. Anche perché il mercato dei fake, ribattezzati “Lafufu”, è in piena espansione.
E i rivenditori locali cavalcano l’onda: nei negozi del centro si vendono Labubu personalizzati con outfit e accessori di lusso. Prezzi? Dai 59 ai 500 euro. Alcuni collezionisti organizzano scambi o si affidano a “personal shopper” di pupazzi.
Pop Mart: il gigante cinese che vale più di Mattel
Fondata nel 2010 a Pechino, Pop Mart è oggi uno dei colossi mondiali del settore. Dal 2020 è quotata alla Borsa di Hong Kong, dove le sue azioni sono esplose negli ultimi mesi, spinte proprio da Labubu. Il valore di mercato ha superato quello di storici player come Mattel.
Nel 2024, l’azienda ha registrato 13 miliardi di yuan di fatturato (circa 1,8 miliardi di dollari), con una crescita del 90% su base annua. Solo la linea The Monsters – quella di Labubu – ha generato 3 miliardi di yuan (circa 420 milioni di dollari), con un balzo del 726% in un anno.
Pop Mart ha oltre 400 negozi nel mondo, 30 dei quali negli Stati Uniti. E in Europa ha aperto flagship store a Londra e Parigi, mentre in Italia si prepara a un secondo store permanente milanese, in via Dante, dopo l’estate.

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Soft power cinese e follia da collezione
Secondo diversi analisti, il caso Labubu rappresenta un esempio eclatante di soft power made in China. Una creatura di design, prodotta localmente, che conquista il mondo senza bisogno di piattaforme digitali o cinema. Solo grazie a estetica, marketing e community.
Il collezionismo attorno a Labubu ha generato un vero mercato secondario. Lo dimostra l’asta organizzata a fine maggio dalla casa Yongle International Auction di Pechino: una scultura “verde acqua” raffigurante Labubu, pelosa e con dettagli unici, è stata battuta per 1,08 milioni di yuan – circa 131.000 euro. Un record per una figura così recente. E un segnale inequivocabile: i Labubu stanno diventando oggetti d’arte e di investimento.
Labubu come status symbol: da Dua Lipa ai maranza
L’ascesa globale di Labubu ha ricevuto una spinta decisiva dal mondo dello spettacolo. Lisa delle Blackpink è stata tra le prime a svelare la sua collezione. A ruota, sono arrivate Dua Lipa, Kim Kardashian, Madonna, persino David Beckham. In Italia, Chiara Ferragni ha mostrato i suoi Labubu su Instagram.
Il risultato? Il pupazzo è diventato uno status symbol trasversale: accessibile nel prezzo base (intorno ai 20-30 euro), ma rarissimo nelle sue versioni limitate. Chi ce l’ha, mostra di essere parte di una cultura – quella dell’estetica kawaii, della sorpresa, della nostalgia infantile. Chi non ce l’ha, lo cerca. Magari in fila per ore, magari spendendo una fortuna.
E ora?
Pop Mart non si ferma. Ha già annunciato nuovi lanci di Labubu per l’estate, serie esclusive stagionali, eventi dedicati e partnership con brand della moda. E mentre gli economisti si interrogano sul valore reale di questi oggetti, le persone continuano a mettersi in fila, fisicamente e virtualmente, pur di accaparrarsene uno. Che sia hype, moda o bisogno di appartenenza, Labubu è molto più di un giocattolo.
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