Il successo dei vini rosati non è passeggero… Sono 25 milioni gli ettolitri di rosé prodotti ogni anno (più di 3 miliardi di bottiglie), di cui quasi 8 made in France, ma con l’Italia sempre più protagonista. Sono amati da sommelier e ristoratori, perché si abbinano a piatti complessi e sono spesso graditi anche da chi in genere non beve. Il modello di riferimento è quello provenzale: vini appena rosati, quasi trasparenti, a base di Grenache, Cinsault, Mourvedre e Syrah, con grande sapidità e acidità, da consumarsi freddi. Per avere un’idea sui provenzali, provate a cercare Château des Sarrins Côtes de Provence Rosé oppure l’iconico Bandol Rosé “Coeur de Grain” di Château Romassan Domaines Ott.
Il panorama italiano è più variegato e affascinante con in primis i cinque maggiori distretti dei rosati autoctoni, ovvero Bardolino, Valtènesi, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte e Salice Salentino. Percorrendo la Penisola, a partire dal Nord-Est, vi consigliamo Zorzettig e il suo Rosato a base Merlot, carnoso e saporito. Tra i maestri della tipologia e dalla denominazione più in forma, ovvero la Valtènesi sul Garda, troviamo Cà Maiol con il Roseri, Costaripa con il RosaMara di Mattia Vezzola da Groppello (a base di Marzemino, Sangiovese e Barbera) e Pasini San Giovanni con RosaGreen Valtenesi 2017. Poco lontano, in Veneto, oltre ai Bardolino, spazio ai rosati in Valpolicella con il sorprendente Agathe di Corte Sant’Alda, da uve Molinara e affinato in anfora. Sempre a Settentrione troviamo Cantina Kaltern e il suo Moscato Rosa, in teoria da dessert ma che non disdegna abbinamenti insoliti di mare. In Toscana troviamo il Bolgheri Doc Rosato di Campo alle Comete da uve Merlot, Cabernet Franc e Syrah, ottimo con un risotto ai frutti di mare ma anche con il sushi. Nel Chianti Classico si segnala il delicato Rosé 2017 di Riecine Palmina (note fragola e pesca, ma anche i tannini tipici del Sangiovese), mentre la novità è il Rosato Virginia 2017 del Castello di Meleto, prodotto da uve Canaiolo in purezza. Dalla storica Fattoria Le Pupille in Maremma proviene il RosaMati, Syrah perfetto per aperitivi e primi piatti mediterranei. Da Fattoria Sardi di Lucca, specialisti dei rosé biodinamici, forse uno dei prodotti migliori al mondo: Le Cicale, vino che dimostra come armonia e piacevolezza possano convivere anche con la complessità. In Abruzzo grande forza del Cerasuolo che, dietro maestri come Valentini e Masciarelli, vede tante aziende cimentarsi nella tipologia. Tra queste l’Agriverde e il suo Solarea, dal naso iodato fine e fruttato di fragole, e il Cerasuolo di Terzini, intenso, selvaggio, dalla grande presenza in bocca.Scendendo in Campania troviamo rosati da Aglianico come il Terre Cerase di Villa Matilde (gusto intenso di marasca e macchia mediterranea) e il Visione di Feudi di San Gregorio, dove fragolina di bosco, lampone e ciliegia si susseguono con eleganza sul palato. In Puglia, forse la regione dalle maggiori potenzialità e patria dello storico Five Roses di Leone De Castris, abbiamo Pontelama di Ognissole da uve Nero di Troia, equilibrato e profondo. Poi due chicche come il Sorso della Monaca di Cantine Risveglio, ottenuto da viti di Negroamaro e Malvasia nera, e il Susumaniello “Mescé” di Cantina Museo Albea da un vigneto a 530 slm.Concludiamo con i calabresi I gelsi di Statti (dolce e intenso, con note di melograno, lampone e rosmarino) e il mitico Cirò Rosato di Librandi. Ma c’è fermento anche in Sicilia, sull’Etna: lì da non perdere è lo splendido “Etna Rosato” di Pietradolce, Nerello Mascalese in purezza.
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