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Stilografica, una storia senza tempo

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Le prime notizie storiche di una penna stilografica risalgono al decimo secolo. Nel 953 infatti il sultano d’Egitto richiese una penna che non macchiasse mani e vestiti e fu provvisto di un oggetto con serbatoio di inchiostro collegato a un pennino. Esistono poi dei disegni di Leonardo da Vinci che descrivono un modello simile, ma la storia moderna di questo strumento inizia nel 1780 quando Scheller sviluppa un prototipo in bronzo e corno, per fare poi un balzo al 1809 quando viene brevettato un modello molto simile a quella che in futuro evolverà nella tanto utilizzata penna a sfera.Il governo francese brevettò per primo la penna stilografica nel maggio del 1827 grazie all’intuizione di uno studente romeno, Petrache Poenaru. Solo in seguito a tre innovazioni chiave la penna stilografica divenne uno strumento largamente diffuso per la scrittura. Queste invenzioni furono il pennino dorato con la punta in iridio, l’ebanite e l’inchiostro a flusso libero.Nel 1870 il canadese Duncan MacKinnon creò una penna stilografica con un pennino tubolare cavo e un filo che funzionava come valvola. In questo periodo le penne stilografiche venivano usate prevalentemente per la realizzazione di bozzetti e disegni tecnici.Le invenzioni di “penne senza fine” si susseguirono per tutto il XIX secolo, ma nessuna era in grado di fornire una sufficiente qualità di scrittura. E nonostante l’esistenza di vari precursori, è molto comune sentir dire che la data di nascita della penna stilografica moderna sia intorno al 1883, quando Lewis Edson Waterman iniziò lo sviluppo del primo modello veramente affidabile. Nel 1901 viene commercializzata la prima penna con caricamento automatico, creata da Roy Conklin e denominata “crescent filler”: il sacchetto di gomma viene compresso da una barretta metallica su cui si agisce direttamente premendo una mezzaluna di metallo che esce dal corpo della penna, a sua volta bloccata da un anello in ebanite che impedisce la compressione involontaria. Il meccanismo crescent filler resta sul mercato fino agli anni ‘20. Nel 1912 Walter A. Sheaffer lancia sul mercato la prima stilografica dotata di sistema a levetta laterale, in cui la compressione del gommino avviene agendo su una levetta, appunto, che disturba molto meno l’estetica ed è più semplice da usare. Un altro meccanismo di successo è il button filler, o caricamento a pulsante di fondo, in cui la compressione avviene con un pulsante che agisce sulla barretta metallica: è un sistema più complicato e meno efficiente della levetta laterale e richiede un certo sforzo per attivarlo; avrà comunque un discreto successo, applicato in particolare sulle Parker.Parallelamente, in Europa si realizzavano varianti sul meccanismo delle penne rientranti, e nel 1905, a opera di De La Rue, nasce un meccanismo a siringa rovesciata il cui principio era quello di creare il vuoto direttamente nel corpo della penna per risucchiare l’inchiostro. A parte questi, le penne europee dei primi anni del 1900 erano sostanzialmente imitazioni, anche per i sistemi di caricamento, delle penne americane. Fu solo molto più tardi, nel 1929, che la Pelikan riuscì a realizzare il rivoluzionario caricamento a stantuffo, che a lungo è rimasto nelle stilografiche moderne l’unico contendente della cartuccia di plastica creata dalla filiale francese della Waterman.