Parliamo un linguaggio universale

Da fiera commerciale a evento culturale capace di dialogare con il pubblico di tutto il mondo. Così si è evoluta la più grande manifestazione dedicata all’arredo e al design. Carlo Guglielmi, presidente di Cosmit, commenta la 51esima edizione del Salone internazionale del Mobile di Milano

Cresce l’attesa per la 51esima edizione del Salone internazionale del Mobile di Milano, che quest’anno andrà in scena insieme con EuroCucina, il Salone del bagno, il Salone del complemento d’arredo e soprattutto il SaloneSatellite, giunto alla sua 15esima edizione e da sempre dedicato ai giovani designer di tutto il mondo. Ne approfittiamo per fare insieme a Carlo Guglielmi, presidente di Cosmit (la società che fa capo a FederlegnoArredo, incaricata di allestire la grande manifestazione dell’arredo design), il punto della situazione rispetto a qualcosa che è nato come una fiera commerciale e si è trasformato in uno dei più importanti appuntamenti del made in Italy. Ovvero della cultura italiana nel mondo.

Dottor Guglielmi, perché nell’epoca di Internet, dell’e-commerce e delle visite virtuali c’è ancora bisogno di una manifestazione come il Salone del mobile?

Noi non crediamo nelle visite virtuali: i prodotti vanno pesati, visti, toccati, usati per capirne il significato e la qualità. Serve un rapporto fisico col prodotto. E come noi lo credono i 330 mila visitatori che l’anno scorso sono venuti a Milano per la fiera. Per quest’anno le stime sono difficili, ma le prenotazioni negli alberghi sono elevate, e ci fanno ben sperare, soprattutto per le presenze da Paesi per noi molto importanti.

Da quali altri Paesi vi aspettate che arrivino visitatori?

Da tutta l’area ex sovietica, dalla Russia e dalla Ucraina, in particolare. Moltissimi dal Brasile. Ma anche dall’Asia aspettiamo arrivi importanti.

Che tipo di visitatore si aggirerà tra gli stand del Salone quest’anno?

Tutta la catena di consenso del nostro settore: dettaglianti, venditori, produttori. E soprattutto architetti e interior decorator. Quelli che noi chiamiamo i “prescrittori”. Fondamentali per tutta la filiera, perché sono i professionisti che indirizzano l’andamento del mercato.

Categorie diversissime. Ma chi è il destinatario privilegiato dell’evento?

Il nostro obiettivo è parlare a tutta la filiera. Sono gli architetti che decidono i nuovi modi di abitare la casa, ma sono i distributori e i dettaglianti che rendono disponibili i prodotti. La nostra fiera è un evento commerciale, è nata così. Ma col tempo si è trasformata in una manifestazione di più ampio respiro, con una serie di eventi che raccontano perché i nostri prodotti sono il risultato della cultura del nostro Paese, ancor prima di un processo industriale.

Cosa c’è, oggi, alla base di questa cultura?

Noi lavoriamo in un settore antesignano dei tempi. Durante il Salone sente e vede persone che arrivano da tutto il mondo, appartenenti a tradizioni, religioni e razze diverse. Accomunate da un linguaggio unico, che è il progetto. Quel che si crea durante il Salone è un mondo che si interfaccia con i suoi visitatori, che dialoga tra tutte le nazioni, all’interno e in nome del progetto. Persone che vogliono prima di tutto misurarsi non in termini di denaro, ma di intelligenza, e questo è un dato straordinario della nostra fiera, che la contraddistingue rispetto a molte altre. La capacità di Cosmit è stata quella di creare un progetto di comunicazione. A ogni edizione rinnoviamo il messaggio con strumenti diversi rispetto a quelli dell’anno precedente. Nel 2012 gli eventi saranno molto “teatrali”: ce ne sarà uno all’interno di uno dei luoghi più esclusivi di Milano, la Biblioteca Ambrosiana. Faremo dialogare tra di loro i libri, i testi e chi li ha scritti, sul tema della casa, sul focolare. Visto come luogo di sicurezza, ma anche come parte essenziale nella vita di ciascuno di noi. Poi ci sarà una coreografia che si svolgerà alla Triennale: portiamo in scena 400 oggetti di design che racconteremo attraverso luci, acrobati e musica. Infine torna Montenapoleone design Experience by Citroën. Nella strada dello shopping milanese, la mostra Auto-Mobili ripercorre 50 anni di storia con la presentazione delle auto Citroën che hanno fatto epoca, e con elementi d’arredo esposti nelle 50 edizioni del Salone del Mobile. Con queste iniziative vogliamo conferire anche un valore poetico a quel che facciamo come industriali.

Per gli addetti ai lavori cosa rappresenta questo Salone?

È una vetrina indispensabile per proporre il proprio lavoro, la propria immagine, la propria politica commerciale e distributiva. Ma anche un modo di confrontarsi con la concorrenza italiana e straniera, perché è l’evento più importante al mondo, con un numero di espositori elevatissimo. Quest’anno poi il Salone è in concomitanza col forum dell’Ordine degli architetti italiani.

Al via c’è anche il 15esimo SaloneSatellite…

Siamo stati i primi a capire che era utile e necessario, e anche eticamente corretto, aiutare i nuovi talenti a confrontarsi con le necessità dell’industria. Al SaloneSatellite ospiteremo 750 ragazzi provenienti da tutto il mondo. L’innovazione continua a essere un punto di riferimento per noi, e noi siamo diventati un punto di riferimento per le scuole di progetto di tutto il mondo.

Cosa si aspetta di trovare al SaloneSatellite del 2012?

Speranza. Troveremo gente giovane, che usa un linguaggio espressivo e di progetto diverso.

FederlegnoArredo fa incontrare aziende e grandi studi d’architettura

Durante il Salone del mobile di Milano, saranno ospiti ogni giorno cinque tra i più importanti studi di interior designer americano, che incontreranno 20 aziende associate a FederlegnoArredo. «È un’occasione irripetibile per le nostre imprese», spiega Giovanni De Ponti, direttore generale di FederlegnoArredo, «per potersi presentare, prendere i contatti con i decisori dell’arredo nel mercato a stelle e strisce e conoscere gli studi con le loro esigenze. È qualcosa che non avevamo mai fatto prima, e rientra nelle nuove iniziative che l’associazione sta approntando per sostenere i suoi imprenditori nello sviluppo delle attività estero. Ed è piaciuta, molto. C’è stata una vera e propria corsa per iscriversi agli incontri. Tutti i nostri settori portano a casa risultati interessanti sull’estero. Ed è un indicatore di successo personale, ancor più che economico. Perché conoscendo la dimensione delle nostre aziende, questi risultati ci dicono che gli imprenditori italiani non sono mai domi e stanno reagendo alla crisi cercando nuovi spazi e nuove opportunità».

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