Micam, piace all’estero la scarpa made in Italy

Il 2011 si è chiuso con un crescita delle esportazioni a doppia cifra, con i paesi asiatici scatenati. In calo le vendite nel mercato domestico

Il comparto calzaturiero è in salute e, nonostante la crisi, crea posti di lavoro. Merito di una vocazione internazionale. Lo testimoniano i numeri, con i preconsuntivi 2011 che si chiudono con un aumento stimato dell’export pari al 12,2% in valore e al 3,4% in volume, con ben l’80% del fatturato delle aziende italiane del comparto realizzato al di fuori dei confini nazionali. A delineare il quadro Cleto Sagripanti, presidente dell’Anci (Associazione nazionale calzaturifici italiani) in occasione del Micam, la manifestazione internazionale di riferimento per il settore delle calzature di fascia alta e medio-alta, in programma fino al 7 marzo a Milano (Rho Fiera). Protagonisti della rassegna le collezioni per l’autunno/inverno 2012/2013 di 1.560 espositori, di cui 609 stranieri, per un’esposizione che si estende su una superficie netta totale di 68.596 mq.

Le esportazioni nel 2011. I dati dei primi 11 mesi confermano che tutti e tre i primi mercati hanno registrato incrementi consistenti in valore (Francia +11,6%, Germania +8,8%, Usa +14%). Bene, i risultati in Russia (+20% in valore e +15,2% in volume) mentre nell’area europea segni negativi affiorano per Spagna e Austria; nel Regno Unito, sebbene i valori rimangano positivi (+4,4%), si assiste a un calo in termini di numero di paia (-7,2%). Notevolmente dinamici invece i flussi verso il Far East: Giappone, con una crescita del 20,1% in valore, Hong Kong, con un aumento del 47%, e Cina, con un incremento dell’85%.

Il mercato interno. Se sul fronte dei mercati esteri i risultati raggiunti sono buoni, decisamente meno favorevoli sono i risultati sul mercato domestico. Gli acquisti delle famiglie italiane sono scesi del 2% in volume rispetto al 2010, con un netto peggioramento nel secondo semestre (-3%). In termini di spesa si registra un incremento marginale (+0,8%) dovuto a un aumento dei prezzi medi pari al 2,8%.

Occupazione in crescita. A fianco dei buoni risultati dell’export, il 2011 si è anche contraddistinto per una chiara inversione di tendenza sul fronte occupazionale, perché se è vero che molte aziende hanno sofferto, altre hanno riattivato il mercato del lavoro. Il numero di imprese attive è infatti diminuito ulteriormente scendendo a 5.606 (198 calzaturifici in meno rispetto ai 5.804 di dicembre 2010, pari al -3,4%), ma le cifre riferite alla forza lavoro registrano invece, dopo anni di continue erosioni, un saldo positivo nel numero di occupati rispetto alla situazione a consuntivo 2010. Il numero di addetti è passato infatti da 80.153 a 80.925 (+772 unità, pari al +1,0%). Un recupero parziale (i livelli attuali sono ancora inferiori del 2,4% rispetto a quelli del 2009), ma incoraggiante.

«In un Paese che sembra cronicamente destinato a erodere posti di lavoro – ha sottolineato Cleto Sagripanti – il calzaturiero è riuscito nel 2011 a creare nuova occupazione. Un dato che deve incoraggiare ma anche far riflettere. Si parla spesso di nuove professioni e si fa riferimento alle nuove tecnologie come la panacea di tutti i mali. In realtà i settori del manifatturiero sanno creare opportunità lavorative, come dimostrano questi dati, e soprattutto sono in grado di generare occupazione per giovani con professionalità e competenze nuove. Penso ad esempio a quante persone oggi occupiamo per confrontarci con i mercati esteri e i nuovi mercati rispetto a solo 10 anni fa».

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