Armani-Della Valle, la guerra della beneficenza

Piccata risposta di Re Giorgio all’invito di mister Tod’s a contribuire al restauro del Castello Sforzesco: «Non si permetta di darmi indicazioni, io faccio beneficenza in modo discreto, non utilizzo i soldi degli azionisti per farmi pubblicità»

La guerra della beneficienza. Si potrebbe ribattezzare così il botta e risposta che, nella cornice della fashion week milanese, sta avendo come protagonisti due big della moda italiana: Diego Della Valle e Giorgio Armani. Tutto inizia con il patron della Tod’s che invita il collega a fare per Milano quello che lui, prendendo in carico il restauro del Colosseo, sta facendo per Roma. « Oggi credo che sia il momento che quelli che come noi hanno avuto tanto dalla vita e dall’Italia si mettano a disposizione del Paese, dando anche agli italiani la certezza che noi non li lasciamo soli. Mi piacerebbe ad esempio che domattina Giorgio Armani si alzasse e dicesse: debbo tanto all’Italia e a Milano, voglio dare un contributo per sistemare il Castello Sforzesco».

Un invito, per nulla velato, a fare beneficenza, che a Re Giorgio proprio non è andato giù. «Della Valle non si permetta di darmi indicazioni: io faccio beneficenza in modo discreto» ha risposto Armani, impegnato a chiudere con la propria sfilata il calendario di Milano Moda Donna. «Ognuno fa quello che vuole a casa sua. Fino a oggi non ho avuto bisogno che nessuno mi dicesse cosa fare e ho sempre fatto quello che ho voluto. Sono perplesso che l’avvocato, dottore o comunque politico Della Valle si permetta di attaccarmi» ha quindi sottolineato lo stilista che ha tenuto a ricordare il contributo dato al restauro di Villa Necchi «pagando 3 miliardi di vecchie lire, con i soldi miei e non quelli degli azionisti». Un luogo che, oggi patrimonio del Fai «è proprio uno dei luoghi più utilizzati da Della Valle per realizzare eventi». Lo stilista ha quindi aggiunto di fare «tante cose, ma silenziosamente. Magari nessuno nemmeno sa: all’estero, per esempio, abbiamo anche finanziato una scuola per bambini. Arrivano richieste per finanziamenti, un vero stillicidio che non è facile gestire. E decidere in prima persona è complicato. Sarà più facile quando avrò una fondazione e ci saranno persone che se ne occuperanno».

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