Sognando la Scozia

Si può riassumere così lo stato d’animo e il percorso che molti giocatori vivono da quando, dopo avere tirato i primi colpi e raggiunto i primi risultati, cominciano a capire il significato e l’essenza del golf e, forse ancor di più, lo spirit of the game

È indubbio il fascino che la Terra d’Albione (l’antica denominazione della Gran Bretagna ma, in realtà, specifica proprio della Scozia, un tempo indicata come “Alba”) esercita sui giocatori, sin dalle prime esperienze. È altrettanto vero, però, che nelle fasi iniziali, dopo aver compiuto il grande passo e aver deciso di lanciarsi nell’avventura golfistica, il neo giocatore sarà maggiormente attratto dalla sua crescita ed evoluzione tecnica, dalla pratica e da tutto ciò che segue in termini di soddisfazioni e vittorie nelle gare, di andamento dell’handicap e di continuo e divertente confronto con il campo e i tanti amici che il golf propone e “crea”.

LA NATURAMa arriva un momento in cui “la natura chiama”… E quella sensazione, quel sogno non possono più attendere e incominciano a trasformarsi in un obiettivo. La Scozia, là dove il nostro sport affonda le proprie origini, non può mancare nel curriculum di un vero giocatore di golf. E, ancor di più, una Scozia particolare, la vera Scozia golfistica, sulla costa orientale… quella dei links. E sì, perché un conto è giocare su un percorso “parkland” che, seppur scozzese, può assomigliare a uno dei tanti splendidi campi che l’Italia è capace di proporre, altra cosa è giocare sui links, la vera “specialità” che Saint Andrews e dintorni mette a disposizione (più di 600 anni fa, la prima partita di golf fu giocata su un percorso links), dove vento e clima in continuo cambiamento diventano i veri protagonisti.

COSA SONO I LINKS?

Il links golf course si riferisce al tipo di suolo e terreno di cui è fatto. Solo 92 dei percorsi in Scozia (17%) sono veri links courses, sebbene tra questi sia inclusa la maggior parte dei più storici. Un links (dalla parola anglosassone hlinc) è qualsiasi area di rough erboso tra il mare e la terra. Il vero suolo links è sabbioso e, grazie alla scarsa umidità, l’erba tende a essere a filo corto con radici lunghe. L’erba nel rough è spesso lunga ed esile e rende il gioco molto difficoltoso anche quando il lie è buono. I percorsi links drenano molto bene e forniscono una superficie su cui giocare molto compatta tutto l’anno, cosa che li fa preferire dalla maggior parte dei buoni giocatori. (www.scottishgolfhistory.net)

E I PARKLAND?

A differenza dei links, collocati lungo le coste, sabbiosi, sferzati dal vento e senza alberi e piante alte, i cosiddetti percorsi parkland sono posizionati nell’entroterra, si presentano più verdi, rigogliosi, con molti alberi a delinearne le caratteristiche tipiche di un parco (da cui il nome).

E, ALLORA, CHE FARE?Si incomincia a parlarne, a studiare, a leggere di nomi e luoghi mitici, là dove tutto ebbe inizio e dove, ancora oggi, chi vince ritiene, in un certo senso, di aver conseguito una laurea. E poi si ascoltano i racconti di chi ci è già stato, ci ha giocato, e descrive atmosfere così diverse e affascinanti di cui non è possibile rimandare oltre la conoscenza. A questo punto, manca solo l’idea, come far combaciare il sogno ormai diventato obiettivo con i tempi e gli impegni della vita quotidiana che, spesso, limitano anche le migliori intenzioni. Un modo c’è!

DECIDEREInnanzitutto, bisogna decidere. Che non significa che si debba partire subito ma “solo” che non si sta più parlando di un sogno ma di un progetto da realizzare. Per il quale si tratta, perciò, di farsi trovare pronti. Perché, prima o poi, il momento giusto arriva.

PER CAPIRE I PERCORSI E DIVERTIRSI DI PIÙ

Se si sceglie di non avvalersi di un caddie o di un fore caddie, è molto utile dotarsi dei cosiddetti “strokesaver” con cui comprendere meglio la morfologia delle buche, le ondulazioni e la velocità dei green, le distanze, elementi che a colpo d’occhio non sono facilmente rilevabili. Inoltre, il rotolo della palla sia sul fairway che sui green è decisamente diverso rispetto a quanto si verifica sui percorsi italiani. In tutti e tre i campi selezionati, gli strokesaver disponibili risultano preparati in modo molto preciso, con specifici commenti per buca, un ottimo aiuto per le scelte di gioco

IL PROGRAMMA, IL VIAGGIO, LA LOCATIONBastano quattro o cinque giorni (tre o quattro pernottamenti), ad esempio dal venerdì al martedì.

La location: la prima volta non può che essere la zona di Saint Andrews. Il volo: su Edimburgo, con varie compagnie è disponibile un’ampia scelta di orari.

Il transfer: dall’aeroporto (e ritorno) con sacche e bagagli è il modo per rendere semplice il raggiungimento della destinazione (70 minuti di strada/autostrada che è meglio evitare se non si ha dimestichezza con la guida a destra e la carreggiata sinistra da occupare). Si prenota dall’Italia, con semplicità, via Web e ha costi ragionevoli (ad es. www.Starfish-taxis.com, St.Andrews Taxis and Golf Travel: precisi, puntuali, professionali).

Il golf: tre campi, si gioca sabato, domenica e lunedì. Tee time da prenotare con anticipo e con orari non troppo mattinieri, ma tali da lasciare spazio per fare altro nella giornata (ad esempio, una visita alla cittadina medievale di St.Andrews o, per chi avesse voglia ed energia, a Edimburgo, raggiungibile anche in treno, più economico e con stazione a pochi minuti in taxi).

L’hotel: vicino, se possibile, ai percorsi scelti. Non è difficile, vi sono campi distribuiti in tutta l’area (golf + hotel: www.golfbreaks.com)

DOVE GIOCARELa destinazione è la cosiddetta Home of Golf, la casa (ma anche patria) del golf, ovvero Saint Andrews e dintorni e l’idea è di optare per i links courses, la più pura esperienza di golf scozzese che si possa affrontare. E per fare questo, con la nostra selection andiamo alla scoperta di tre percorsi che integrano le migliori caratteristiche dei links, alcuni tra i panorami più splendidi godibili nella baia di Saint Andrews, la bellezza di uno dei campi classificati al top del ranking mondiale.

BUONO A SAPERSI

Forse non tutti sanno che l’Old Course di Saint Andrews la domenica è chiuso per il gioco, ma… è aperto al pubblico, che può tranquillamente passeggiare lungo tutte le buche, assaporando le sensazioni che sanno regalare il green della 18 con la Valley of sin, la 17 e la sua mitica strada, lo Swincan bridge e tutti gli altri incredibili punti dell’Old Course

SAM TORRANCE E KITTOCKSInseriti all’interno del Fairmont St Andrews Golf Resort (www.fairmont.com/st-andrews-scotland), uno dei migliori golf resort al mondo, a dieci minuti di taxi dall’Old Course di Saint Andrews e da Kingsbarns, questi due percorsi (cinque minuti a piedi dall’hotel) rappresentano il modo perfetto per prendere contatto con il significato della parola links. La vegetazione, la vista sul mare del Nord, la consistenza del fairway, compatto, ondulato e co-steggiato dal più scozzese dei rough, il vento, i bunker profondi e (quasi) impossibili da evitare (ma entrarci… e uscirne vale la pena del viaggio…), le traiettorie sui green, qui tutto è links! Il Sam Torrance Course, par 72 per ca. 6.610 m, porta il nome di uno dei campioni scozzesi più conosciuti, non solo come grande giocatore (vincitore dell’Open d’Italia ‘95) ma, proprio grazie alla grande esperienza su tutti i campi del mondo, anche come ottimo designer. A conferma del grande livello tecnico, questo campo è stato sede delle qualificazioni per l’Open Championship del 2010 e dello Scottish Senior Open 2010, 2011 e 2012.Il Kittocks Course ha accolto nello scorso agosto i campioni del Senior Tour per il loro Scottish Open. Di spalle al Sam Torrance, e su disegno originale di Gene Sarazen (una leggenda del golf), si snoda a ridosso della zona costiera dando al giocatore l’opportunità di godere di alcune viste assolutamente mozzafiato. Nelle giornate di sole, la combinazione di colori tra il Mare del Nord, la tipica vegetazione locale e le nuvole in continuo movimento mettono a dura prova la concentrazione del giocatore. Che, nel suo giro, si confronterà con 18 buche par 72 di ca. 6,575 m e una varietà di bunker tale da favorire scelte tattiche quanto mai ragionate.

KINGSBARNSUno dei percorsi più belli del mondo, più volte classificato al top nelle classifiche a livello internazionale, sede, con Carnoustie e l’Old Course, del A. Dunhill Links Championship, una delle competizioni più famose. Basterebbe, forse, questo per decidere di fare un “giro” a Kingsbarns. E, invece, al di là della bellezza assoluta del percorso, degli ambienti della club house, dei panorami impensabili che si ammirano dalle 18 buche affacciate sul Mare del Nord, della incredibile compattezza dei fairway e varietà dei green che per conformazione, ondulazione e consistenza consentono infinite posizioni di bandiera, c’è dell’altro: è l’atmosfera che si respira appena si scende dal taxi che in pochi minuti conduce a Kingsbarns a far capire che questo è un luogo speciale. È la tranquilla, competente gentilezza di chi accoglie il nuovo ospite, descrivendogli la struttura e come poterne fruire al meglio nella giornata che si sta per vivere; e di chi (lo starter) ha il compito di raccontare, nei pochi minuti che precedono il primo tee shot, le caratteristiche del percorso e le principali accortezze da seguire per godere appieno del gioco e del panorama. E che, con cortese tatto, ci spiega che «sì, forse è meglio utilizza-re la partenza “regular” lasciando quelle “medal e championship” ad una seconda occasione…». In queste terre intorno a Kingsbarns, dove già a partire dal 1793 si era iniziato a praticare il più bel gioco del mondo, è stato il designer Kyle Philips ad incastonare 18 buche par 72 di ca. 6.565 m affacciate sulla baia di Saint Andrews per uno dei più incantevoli e puri links.

PER INFORMAZIONI E L’ELENCO DEI LINKS COURSES: golf.visitscotland.com

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