I visitatori della prima edizione del Mondial dell’Automobile di Parigi avevano ben chiaro che cosa chiedere al futuro delle quattro ruote. In quel lontano 1898, le “carrozze senza cavalli” dovevano dimostrare di essere competitive nei confronti della trazione animale e, per farlo, i veicoli in mostra erano obbligati a percorrere senza intoppi, e sotto gli occhi vigili di un commissario, quello che per i tempi era un impegnativo long run test: andata e ritorno dalla capitale a Versailles. Chi ce la faceva aveva spianata la strada del successo, chi falliva era fuori dal nascente mercato dei motori. Semplice, no? Ma che cosa preparano i costruttori per gli automobilisti contemporanei? Il totem dell’affidabilità è dato per scontato, il comfort pure, le prestazioni idem. Eppure, magari sotto traccia, tutto sta per cambiare. Prendete la Porsche Cayenne, la supercar che ha come unico torto la tipologia antropologica di molti suoi guidatori: le nuove versioni presentate a Parigi sono più potenti ma consumano molto meno. Sì, perché sono finiti i tempi in cui i proprietari di una Rolls-Royce non si degnavano neppure di sapere quanto bevesse la loro vettura («per chi se ne può permettere una, i consumi non sono un problema», dichiarava con una certa spocchia la casa britannica) e anche i “diversamente abbienti” sono costretti a fare i conti con i costi di gestione.
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La cavallina rampante di Stoccarda, che propone un muso aggressivo nuova maniera, galoppa di più e mangia meno idrocarburi grazie a un innovativo sistema ibrido. E proprio “Metti un elettrone nel motore” può essere lo slogan della rassegna francese che consente ai visitatori di provare su strada veicoli ibridi ed elettrici di una dozzina di costruttori che puntano sul verde. A volte solo per l’occhio sociale, spesso per ferma convinzione tecnologica (si prevedono oltre 20 mila eco-prove su strada). Infatti, anche un altro mega Suv (a Parigi c’è un sorprendente rilancio delle grandi sport utility), come la nuova Q7 di casa Audi, adotta un propulsore a emissioni zero. Subito imitato dall’ultima Volkswagen Passat. Archiviate le benemerite pulsioni green, ecco una cosa che il futuro non potrà proprio toglierci: il gusto di sognare, di desiderare una supercar. Perché tra le regine della rassegna, c’è la versione Speed della Bentley Mulsanne, che ha 550 cavalli, fa i 320 all’ora e passa da zero a 100 in meno di cinque secondi, vero record per una taglia forte (quotata 315 mila euro). Meglio, dunque, ridimensionare i deliri onirici e concentrarsi sulla nuova Lexus Nx (che, tanto per cambiare, è un’ibrida), un Suv medio caratterizzato da un design innovativo che strizza l’occhio ai giovani per togliere ai modelli di lusso di casa Toyota la nomea di vetture da cumenda. Operazione riuscita, a giudicare dallo spot realizzato con il rapper will.i.am. Una liaison quella tra gli Usa e la Ville Lumière resa solida dalla decisione della Ford di presentare proprio a Parigi ben tre anteprime mondiali, la S-Max, la C-Max e la C-Max7, che fanno da damigelle d’onore al Suv Edge e alla sportcar Mustang che debutteranno in Europa nel 2015. E confermata dalla madre di tutte le monovolume, la nuova Renault Espace che sale sulla ribalta parigina, figlia – o meglio nipotina – del modello sviluppato in contemporanea con Chrysler Voyager nel 1984, automobile che diede vita alla nicchia profittevole delle Mpv (multi-purpose vehicle). Un pieno di novità, insomma, che qui è una tradizione: nella scorsa edizione del Salon, quella del 2012, le anteprime assolute furono un centinaio. E oggi si va oltre quell’asticella. Ma torniamo alla domanda saliente: che cosa ci toglieranno le vetture di domani? Scorrendo l’elenco delle debuttanti che ballano in passerella dal 4 al 19 ottobre, la risposta emerge forte e chiara: ci toglieranno l’ansia di dover spendere per mantenere l’immagine nei confronti di amici e parenti.
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Qualche esempio? Per ostentare le peraltro utilissime quattro ruote motrici, si può puntare sulla Suzuki Vitara a un prezzo alla portata di quasi tutte le tasche. Ecco anche un crossover made in Italy: la baby Jeep Renegade che nasce a Melfi sulla linea che darà vita alla Fiat 500X. Per chi, poi, è convinto che un’auto di classe debba per forza essere grossa, la Hyundai ha cucito su misura la nuova i20, cresciuta nelle dimensioni per dimostrare che anche nel segmento B del mercato (quello delle utilitarie) si possono ostentare muscoli da culturista e un design grintoso.
A proposito, la Land Rover ha deciso di scrollarsi di dosso la nomea di marca molto British, adatta a ritmi scanditi da tè, latte o limone. Il pugno nello stomaco ai tradizionalisti dell’Union Jack si chiama Discovery Sport che inaugura un brand del quale il futuro Freelander costituirà la base: con motori diesel da 119 grammi di CO2 al chilometro e cambi automatici a nove marce sbriciola tutti i record fatti segnare in passato dalle compagne di colori. Agli squilli di marmitta che arrivano dall’Inghilterra rispondono i tedeschi della Mercedes con la Amg Gt, frutto di 32 mesi di duro e teutonico lavoro. Nel mirino della stella a tre punte ci sono chiaramente le ultimissime declinazioni della Porsche 911 e il guanto di sfida pesa 510 cavalli. Già, ma mentre da una parte all’altra della Manica volano scintille l’Italia cosa fa? 500 a parte, Parigi sarà la vetrina per la versione di serie dell’Alfa Romeo 4C. Una supercar a tutti gli effetti, che ha il compito difficile, ma non impossibile, di far dimenticare l’insensata popolarizzazione del marchio che ne annacqua l’immagine da quasi quarant’anni. Lei, la 4C, ha tutte le carte in regola per competere ai massimi livelli sul ring del mercato del futuro. Certo, i passati proclami sulla possibilità di far costruire le Alfa in Serbia, Polonia o chissà dove non le hanno fanno bene e negli anni scorsi altre vetture d’élite del Biscione hanno mostrato limiti inaccettabili nelle finiture. Ma il futuro dell’automobile non può toglierci un’altra speranza, quella di pensare che l’eccellenza del made in Italy possa muoversi anche su strada. Perché il pianeta, parafrasando lo slogan o Expo 2015, va nutrito anche con delizie che viaggiano su quattro ruote tricolori.
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