A Padova in mostra illusioni a regola d’arte

A Palazzo del Monte di Pietà una grande rassegna indaga sulle percezioni e gli inganni in cui cadono i nostri occhi affiancando opere di epoche e generi differenti

Le porte della percezione, le impressioni della vista, i giochi del cervello, le ambiguità e il fascino delle illusioni ottiche: tutto quello che oggi ci seduce (e ci fa perdere del gran tempo sui social) è già stato inventato secoli fa dagli artisti e una mostra a Padova – la città di Galileo e quella in Italia dove gli studi di psicologia della percezione sono più attivi – ora lo racconta benissimo. Originale nel taglio curatoriale, affidato a Luca Massimo Barbero per la parte storica e a Guido Bartorelli, Giovanni Galfano, Andrea Bobbio e Massimo Grassi per le sezioni maggiormente legate alla psicologia, L’occhio in gioco. Percezioni, impressioni e illusioni nell’arte, in programma fino al 26 di febbraio, porta negli ampi spazi del Palazzo del Monte di Pietà una serie di opere che, tra arte, fotografia, miniatura, scultura, scienza e tecnica ci mostrano «l’inganno del colore e del movimento».

Siamo abituati a cogliere le applicazioni degli studi sull’ottica e le teorie del colore nelle opere di Klee, Bocconi, Seurat, Kandinsky, ma antiche miniature, mappe celesti e documenti esposti – in sala come in cassetti posizionati a parte, affinché il visitatore li possa aprire con calma, familiarizzando con la materia e osservandola da vicino – ci ricordano che già alchimisti e monaci dei tempi lontani erano sedotti dalla capacità dell’occhio di cadere nei tranelli illusionistici.

Questa è poi una mostra fatta di tanta varietà: le sculture di Calder, i disegni di Munari, le macchine di Duchamp hanno saputo “ridisegnare” la realtà con un ritmo tutto loro. Gli appassionati di cinema saranno lieti di sapere che un’intera sezione è dedicata agli oggetti in movimento, in un vorticoso alternarsi di strumenti scientifico-tecnologici e artistici che permettono di scoprire gli albori del cinema, dai fratelli Lumière a Man Ray, fino alla fotografia sperimentale.

Il percorso espositivo non segue un ordine cronologico, ma procede per associazioni: opere emblematiche per i loro effetti illusionistici come Bambina che corre sul balcone di Giacomo Balla è accostata a Grey Scramble di Frank Stella e a svariati strumenti che anche oggi si utilizzano per creare visioni immersive e sorprendenti. Vertigine, scoperta, stupore: questa esposizione abbraccia il ventaglio delle emozioni che accompagna la nostra osservazione attuale, sempre più immersiva, complessa, coinvolgente (pensiamo ai visori e alla realtà virtuale). Ci spiega che il nostro occhio guarda, cattura, legge, ordina, scompone e ricompone: è bravo, è uno strumento valido, ma può essere ingannato e raggirato. A regola d’arte.

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