Dal prossimo luglio andare al cinema costerà un euro in più. Dal primo del mese entrerà, infatti, in vigore la tassa del cinema. Inserita all’interno del maxiemendamento al decreto Milleproroghe che sarà in discussione al Senato lunedì, prevede «per l’accesso a pagamento nelle sale cinematografiche, ad esclusione di quelle delle comunità ecclesiali o religiose, un contributo speciale a carico dello spettatore pari a un euro». Questo vuol dire che in tutte le sale, ad eccezione soltanto di quelle parrocchiali, si dovrà versare 1 euro in più, indipendentemente dal costo previsto per il biglietto. È una tassa questa che mette d’accordo tutti, nel senso che scontenta tutti: spettatori, sale e produttori cinematografici. Contro le associazioni dell’esercizio cinematografico Anec (Associazione nazionale esercenti e cinema) e Anem (Associazione Nazionale esercenti Multiplex) che annunciano una serie di iniziative contro la tassa. Da una campagna informativa, fatta anche di spot, per sensibilizzare il pubblico su cause e conseguenze della tassa, all’organizzazione di raccolte di firme; fino, addirittura, al ricorso alla Corte di Giustizia Europea contro un prelievo che definiscono “senza precedenti”.Si espongono direttamente contro la tassa anche i due principali circuiti cinematografici nazionali: The Space Cinema e Uci, che arrivano a ipotizzare la mancata programmazione di film italiani a partire dall’entrata in vigore della tassa.Non sono a favore della tassa, che il governo dice di introdurre per coprire le agevolazioni fiscali alla produzione, neanche coloro che nella produzione dei film ci lavorano. Scettico Emidio Greco, rappresentante dell’Anac (Associazione Nazionale Autori Cinematografici) “Quello che occorre è una vera tassa di scopo, come negli altri Paesi. Bisogna far pagare chi il cinema lo usa: telefonia, Internet, pay tv. Far passare l’aumento sul biglietto metterebbe a rischio l’approdo a questa nuova forma di finanziamento, necessaria come una nuova legge di settore”.
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