Joan Miró. I miti del Mediterraneo

Al Palazzo d'Arte e cultura di Pisa grande retrospettiva dedicata al genio catalano

Le sale del Lungarno di BLU, all’interno del Palazzo d’Arte e cultura di Pisa ospitano, da oggi fino al 23 gennaio la mostra “Joan Mirò. I miti del Mediterraneo”.La retrospettiva, curata da Claudia Beltramo Ceppi, con la collaborazione di Teresa Montaner – conservatrice alla Fundació Miró di Barcellona, presenta 110 opere, tra dipinti, sculture, litografie, disegni e illustrazioni, nelle quali, attraverso il potere trasformatore della poesia e del mito, l’artista catalano esprime la complessità del reale.Se da un lato la poesia è per Miró lo strumento per aprire lo spazio e accrescere la sua creatività di artista, il mito è la narrazione che lo aiuta a comprendere la realtà. E la realtà è il fulcro attorno cui ruota tutta l’arte di Miró, sia che si tratti di quella esterna, sia che si tratti di quella interiore, dei sentimenti e del vissuto che scorre e torna attraverso i ricordi. Il mito è poi anche lo strumento utilizzato per rivendicare l’identità catalana.Il percorso espositivo della mostra si apre con alcune opere dedicate al mito di Dafne e Cloe e a quello del Minotauro. Il primo, con la sua attenzione per l’aspetto bucolico, ben si adatta all’esaltazione da parte di Miró della sua terra. Quello del Minotauro, evocato da litografie come L’éveil du géant del 1938, e poi ripreso nel 1970 con la scultura Tête de taureau, oltre a rappresentare la relazione e l’interdipendenza fra l’uomo e la natura, simboleggia la bestialità e la violenza cieca dell’uomo.Lo spazio di Miró, i suoi colori e la sua iconografia, viene rappresentato da un lato, con la figura della contadina catalana sfigurata da piedi enormi, dalle lumache, dai serpenti, dagli insetti, dai fiori e dagli alberi, mentre, dall’altro, dalle scale, gli uccelli, gli insetti volanti, le stelle e le comete a descrivere l’evasione dalle contingenze terrene.Chiudono il percorso espositivo le sezioni dedicate al mito della donna, della Madre Natura e dell’uccello mitologico. Qui s’incontrano lavori caratterizzati da colori vivi, pennellate spesse, pesanti tracce di nero che esprimono la violenza del ciclo vitale e della natura; spesso la donna è raffigurata stuprata da un uccello. L’esasperazione delle linee, la rarefazione dell’aria intorno alle figure atrocemente deformate costituiscono il tentativo disperato di esorcizzare i mostri che il mito porta con sé.

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