Polaroid dal Messico

Frida Kahlo e Diego Rivera, Leon Trotskij e tanti altri: le rivoluzioni artistiche e culturali che hanno segnato la storia del Paese centramericano sono raccontate dagli scatti catturati da Maurizio Galimberti

Niente spiagge assolate o testimonianze di tradizioni millenarie come quelle maya o azteche. È un Messico inedito e modernissimo quello immortalato nelle fotografie di Maurizio Galimberti: a narrarlo, infatti, solo le vicende avventurose e leggendarie delle personalità del panorama artistico e culturale che, nel corso del Novecento, hanno contribuito a renderlo quello che è oggi. Fino al 30 settembre, a Brescia, la Galleria Paci Arte Contemporary ospita per la prima volta nella sua completezza l’inedito progetto espositivo Mexico. By Maurizio Galimberti: una serie fotografica ispirata, dedicata e interamente realizzata dal fotografo comasco – noto in tutto il mondo per i suoi lavori eseguiti esclusivamente con Polaroid – nella terra di cui il titolo porta il nome.

Protagonisti del reportage sono i luoghi che furono teatro di alcune delle più importanti rivoluzioni artistiche e culturali del secolo scorso: attraverso un allestimento composto da un centinaio di scatti, la mostra documenta infatti l’esistenza e lo stato attuale di quei luoghi-mito che un tempo furono rifugio di artisti e intellettuali, come gli esponenti del Muralismo messicano Diego Rivera e David Alfaro Siqueiros, i fotografi Manuel Alvarez Bravo e Mariana Yampolsky, il rivoluzionario Leon Trotskij – stabilitosi a Coyoacán nel 1937 in seguito all’espulsione dal Partito Comunista sovietico e qui barbaramente trucidato nel 1940 da un sicario inviato da Stalin – o la celeberrima pittrice e ritrattista messicana Frida Kahlo, figura dalla vicenda biografica e personale assai complessa, oggi tra le donne più celebrate dalla contemporaneità artistica.

Proprio la Kahlo è la protagonista indiscussa del percorso espositivo. Impossibile infatti descrivere i fermenti artistici e culturali del Paese centramericano senza parlare di lei poiché quello dell’artista messicana con la sua terra fu un legame viscerale, indissolubile, profondo. Tutt’oggi nella capitale, una smisurata megalopoli, la sua memoria artistica e umana è presente in ogni anfratto, dai mercati popolani ove il suo volto campeggia sulle borse della spesa, alla casa-museo della filantropa e mecenate Dolores Olmedo, la cui dimora nella zona sud di Città del Messico è oggi divenuta luogo espositivo tra i più belli al mondo.

a cura di Giuliana Scimé

L’esposizione mostra, per la prima volta nella sua completezza, l’inedito progetto fotografico realizzato e dedicato da Galimberti ai territori e alla storia messicana. Un racconto condotto attraverso le immagini di quei luoghi che furono teatro dell’intensa vita artistica e politica della nazione che diede i natali ad artisti del calibro di Frida Kahlo e Diego Riviera.

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Dal 2 aprile al 30 settembre 2016Paci Arte ContemporaryBrescia – via Trieste 48Ingresso gratuito

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Info: pacicontemporary.com

Galimberti immortala la Casa Azul, dimora e rifugio della pittrice dalle sofferenze fisiche (nel 1925, all’età di 18 anni, fu vittima di un grave incidente stradale in cui un palo le trapassò il corpo da parte a parte costringendola a subire operazioni e cure per tutta la vita) e da quelle sentimentali, dovute a tradimenti reiterati e malcelati del marito Diego Rivera. Così, attraversando spazi e corridoi della Galleria Paci, sfilano una dopo l’altra le immagini delle stanze e dei luoghi che custodirono i sogni amorosi e quelli rivoluzionari di Frida che, nata il 6 luglio del 1907, sostenne sempre che il suo anno di nascita fosse il 1910 non per abbassarsi l’età, ma perché era la data d’inizio della revoluciòn. Dalla rivoluzione messicana a quelle russe del 1905 e 1917, il tempo pare essersi cristallizzato negli scatti che ritraggono lo studio, la cucina, il bagno, la stanza da letto e la sala da pranzo della casa dell’esilio di Leon Trotskij, rimasta esattamente com’era, oggetti compresi, dai tempi del suo assassinio. I mosaici fotografici di Galimberti ritraggono gli abiti semplici, gli utensili e la macchina da scrivere appartenuti al rivoluzionario, e riescono nell’intento di restituire l’atmosfera intima e un po’ spoglia del personaggio e del suo lavoro, insieme con la drammaticità data dai fori di proiettile che si scorgono sulle pareti della camera da letto. Seguono gli scatti degli appartamenti dei fotografi Manuel Alvarez Bravo e Mariana Yampolsky: il primo documentò la vicenda e il lavoro dei Muralisti messicani, da Rivera a José Clemente Orozco a Siqueros; la seconda, nata a Chicago da una famiglia d’intellettuali russo-tedeschi rifugiatisi negli Stati Uniti per sfuggire alla morsa del nazismo, rimase affascinata dalla “mexicanidad” – quel miscuglio di sentimenti che racchiude l’identità delle popolazioni del luogo – al punto da divenirne una delle maggiori testimoni, fino a ottenere la cittadinanza nel 1958.

Cronaca, sentimenti, sensazioni, fantasmi, misticismo e concretezza: Galimberti ha assorbito atmosfere intime e al contempo solenni ed è riuscito nell’intento di tradurle – senza mai abbandonare la propria riconoscibile cifra stilistica – in un racconto per immagini disposte come tasselli di un mosaico, in cui la frammentazione e la reiterazione parziale dei soggetti diviene funzionale all’imprimersi di questi ultimi nella nostra memoria.

Il progetto è nato da un viaggio compiuto in Messico dal fotografo tra il 2002 e il 2009 insieme a Giuliana Scimé, una delle più autorevoli e conosciute storiche e critiche della fotografia. I lavori che ne sono scaturiti, mosaici di immagini o singole Polaroid, sono nati proprio da questa ricerca avviata con lo scopo di cogliere i fermenti più esuberanti e rivoluzionari della cultura messicana del ‘900 in modo da poter raccontare gli anni d’oro della vivacità intellettuale del Paese. E far emergere un patrimonio di storia e di personaggi dell’arte che hanno lasciato una traccia indelebile sulla società.

L’ARTISTANato a Como nel 1956, Maurizio Galimberti è cresciuto a Meda, dove risiede attualmente. Appassionato di fotografia sin da ragazzo, è nel 1983 che prende avvio la sua passione/ossessione per la Polaroid. Nel 1991 inizia la sua collaborazione con Polaroid Italia della quale, ben presto, diviene testimonial ufficiale. Il successo dei suoi ritratti fotografici lo ha portato a partecipare a numerose edizioni del Festival del Cinema di Venezia in qualità di ritrattista. In particolare, risale all’edizione del 2003 il suo ritratto di Johnny Depp che diverrà la copertina dell’edizione inglese del celeberrimo Time Magazine.

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