A Montepulciano, il vino non si racconta solo tra le vigne o nei salotti delle degustazioni. Lo si incontra anche sottoterra, nei sotterranei cinquecenteschi dove Talosa ha custodito la sua identità per oltre cinquant’anni.
Nel cuore del borgo più antico, la Cantina Storica accoglie il Vino Nobile mentre matura in grandi botti di rovere, circondato da mattoni antichi e silenzio. Il contesto è quello di Palazzo Tarugi e Palazzo Sinatti, edifici del Cinquecento nel cuore del borgo.
Scendendo di quindici metri si entra in un ambiente che sembra disegnato apposta per custodire il tempo. Le botti, alcune in attività da oltre quarant’anni, accolgono il vino in affinamento sotto volte che raccontano secoli di storia. È qui che la visione della famiglia Jacorossi si concretizza in modo tangibile.
Dopo l’acquisto della cantina nel 1972, il percorso di Talosa ha seguito una linea chiara: valorizzare il patrimonio storico senza rinunciare all’innovazione. La ristrutturazione della cantina è stata una delle tappe centrali. “La Cantina Storica è il cuore pulsante di Talosa”, racconta Edoardo Mottini Jacorossi, “e il luogo in cui i visitatori possono comprendere appieno la filosofia e la cultura che guida la nostra azienda. Gli investimenti che negli anni abbiamo destinato per migliorare l’offerta enoturistica ci hanno permesso, oggi, di proporre un percorso di alto profilo, che accompagna gli appassionati alla scoperta della storia del vino di questo territorio e di quei luoghi che hanno reso il Vino Nobile di Montepulciano un punto di riferimento enologico per il nostro Paese”.
Il percorso di visita parte proprio da queste gallerie e si conclude in una sala degustazione suggestiva, ricavata nel 2021 da un ex rifugio antiaereo. Qui si assaggia il vino laddove è nato, in uno spazio che unisce funzione e bellezza, recuperato in sinergia con le Belle Arti. In questo contesto, la vinificazione si racconta da sé attraverso le botti, il silenzio, l’aria carica di umidità e legno. Il vino – che sia Nobile, Alboreto o Filai Lunghi – non è un prodotto da mostrare, ma un processo da condividere. E il tempo, in questi sotterranei, non è un ostacolo: è la variabile più preziosa.
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