Fenomeno graphic novel: il fumetto è diventato adulto

Uscite in libreria, premi letterari e un nuovo formato che ha ridato vita alla nona arte italiana: la cugina del più classico comic, la graphic novel, registra numeri in costante crescita nel panorama depresso dell’editoria italiana. E non ha paura ad affrontare temi delicati

Tra contrazioni evidenti e nuovi nastri nascenti, il mercato del fumetto è oggi uno dei più importanti in Italia al di là delle opinioni più o meno competenti di analisti e pseudo-esperti dell’editoria italiana. E non solo perché continua imperterrito a macinare decine e decine di migliaia di volumi ogni mese: tra Tex e Dylan Dog si stima che, nel mese record di aprile 2014, siano state vendute quasi 300 mila copie. Un genere vecchio sì di cinquant’anni, che ha conosciuto epoche d’oro seguendo grandi eroi come Zagor, Diabolik e Martyn Mistère. Proprio in questi giorni si tiene una mostra a tema al Museo di Roma in Trastevere: Fumetto italiano. Cinquant’anni di romanzi disegnati, che offre una panoramica sull’ultimo mezzo secolo di romanzi a fumetti. A partire ovviamente dal 1967 con Una ballata del mare salato di Hugo Pratt, la prima indimenticabile avventura di Corto Maltese, anche se tradizionalmente la data di nascita del fenomeno nel nostro Paese è identificata con il primo numero del Corriere dei piccoli nel 1908. Ma mai come oggi il genere ha un seguito così ampio e variegato. Il motivo di questo rinnovato e meritato successo va sicuramente imputato a una maggiore diffusione, mediatica e comunicativa, del “medium” fumetto: si sono assottigliati i confini fisici e produttivi, ed è ormai facilissimo reperire molti più autori stranieri e una gamma amplissima di proposte da parte di editori piccoli e medi che, contrariamente a quanto avviene nel settore della narrativa, riescono a restare a galla. A che cosa si deve questa democratizzazione del mercato? Al fenomeno delle graphic novel: edizioni diverse, da libreria e con copertina rigida, pensate come un vero libro che hanno cambiato lo stile stesso del fumetto. Ormai le storie vanno scritte come capitoli a sé stanti di un unico racconto da raccogliere in un volume unico riscoprendo proprio quel dualismo tra fumetto e romanzo che da sempre avvolge il mondo della nona arte nel confronto con la letteratura per eccellenza. E affrontano temi nuovi, vicini alla realtà: la guerra (per esempio ne Il divino sulla guerra birmana, edito dalla Bao Publishing che pubblicherà anche Kobane Calling di Zerocalcare), la malattia (come La vita inattesa, Rizzoli Lizard, frutto di una campagna di comunicazione della casa farmaceutica Pfizer), la mafia (in particolare le case editrici Round Robin e Becco Giallo).

IL PANORAMA È CAMBIATO GRAZIE

AL SUCCESSO DEGLI ALBI

DA LIBRERIA, CHE HANNO AFFIANCATO

I TITOLI CLASSICI DA EDICOLA

E DA FUMETTERIA

A fare la parte del leone in questo mercato, che dopo dieci anni di lavoro ai fianchi è diventato mainstream o quasi, sono poi veri e propri fenomeni che potremmo definire “culturali”: Zerocalcare, Gipi, Giacomo Bevilacqua, Sio e Lorenza Di Sepio sono nomi oggi famosi quanto Gian Luigi Bonelli (Tex), Guido Crepax (con la sua Valentina), Tiziano Sclavi (che tornerà a ottobre con una storia per Dylan Dog dopo quasi dieci anni di silenzio), Bonvi (Cattivik e Strumtruppen). E sono stati capaci non solo di segnare le generazioni presenti, ma anche l’interesse di quelle precedenti, riportandole in fumetteria e in libreria con un prodotto sempre più “d’autore” e meno popolare. Il fumetto non è più, infatti, un fenomeno solo di massa, ma parla a lettori consapevoli, che esigono qualità sempre alta, sono pronti a spendere e conoscere più a fondo i loro autori di riferimento – spesso anche impegnati nel sociale – informandosi e partecipando a eventi o festival.

PROTAGONISTI INEDITIIn questo rinnovato quadro, vanno citati i nuovi protagonisti dal punto di vista editoriale: la sopra citata Bao Publishing o la Shockdom, che ha registrato numeri significativi durante le ultime edizioni di Lucca Comics & Games con il suo Scottecs Megazine. La Coconino Press ha segnato un primo grande primato: con unastoria di Gipi, è stata la prima casa editrice “di fumetto” ad arrivare in finale al Premio Strega. Seguita l’anno dopo dalla stessa Bao con Dimentica il mio nome proprio di Zerocalcare (vedi intervista). Qualcosa di impensabile fino a qualche anno fa nello schizzinoso mondo editoriale. Eppure c’era qualcuno che aveva intuito il potenziale di questo formato. Stiamo parlando di Sergio Bonelli che quarant’anni fa esatti aveva lanciato la collana “Un uomo un’avventura”: trenta albi cartonati e di grande formato, con una foliazione “francese” a 48 tavole a colori stampate su carta patinata ad altra grammatura. Sulla copertina di ogni numero era presente solo il nome del disegnatore di quella storia unica.

LE SERIE PIÙ BELLE DEL 2015

A distanza di tanti anni, la Sergio Bonelli rimane la casa editrice più importante del fumetto d’edicola (suoi sono i sopracitati Tex e Dylan Dog) ma non ha paura di percorrere la nuova strada. Da quasi due anni ha letteralmente cambiato marcia: ha rilanciato vecchi personaggi, ne ha salutati altri e ha aperto nuove serie, come Orfani (di Recchioni e Mammucari), la prima in assoluto a essere stampata a colori. «La Bonelli rappresenta una parte importante del fumetto in Italia», dice a Business People Roberto Recchioni, curatore di Dylan Dog, sceneggiatore e scrittore. «L’azienda è in una fase nuova e di rilancio, le sue proprietà intellettuali iniziano a essere sfruttate al di fuori del contesto del fumetto d’edicola». Dà segnali di grande vitalità anche la Panini Comics, che continua a stampare alcuni degli albi – supereroi americani e Topolino – più fortunati e importanti di sempre, e la Rizzoli Lizard, divisione specializzata del colosso Rcs che acquisì la piccola casa editrice fondata nel 1993 dallo stesso Hugo Pratt. Quello che importa capire, a questo punto, è da dove prende la sua forza il fumetto italiano. Secondo Roberto Recchioni, «il mercato è cambiato molto perché è rinato il settore del fumetto in libreria. Il fenomeno si è prima sviluppato timidamente, poi è diventato una realtà importante, anche grazie a fenomeni come Zerocalcare e Gipi. Oggi rappresenta un mercato che va ad affiancare quello delle edicole e delle fumetterie».Rimane invalicabile, infatti, la differenza tra il fumetto “classico” e quello “da libreria”: «Quello dell’edicola resta un mercato difficilissimo, perché bisogna coprire tantissimi punti vendita con tirature alte. Il mercato delle librerie è invece molto più abbordabile, importante e sostenibile. Lo hanno dimostrato realtà come la Bao che hanno portato una ventata di novità», chiarisce il nostro interlocutore.

INTERVISTA A ZEROCALCARE

GIOVANI E INTERNETLa questione dell’età non è secondaria, dato che in questo ambito funziona ancora il meccanismo del ricambio generazionale. Se, infatti, è innegabile che il fumetto sia uno dei pochissimi mercati in costante crescita, in un panorama complessivamente in difficoltà fisiologiche come quello dell’editoria, ciò si deve soprattutto alla capacità di coinvolgere, ampliare e fidelizzare i lettori.

FARSI CONOSCERE DAL PUBBLICO

È PIÙ SEMPLICE OGGI ATTRAVERSO

IL WEB E I SOCIAL NETWORK,

DOVE SI PUÒ AVERE

UN RISCONTRO IMMEDIATO

Lo dimostra il pubblico stesso, che non solo si sta sempre più allargando – l’età media tende ad abbassarsi per il fumetto da edicola – ma rappresenta ormai un punto di riferimento importante, talvolta fondamentale, per gli editori stessi. Le fiere sono sempre più consolidate e attive ed eventi come il Lucca Comics & Games sono diventati dei veri happening irrinunciabili per gli appassionati. Ma non ci sono solo i fan duri e puri: cresce la figura del lettore medio, che rappresenta il primo scalino dell’evoluzione del “cliente occasionale”. E la comunità assume così contorni sempre meno definiti. Senza tuttavia cedere – e non potrebbe essere altrimenti vista l’ampiezza dell’offerta – sul fronte della qualità. A contribuire alla rinascita del settore è anche la maggiore “facilità” con la quale oggi si possono realizzare i fumetti. «Dal punto di vista di un autore», spiega sempre il curatore di Dylan Dog, «scrivere e disegnare un fumetto e farlo conoscere è molto più facile perché c’è Internet. Pensiamo a Zerocalcare, a Giacomo Bevilacqua e anche a tanti altri autori che negli ultimi anni sono emersi da spazi personali, blog, che poi si sono trasformati in realtà editoriali importanti. Se non hai la qualità non ce la fai, ma arrivare a proporsi al pubblico è più semplice». Il banco di prova è immediato e aiuta a identificare gli autori che hanno maggiore potenziale.In attesa di un’ulteriore maturazione del fenomeno su Internet, il 2016 rappresenta una data importante nel panorama del fumetto italiano. Cade, infatti, il trentennale dalla prima pubblicazione di Dylan Dog. Un personaggio importantissimo, che con i suoi cambiamenti nel corso degli anni rappresenta la “memoria storica” del mercato tricolore, e in particolare le prospettive future per l’editoria da edicola. «Dylan Dog è il secondo fumetto più venduto d’Italia, quindi non ha realmente bisogno di essere stravolto più di tanto, al netto della necessità di adattarsi ai tempi che cambiano», ricorda il suo papà nella Bonelli editore, «Dylan è un personaggio che ha bisogno di essere presente nel tempo attuale. Oggi vive un momento di particolare vivacità e di innovazione».

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