Freccette, lo sport che batte la pandemia

Nemmeno il lockdown le ha fermate. Perché questo sport prevede anche sfide e campionati a distanza. Purché la Rete vi assista, ovviamente...

Tra gli sconfitti dal coronavirus c’è anche il mondo dello sport: palloni fermi a centrocampo, gare cancellate, allenamenti sospesi in tutte le discipline e atleti relegati in panchina. In questi mesi di lockdown e poi di parziale ritorno alla normalità, infatti, l’emergenza ha paralizzato praticamente tutte le competizioni sportive. O quasi. Succede, infatti, che in un angolo dell’universo sportivo tutto è andato avanti silenziosamente, quasi come al solito, e senza infrangere nessuna delle regole imposte dalla quarantena. Uno sport non si è fermato e il suo nome è: freccette.

Come è possibile? Semplice: ben prima della pandemia si giocava da casa, anche a livelli agonistici, dai tornei locali ai campionati mondiali: non è quindi una novità, semplicemente ce ne eravamo dimenticati. Attenzione: non stiamo parlando della versione videogioco delle freccette, ma di quelle vere, con la punta di ferro o in silicone e il bersaglio di setole o elettronico. Non ci credete? Se molte federazioni sportive, costrette a sospendere le competizioni, hanno investito sugli eSports – lo ha fatto la Formula 1, chiedendo ai suoi piloti confinati a casa di disputare sul circuito digitale del Bahrein il primo Gran Premio virtuale della storia, ma anche la MotoGP, proponendo la gara al Mugello in versione elettronica – con le freccette invece è diverso: l’arma segreta è che per competere contro qualcuno, non è necessario trovarsi nella stessa stanza. Non lo era prima, non lo è adesso. E questo ha reso possibile, anche durante il blocco, che i campioni italiani e di tutto il mondo si potessero sfidare a vicenda e trasmettere tutto online, per la gioia del pubblico a casa. «Ci sono due modi per farlo e sono entrambi discipline sportive», spiega Marco Zerbini, vicepresidente della Federazione italiana freccette (Fidart) e della commissione freccette della Figest, la federazione che si occupa di giochi e sport tradizionali. «Si possono usare freccette con la punta di plastica o silicone, le cosiddette soft dart, e bersagli elettronici, chiamati dartboard, dotati di un computer che registra automaticamente il punto e lo invia online al concorrente. Oppure è sufficiente un telefonino per riprendere la propria prestazione e in questo caso si possono usare freccette di ferro e bersaglio in setole: sarà allora un giudice a convalidare il punto, guardando il filmato da casa sua».

Certo, senza il pubblico dietro le spalle che incoraggia e commenta il punto, rendendo l’atmosfera tesa, potrebbe non essere la stessa cosa. E se invece fosse un vantaggio? «Spesso molti atleti non rendono al massimo quando sono in gara, perché sentono la pressione della competizione, gli occhi dell’avversario e quelli del pubblico puntati addosso, l’atmosfera vibrante di attesa. Tutto ciò li distrae», dice Zerbini, «mentre nel salotto di casa questi elementi di disturbo spariscono, lasciando spazio alla sola concentrazione». Sempre che la connessione Internet funzioni. È capitato anche che saltasse durante i campionati del mondo organizzati da Pdc Darts Home, la corporazione di riferimento a livello mondiale per le punte di ferro, le steel dart. I 128 i partecipanti collegati dalle rispettive abitazioni, tra cui l’attuale campione mondiale Wright, erano pronti al via quando si sono accorti che ne mancava uno: il 47enne scozzese due volte campione del mondo, Gary Anderson, aveva problemi con il wi-fi, così ha dovuto rinunciare all’intera competizione, dopo essersi regolarmente iscritto. Insomma, con i tempi che corrono una buona connessione Internet è fondamentale non solo per lo smart working, ma anche per lo sport.

«Vogliamo semplicemente continuare a giocare a freccette e anch’io mi sono affrettata a sistemare la rete», ha detto ai giornali Fallon Sherrock, la venticinquenne che l’anno scorso è entrata nella storia battendo un uomo ai campionati del mondo, prima donna a riuscirci, e quest’anno ha sfidato i campioni alla Icons of Darts, che si è svolta integralmente da casa dei protagonisti. E non si sono fermati neppure i nostri campioni Gabriel Rollo, Livio Toniolo, sempre sul podio anche nei tornei a distanza con i bersagli elettronici. La pandemia, insomma, non ha impedito ai giocatori di trovare modi innovativi per rimanere attivi durante il blocco. Vale anche per i semplici dilettanti e appassionati. E sono tanti: solo in Italia ci sono oltre mille squadre agonistiche, 10 mila tesserati alla federazione e altri 10 mila giocatori abituali. Che oggi continuano a giocare e divertirsi anche da casa.

Articolo pubblicato su Business People, giugno 2020

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