Nella Caporetto del mercato automobilistico, con le immatricolazioni da parte dei privati ferme a livelli da anni ‘70, il settore del noleggio può permettersi di diramare un bollettino della vittoria. «Nel primo semestre di quest’anno, il fatturato del lungo termine è cresciuto del 2,7% e le proiezioni parlano di un fatturato che a fine 2014 dovrebbe attestarsi attorno a quota 5,3 miliardi di euro», dice Fabrizio Ruggiero, presidente di Aniasa, l’Associazione nazionale industria dell’autonoleggio e servizi automobilistici. «Un dato ancora più clamoroso se inquadrato in un contesto economico generale che ha visto salire notevolmente la pressione fiscale e i costi assurdi della burocrazia, per non parlare dei servizi attinenti l’automotive».
DEDUCIBILITA’ AL 100%. Questa crescita porta il comparto del noleggio a pesare per più del 18% nelle immatricolazioni, nonostante il breve termine segni un po’ il passo (+1,3% nel primo trimestre). Una posizione che legittima Aniasa nel fare la voce grossa con il governo chiedendo di riportare la deducibilità delle auto aziendali dal 20 al 40%. «A luglio ab biamo avuto un’audizione alla Commissione finanze in merito alla proposta di legge per riequilibrare la tassazione sull’auto», dice Ruggiero, «vedremo come andrà, ma la buona notizia è che per la prima volta dal 2007 in Parlamento si parla di “riequilibrio” e non di aumento della fiscalità sull’auto…». L’obiettivo non dichiarato, forse perché ritenuto fin troppo ambizioso, è arrivare alla deducibilità al 100%, seguendo l’esempio di Germania e Spagna. E a chi sostiene che un simile provvedimento aprirebbe una piccola voragine nelle entrate fiscali, Aniasa risponde che un simile draconiano intervento produrrebbe come minimo 20 mila immatricolazioni in più per il solo settore del noleggio, in grado di generare un beneficio netto per l’Erario di circa 45 milioni di euro.
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PICCOLO E’ MEGLIO. In attesa di buone notizie sul fronte fiscale, ecco quelle che arrivano sul piano ambientale: nelle flotte crescono le vetture molto parche nei consumi e le city car sono arrivate a rappresentare quasi il 20% del totale, mentre sono in forte riduzione le over 2 mila centimetri cubi, che sono scese a quota 5%. «È vero, le aziende vogliono auto più piccole, ma con dentro tanta tecnologia», dice Angelo Simone, direttore flotte e remarketing di Psa Peugeot-Citroën Italia. «Nella nostra gamma, per esempio, è sempre più richiesta la C4 Cactus grazie a un’interfaccia di guida 100% touch, alla totale connessione con il mondo esterno e allo schermo touch pad da sette pollici che fa parte della dotazione di serie».Tra le motorizzazioni alternative c’è chi punta sul Gpl come Nissan («Questa soluzione è ideale per le flotte destinate a operare in zone a traffico limitato come la milanese Area C», dice l’amministratore delegato Bruno Mattucci) e chi si fa dare una mano dal metano, in abbinata con la benzina, come Audi: «La nostra A3 Sportback g-tron permette alle aziende di accedere al mondo dei quattro cerchi con un’auto dai costi di gestione molto contenuti e un piacere di guida inalterato rispetto a una equivalente versione tradizionale», dice il responsabile flotte Alberto Cestaro.
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NON SOLO GPL. Ma c’è anche chi crede che i propulsori tradizionali abbiano ancora grandi margini di miglioramento. «Con il sistema I-Eloop della 6 siamo gli unici a offrire di serie un supercapacitore per il recupero dell’energia», dice Massimiliano Giotti, Fleet & Marketing Manager di Mazda. «Il dispositivo è così efficace nella riduzione dei consumi da averci permesso di essere l’unico costruttore al mondo presente con un’auto tradizionale alla recente fiera H2R, dedicata alla mobilità sostenibile». Poi ci sono le ibride, ormai da anni cavallo di battaglia della Toyota. «Non ci sono Gpl o metano che tengano, quella ibrida è la tecnologia più avanzata disponibile nel settore», contrattacca Mariano Autuori, Fleet, Lcv & Remarketing General Manager della casa giapponese, «lo dimostrano oltre sei milioni di nostre vetture vendute nel mondo negli ultimi 16 anni».E la rivoluzione elettrica? «Le agevolazioni stabilite dall’anno scorso non hanno avuto grande successo, tanto che per il 2014 gli stanziamenti previsti sono stati aumentati con i fondi non utilizzati», spiega Fabrizio Ruggiero. «L’interesse inferiore alle aspettative è dovuto, per i privati, principalmente alla mancanza di chiarezza sulla tassazione, mentre per le aziende è stato l’obbligo di rottamare un veicolo con più di dieci anni di vita, situazione inusuale nelle imprese, a comprometterne il successo. Ricordo comunque», continua il presidente di Aniasa, «che proprio il noleggio rappresenta il 70-80% delle auto elettriche immatricolate in Italia». Tradizionali ibride o elettriche che siano, le vetture aziendali ormai sono praticamente obbligate a possedere tutti gli strumenti per una guida più sicura, come i dispositivi per il controllo della distanza di sicurezza o di conduzione del veicolo, che sono sempre più richiesti così come gli accessori che forniscono informazioni su traffico e viabilità.
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IL CAR SHARING. E, a proposito di traffico cittadino, l’applicazione per iPhone Uber non è l’unico nemico dei tassisti, preoccupati anche dal dilagare del car sharing in città come Milano. Un pericolo anche per il mondo del noleggio? «No, anzi una nuova opportunità per chi percorre pochi chilometri o per le aziende che intendono abbattere i costi legati a taxi e noleggio a breve», sostiene Marco Girelli, Sales Director di Alphabet Italia, la società del Gruppo Bmw che si occupa di servizi di mobilità e noleggio a lungo termine. «Ecco perché l’8 settembre abbiamo lanciato in Italia AlphaCity, un innovativo servizio di car sharing rivolto proprio alle aziende». Il settore, insomma, è molto attento alle nuove tendenze della mobilità e c’è chi come Ald Automotive Italia sta estendendo le sue offerte a chiunque abbia un codice fiscale, ovvero ai privati, «Con un occhio di riguardo ai Gas, i Gruppi di acquisto solidali», conferma Crescenzo Ilardi, Strategic Accounts & Marketing Director della società.Inutile dire che tanto fermento fa gola ai costruttori, che vedono nelle flotte un canale, forse l’unico, in cui la voce vendite è seguita dal segno più. «E infatti il marketing delle case automobilistiche nei nostri confronti si sta riposizionando», dice Fabrizio Ruggiero, «e oggi è prioritariamente incentrato su due elementi: il primo è costituito dalla capacità delle vetture di mantenere il valore residuo nel tempo, che consente di ridurre il costo mensile derivante dal deprezzamento del bene, il secondo consiste nel sottolineare l’affidabilità del mezzo e la riduzione degli interventi di manutenzione ordinaria, che limita il fermo tecnico della vettura e i relativi costi».
LA SVOLTA DEL 2010. Ma è proprio vero che le vetture nate nel post 2010 hanno segnato una svolta rispetto a quelle delle generazioni precedenti? I dati raccolti dall’Aniasa nel suo ultimo rapporto dicono di sì. Dal 2009 la durata media dei contratti di noleggio a lungo termine si sono allungati e si è passati via via da una media di 38 mesi a una di 43, valori di per sé già più alti rispetto al decennio 2000-2010, quando la durata media era ferma ai 36 mesi. Il fenomeno trova origine sia nelle esigenze di contenimento dei costi, sia per le nuove policy delle aziende clienti, che privilegiano la stabilizzazione del costo per un periodo più lungo grazie al fatto che le autovetture delle ultime generazioni sono sempre più affidabili e consentono un mantenimento in flotta per periodi di tempo e percorrenze chilometriche più ampie.
Ma l’auto aziendale è ancora un fringe benefit o è stata declassata a semplice strumento di lavoro? «L’auto aziendale resta uno dei benefit preferiti dai dipendenti», risponde Ruggiero, «un’opportunità prevista non più solo per il top management, ma una leva di motivazione proposta da un numero crescente di imprese a favore di più ruoli aziendali. Se nell’attuale contingenza economica non è facile assicurare ai dipendenti un aumento della retribuzione monetaria, l’auto aziendale, come già avviene negli altri Paesi europei, può rappresentare uno strumento particolarmente apprezzato di incentivazione e di fidelizzazione».
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