Così sarà il mio e-book

Il libro è morto? Viva il libro! Così le case editrici si stanno preparando a rimpiazzare la carta con i lettori digitali. Ma nessuno ha chiesto agli autori se sono pronti a usare l’inchiostro digitale. Lo abbiamo fatto noi. Parlano Severgnini, Geda e Murgia

Forse è prematuro parlare dei regali di Natale, ma è meglio che vi prepariate. È probabile che sotto l’albero, al posto della solita pila di libri incartati a festa, ci sia un pacchetto più sottile degli altri. Lo prenderete in mano e capirete che non si tratta di una camicia, né di un pullover. Sarà il vostro primo lettore di e-book. Che sia un Kindle, un Nook, un device della famiglia Sony o Samsung o un iPad, non lo sappiamo. Ciò che è certo è che qualunque dispositivo vi avranno regalato, quello sarà solo il primo passo per accedere ai circa 4.500 titoli, tra classici, bestseller e novità editoriali disponibili a dicembre in formato digitale e in italiano. Chissà se l’e-book darà una spinta decisiva al mercato, chissà se gli italiani, così poco propensi a leggere e invece enormemente attratti dalle mode e dalla tecnologia, col pretesto di provare il nuovo giocattolo finiranno finalmente per farsi affascinare dalla narrativa. Al momento, secondo una ricerca di Simulation Intelligence presentata alla conferenza stampa di presentazione di Ebook Lab Italia, pare che solo il 17,7% del popolo tricolore sia interessato all’acquisto di un e-reader. I grandi editori nazionali comunque ci sperano: Einaudi, Mondadori, Piemme, Sperling&Kupfer hanno infatti inserito in catalogo 1.400 titoli, di cui 400 novità. La piattaforma condivisa, Edigita, propone più di 2 mila volumi digitali tra quelli che fanno capo a Feltrinelli, Messaggerie Italiane, GeMs ed Rcs libri, poi ci sono i circa mille titoli di BookRepublic. Senza tener conto delle migliaia di saggi della Bruno Editore, specializzata in formazione e al momento leader del mercato degli e-book che, ad agosto, ha venduto il 761% di libri digitali in più rispetto allo stesso mese del 2009. In pista c’è anche Telecom Italia, che con l’editoria cartacea o digitale non ha nulla a che vedere, ma che sta preparando il lancio del suo store on line, con il quale intende diventare aggregatore di contenuti e mediatore tra case editrici e utenti, pardon, lettori finali. Sembra però che ci si stia dimenticando di qualcuno: gli autori cosa pensano di tutto questo fermento? Come vedono i loro bestseller sui display dei reader digitali ora che, grazie alla possibilità di arricchire la parola scritta con immagini, suoni e collegamenti ad altri contenuti, una storia si può trasformare in un ipertesto? E soprattutto, come scriveranno i loro prossimi libri? Abbiamo chiesto a tre scrittori italiani di cimentarsi in un gioco di immaginazione e raccontarci come vorrebbero vedere le proprie opere su Kindle, iPad & co, e abbiamo scoperto che le varie visioni non variano solo da autore ad autore, bensì da opera a opera, anche quando concepita dalla stessa mente. L’e-book di domani? Ne vedrete, anzi, ne leggerete delle belle…

BEPPE SEVERGNINISono pronto! Ma a me interessa il contenutoSe chiedessi a bruciapelo a chi ha letto qualcosa di mio se si ricorda dove l’ha letto, sullo schermo di un Pc, piuttosto che tra le pagine di un libro o di un giornale, sono certo che non me lo saprebbe dire. Del resto è giusto così, e per me non conta la piattaforma, quanto il contenuto. Cosa penso del futuro dell’e-book? Posso citare questo aneddoto: l’anno scorso, parlando davanti a un pubblico di piccoli e medi editori, ho detto che secondo me le previsioni di chi sostiene che tra 20 anni l’e-reader sarà lo standard di lettura egemone sono sbagliate. La platea è impazzita, si sono alzati applausi e cori di assenso. Poi però ho precisato: è una previsione sbagliata perché accadrà molto prima. E nella sala si è fatto un improvviso e imbarazzato silenzio. Ma dai, non c’è da stupirsi, basta vedere cosa succede oggi: i giornali stanno lottando ferocemente per l’on line, le enciclopedie sono già andate, i dizionari sono in difficoltà, e pure la scolastica è già sulla strada del formato digitale, almeno stando alle novità che arrivano dal Ministero. I romanzi saranno l’ultimo baluardo a cadere, e i saggi come quelli che scrivo io forse il penultimo. Per noi autori resta piuttosto la questione irrisolta dei diritti sui contratti nuovi, e anche io mi sto guardando bene intorno per il mio ultimo libro. L’ho quasi finito, e l’ho fatto esattamente nello stesso modo in cui ho fatto tutti quelli che ho pubblicato dal ‘90 a oggi. Però stavolta l’ho scritto già immaginando che sarà anche un e-book: insomma mi sto organizzando perché sia possibile che ogni volta che ci sarà un’immagine, un filmato o un link interessante per quello che dico, lo si possa raggiungere. Questa per me è una novità assoluta, d’accordo, ma non mi costa molto, perché tanto quando si scrive le fonti si vanno a vedere lo stesso. Chi legge la carta, che per il momento è la piattaforma egemone, non dovrà neanche accorgersi della differenza: potrà piacere o non piacere, ma sarà comunque un libro di Beppe Severgnini. Pur essendo pronto per quest’altro tipo di fruizione.

FABIO GEDAIo sono già tutto digitaleCredo che esistano scritture che devono rimanere solo scritture. Perché contengono nella parola e nel ritmo tutto ciò che è necessario per evocare nella mente del lettore mondi, esperienze, emozioni. E poi ci sono scritture che verrebbero avvantaggiate dall’ipertestualità. Per esempio, il mio secondo romanzo, L’esatta sequenza dei gesti, che è ambientato in una comunità-alloggio, non ne ha bisogno: possiede di per sé la giusta capacità descrittiva. L’ultimo libro che ho scritto, invece, Nel mare ci sono i coccodrilli, è tratto da una storia vera, è il resoconto del viaggio di Enaiatollah Akbari per arrivare in Italia, e penso che l’aggiunta di fotografie, suoni e anche musiche potrebbe arricchire l’esperienza della lettura. I miei primi due romanzi, editi da Instar, sono già scaricabili per e-reader mentre il terzo, edito dalla Baldini Castoldi lo sarà a brevissimo: ho firmato da poco l’addendum al contratto. Ma non penso cambi molto nel breve periodo. La tecnologia disponibile non è sufficiente per creare ipertesti. I vari lettori di e-book, fatta eccezione per l’iPad, che però è retroilluminato e quindi scomodo per la lettura, non sono ancora in grado di funzionare come dispositivi multimediali. Io li ho provati, ma non ne ho ancora comprato uno. So già che arriverà a breve, e che lo utilizzerò soprattutto per la saggistica. Diciamo la verità, è un bel vantaggio spendere 6 euro anziché 20 per un libro di cui magari ti servono solo un paio di capitoli. Sulla narrativa invece resterò legato al rapporto con la carta ancora per un bel po’.Però a pensarci bene c’è un libro che mi piacerebbe leggere anche come e-book. Si tratta di Molto forte, incredibilmente vicino, di Jonathan Safran Foer. Ha messo insieme un romanzo inserendo nel volume fotografie, testimonianze e parti di testo scritte a mano. Un libro del genere declinato sul digitale sarebbe molto curioso. E questo perché il gioco non è didascalico, ma narrativo. Non ha la scopo di spiegare, ha piuttosto il vantaggio di aggiungere senso. In ogni caso, la definirei una lettura differente, non per forza migliore. Mi sembra evidente: non farei lo scrittore se non credessi nella potenza delle parole.

MICHELA MURGIAPer l’e-book rifare il mio primo libroIo Kindle ce l’ho, e lo trovo molto utile. Ma sono scettica sulla diffusione degli e-reader in Italia. Nel nostro paese i lettori sono un’infima minoranza, e al massimo posso sperare che il nuovo strumento raggiunga generazioni che hanno con la tecnologia un rapporto migliore di quello che hanno con la carta. Il mio primo libro però mi piacerebbe vederlo in formato digitale: Il mondo deve sapere, infatti, è stato ricavato dal mio blog. Una grande gioia, certo, perché il libro cartaceo per me è un oggetto feticcio. Ma pure una perdita enorme, perché i livelli di ipertesto, l’interattività e le immagini che sceglievo per accompagnare i post, sono andati perduti con la stampa. Potessi rimetterci mano ripristinerei la sua natura originaria, con la possibilità di interazione tra testo e altre forme di medialità. Inserirei molte citazioni che nel blog servivano a rendere più esplicite alcune descrizioni, oppure mi piacerebbe aggiungere dei link a Youtube. Tutto questo discorso non vale per Accabadora (il romanzo vincitore del Premio Campiello 2010, ndr) che nasce per il formato cartaceo. In versione digitale avrebbe giusto il vantaggio di essere facilmente trasportabile. Ammetto che mi tenta l’idea di aggiungere alle parole foto e immagini, ma sarebbe un’invasione didascalica del testo, toglierebbe quel surplus di creatività che spetta al lettore. E un libro è morto se ciascun lettore non lo arricchisce con proprie esperienze. Invece troverei il formato dell’e-book perfetto per un altro libro che ho letto recentemente. È L’egemonia sottoculturale, un saggio di Massimiliano Panarari, edito da Einaudi, che analizza e critica la sottocultura televisiva. Fa diversi riferimenti a programmi Tv di cui non avevo nemmeno sentito parlare, e molte volte, mentre leggevo, sono stata costretta a fermarmi e andare sul pc per cercare qualche video su Youtube. Anche il mio prossimo libro è un saggio, un lavoro socioteologico sui modelli di genere che sto realizzando per la collana Stile libero di Einaudi, e affronterà il tema del peso della educazione cattolica sul modo in cui le donne si percepiscono e vengono percepite. Visto che ci saranno molti riferimenti all’iconografia pubblicitaria e ai video musicali, con la casa editrice ci siamo già trovati davanti al problema di dover selezionare un numero limitato di immagini per via dei costi di stampa. In questo caso l’e-book, con un testo più interattivo e con meno limiti alla scelta delle immagini, sarebbe sicuramente uno strumento molto più potente e ricco. Ma dobbiamo ancora trattare sui diritti per un’eventuale versione digitale.

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