Rossini Art Site riflette in molti aspetti il desiderio del suo fondatore di creare uno spazio flessibile e accogliente. Il parco di sculture è infatti un luogo in cui un pubblico vasto ed eterogeneo è invitato a sperimentare un’esperienza non convenzionale dell’arte contemporanea, senza rinunciare all’aspetto ludico di una giornata all’aperto, immersi nella natura di un luogo incantevole e pacifico, circondati dal panorama mozzafiato dei Colli Briantei, nel cuore verde del Parco della Valle del Lambro.
Questo è il luogo scelto dall’imprenditore e mecenate Alberto Rossini per collocare la sua prestigiosa collezione d’arte del Secondo Novecento, in una continuità fra le sue innumerevoli passioni, senza creare una barriera rigida o elitaria, ma attraverso un linguaggio comune all’insegna della bellezza. Fulcro del luogo è certamente il pavilion d’accesso al parco, progettato dallo studio Site e dall’architetto newyorkese James Wines, esponente della Green Architecture, maestro del design ambientale e dell’architettura organica, che ha dato vita a un progetto in grado di dialogare perfettamente con il territorio circostante, integrando arte, ambiente e architettura in un unico concetto. Il parco mantiene oggi la sua vocazione dinamica e mutevole, aperta a recepire stimoli sempre nuovi attraverso l’acquisizione di opere e la collaborazione con artisti di fama internazionale.
La collezione permanente del Rossini Art Site
Il cuore pulsante della Collezione Rossini è certamente rappresentato dai rivoluzionari protagonisti del panorama artistico italiano della seconda metà del Novecento. Il Movimento Arte Concreta, l’Informale e, più in generale, quello che viene definito Astrattismo Europeo furono certamente le correnti più seguite e amate da Alberto Rossini, che, oltre a raccogliere una collezione veramente significativa di opere di questi movimenti, divenne amico e mecenate di molti dei loro protagonisti.
Pur appartenendo a gruppi artistici diversi e rifacendosi a ricerche estetiche parzialmente differenti, Turcato, Consagra, Leoncillo, Munari, Melotti, Cascella, Pomodoro ed alcuni altri, detarono le regole di un nuovo modo di fare scultura, scevro di simbolismi o riferimenti psicologici, ma generato dalle impressioni che le forme, la materia e i colori della realtà imprimono sugli artisti e sugli equilibri che ne possono nascere. Di questi maestri, sono presenti nel parco alcune rare opere su larga scala, dal valore storico e poetico inestimabile, ognuna giunta in questo luogo, plasmato appositamente per accoglierle, tramite vicende che legano la storia dell’arte, quella dell’industria e della committenza privata.
Un piccolo, ma molto significativo nucleo di opere esposte all’interno del Rossini Art Site è costituito dalle sculture di quegli autori che, per primi in Italia, intrapresero la rivoluzione dell’astrazione in scultura. Sono gli artisti che dall’immediato dopoguerra alla metà degli anni 60 hanno segnato “l’età dell’oro della scultura italiana”, rompendo la tradizione della figurazione per avvicinarsi alle ricerche che i pionieri dell’astrattismo stavano portando avanti in pittura già a partire dagli anni 10. Fanno parte di questo gruppo artisti come Mario Negri, Lorenzo Pepe, Quinto Ghermandi e Luciano Minguzzi, tutti presenti nelle più importanti collezioni pubbliche italiane e all’interno del Rossini Art Site.
Le opere dei Nouveaux Réalistes
Con questo termine si fa riferimento a quella corrente che si diffuse agli inizi degli anni 60 sotto l’egida del critico d’arte Pierre Restany, amico di Alberto Rossini e frequentatore della sua casa. All’interno di questo gruppo compatto, che restò tale per soli tre intensi anni, ogni membro sviluppò un vocabolario proprio governato però da principi condivisi: in contrapposizione con i risvolti lirici e psicologici che l’arte astratta, materica e gestuale aveva ormai assunto. Per rivelare questa nuova oggettivita, i Nouveaux Réalistes, estrapolano oggetti banali dal loro contesto quotidiano e spingono lo spettatore a osservare e riscoprire forme che, altrimenti, andrebbero perse nel flusso quotidiano di stimoli visivi.
E se Spoerri dà vita a nuovi personaggi combinando oggetti incongruenti, Arman si serve della tecnica delle “accumulazioni”, tramite cui crea mucchi e composizioni di oggetti legati alla quotidianità; César invece comprime automobili: simbolo per eccellenza della produzione seriale. Oltre alle opere di questi tre artisti, il movimento dei novorealisti è rappresentato all’interno della collezione anche da importanti opere di Tinguely e dalle sue “macchine inutili”.
Tra arte e industria
Sull’onda della passione di Alberto Rossini per l’arte contemporanea, per molti anni l’azienda di famiglia ha individuato nell’arte uno strumento efficace di comunicazione interna ed esterna della propria identità, basata sulla sperimentazione e sull’innovazione tecnologica. L’azienda meccanica della famiglia Rossini ha infatti negli anni attuato un progetto coerente, in cui il mecenatismo non fu una semplice attività passiva, bensì un atto compiuto. L’investimento in arte si pone quindi non solo come puro sostegno economico alla realizzazione di importanti opere, come nel caso dello scultore Hidetoshi Nagasawa, ma anche come vera e propria realtà produttiva: sono infatti parecchi gli artisti amici di Alberto Rossini invitati nel corso degli anni a realizzare le proprie opere con la strumentazione e le competenze dell’azienda meccanica di famiglia, molte delle quali sono valse premi e importanti riconoscimenti.
Tra gli artisti presenti al Rossini Art Site che in questo senso hanno collaborato con Alberto Rossini, ricordiamo Pietro Consagra, César, Erik Dietman, Dennis Oppenheim, oltre all’architetto Massimiliano Fuksas, affiancato nella realizzazione della maquette per la Casa della Pace, esposta per la prima volta alla Biennale di Venezia del 2000 con lo scopo di rappresentare in scala ridotta l’edificio Peres Peace House, successivamente realizzato a Tel Aviv.
I giovani artisti e le residenze
Non collezionista per investimento, ma per autentico amore dell’arte, Rossini non ha fatto mancare il suo sostegno anche ad artisti più giovani, di cui apprezzava la poetica. Questi artisti, con cui il collezionista era solito stringere rapporti di amicizia oltre che di mecenatismo, erano spesso invitati in residenza presso il Rossini Art Site e da questi progetti nascevano opere site specific come la Segreta di Antonio Ievolella o le Anfore di Franz Sthaeler.
Questa passione è stata naturalmente tramandata ai figli di Alberto, Marco e Matteo, che proseguono il progetto del padre accordando la vocazione di questo luogo, invitando artisti affermati ed emergenti a realizzare opere e performance. La collezione viene costantemente arricchita e valorizzata, in parte attraverso il programma intrapreso dalla Fondazione Pietro Rossini, che ha sostenuto fra gli altri gli interventi di Chara Mu inaugurati nel 2016. Info: rossiniartsite.com
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