La politica passa, i contribuenti restano

Giorgia MeloniIl primo ministro italiano, Giorgia MeloniPhoto by Simona Granati - Corbis/Corbis via Getty Images

Si dice che una buona Legge Finanziaria sia quella capace di mettere i soldi nei posti giusti. Certo, tutto sta nel definire quali siano questi “posti giusti”, perché di fatto coincidono con materie, strategie e progetti capaci di imporre l’indirizzo politico della maggioranza al governo di un Paese: in breve, traducono in fatti l’immagine dell’Italia che la suddetta vorrebbe realizzare. Pertanto, i “posti giusti” cambiano (o dovrebbero cambiare) in base alla colorazione partitica della compagine di governo.

Personalmente, credo che l’ultima manovra finanziaria non possa definirsi né buona né giusta. Con tutte le attenuanti del caso, ovvero una coperta troppo corta, con risorse limitate e un contesto nazionale e internazionale a dir poco difficile, l’agognata svolta – che in fase di elezioni Meloni e i partiti che compongono l’alleanza hanno promesso e assicurato – non c’è stata. Si è scelto di fare di tutto un po’, limando di qua e di là per dare poco a tutti, evitando di fare delle scelte strutturali di campo capaci di migliorare realmente e stabilmente almeno alcuni degli aspetti fondanti del Paese.

Vedi la Sanità, che si trova ai minimi storici e con dei livelli di prevenzione e cura allarmanti, e con un personale sanitario “mal-trattato” e strutture pubbliche in perenne emergenza. Per non parlare della Scuola: nonostante l’emergenza educativa che tutti colgono, anche questo governo non ha portato avanti nulla di significativo. Men che meno, nulla si è tentato per sostenere le imprese sottoposte a regimi fiscali vessatori; silenzio di tomba sui possibili deterrenti nei confronti di un’evasione fiscale diventata sempre più arrogante e autoassolutoria, mentre nessuna agevolazione punta a far venire voglia agli imprenditori, in un momento veramente difficile, di rischiare di più, di assumere di più.

Ripeto, da buon amministratore so che fare delle scelte è difficile, ma necessario. Soprattutto quando sono impopolari. Ma resto convinto che spesso scegliere di non scegliere sia ancora peggio che fare delle scelte sbagliate, perché queste ultime possono essere sempre corrette, mentre con le prime tiri a campare rimandando i conti a chi verrà dopo di te. E i politici, purtroppo, sanno bene che i governi passano, mentre i contribuenti restano e sono sempre quelli (gli stessi di sempre) a pagare. Nonostante sembrasse che sulla carta questo governo avrebbe potuto fare la differenza.

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