In Italia non c’è posto per la fragilità

In Italia non c'è posto per la fragilitàImmagine di rawpixel.com su Freepik

C’è una frase dello storico premier inglese Winston Churchill che induce alla riflessione; la quale recita che un qualsiasi Paese che non sappia prendersi cura dei propri anziani, bambini, malati e carcerati non possa dirsi civile. Non ricordo se il primo ministro inserisse tutte tali categorie, ma il significato della frase comunque rimane chiaro e ravvisabile a tutti: un Paese che non sappia prendersi cura dei soggetti fragili, non può dirsi civile. E col termine Paese non dovrebbe intendersi solo il Governo di un Paese.

Ovviamente si può o meno essere d’accordo con quanto detto da sir Churchill, e in un’epoca di buonismo sostenibile vorrei vedere chi avrebbe il coraggio di dirsi contrario… ma nel caso in cui se ne condivida almeno in parte il punto di vista, bisogna avere poi anche il fegato di guardarsi allo specchio. Ecco – di riflesso – alcuni indizi. Parliamo degli anziani? Sorvoliamo sulla piaga delle pensioni da fame, per soffermarci sul fatto che nelle Rsa ci sono solo 270 mila posti disponibili, a fronte di 4 milioni di over 65 non autosufficienti. E i bambini? Unicef fa sapere che si rischia – se non venisse data piena attuazione al Pnrr – di non raggiungere l’obiettivo del 33% di partecipazione dei bambini tra 0 e 3 anni ai servizi educativi, obiettivo che era fissato addirittura per il 2010, a fronte di un’Europa che si è data invece una copertura del 45% entro il 2030. Come al solito siamo gli ultimi della classe, e il peggio è che si tratta solo di uno dei tantissimi problemi che minano alle fondamenta il sistema educativo pubblico.

E per quanto riguarda le carceri? Come il Consiglio d’Europa ci ha fatto recentemente notare, operano al 114% della loro capacità ufficiale, pari a 50.863 posti. E poi ci si stupisce che stia crescendo il numero dei sucidi tra i detenuti… Non ci sono spazi neanche per i malati. Gli ultimi dati indicano che negli ospedali mancano all’appello 37 mila posti letto: si dovrebbe passare dunque dagli attuali 235 mila a 272 mila e portare il numero di letti ogni 100 mila abitanti da 3,9 a 4,5, rimanendo comunque distante dalla media europea, che è di 5,3 posti letto ogni 100 mila abitanti. Per amor di patria, stendiamo un velo pietoso sulle interminabili liste d’attesa per una visita specialista… Con il risultato che il nostro Paese di fatto ha così abdicato a una seria politica di prevenzione, che – conti alla mano – è la pratica che conduce al risparmio sui costi sanitari nonché al benessere dei cittadini.

Quattro indizi – quelli inerenti anziani, bambini, detenuti, malati – che contribuiscono a comporre ben più di una prova (Agatha Christie ne riteneva sufficienti tre), del fatto che l’Italia sia a tutti gli effetti un Paese tutt’altro che “anima & core” come siamo portati troppo spesso a dipingerci. Bensì una nazione in cui la fragilità non ha posto né cittadinanza. Quindi, di fatto, siamo un Paese incivile. E a dirlo non è la sottoscritta, bensì Churchill.

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