«Un buon manager è come un bravo allenatore sportivo»

La nostra chiacchierata sulla leadership 2.0 con Stefano Abbati, amministratore delegato Fossil Italia

Ha riscontrato dei cambiamenti nello svolgimento del suo ruolo dal 2007 a oggi?

Premessa fondamentale è che Fossil è un’azienda che fa della coerenza, in ogni momento e su ogni ambito, il proprio punto di forza. Come gestione e organizzazione – essendo tra l’altro una realtà piuttosto giovane, in quanto nata a livello mondiale nel 1984 – è sempre stata un’azienda open-minded, aperta e partecipativa. Dunque non c’è mai stato un approccio verticistico-gerarchico. Il che significa che ciascuno ha la possibilità e la capacità, il dovere e il diritto, di interloquire con chiunque a tutti i livelli dell’organizzazione, in Italia e all’estero. Ovviamente all’interno dell’azienda ci sono profili specifici, ai quali spettano determinate decisioni, che affrontano interfacciandosi con il managing director.

Quali ambiti restano prerogativa assoluta di un leader?

Un buon manager è come un allenatore: deve saper individuare talenti, metterli nei ruoli giusti e far sì che questi interagiscano tra di loro nel modo migliore possibile. Ma è lui che detta le linee guida. Spetta a un leader dare l’esempio, delegare e controllare. Questi per me rimangono dogmi. Bisogna dare a tutti la possibilità di esprimere le proprie capacità, facendo successivamente una verifica per enfatizzare i punti di successo e/o esaminare ciò che non ha funzionato, perché non accada in seguito. Anche in ottica di crescita professionale della risorsa. Per noi ciò che è importante non è l’orologio o la borsa, ma la persona.

E quindi quanto conta saper motivare il proprio team?

È fondamentale motivare le risorse perché queste possano dare quel quid aggiuntivo senza cui il lavoro si ridurrebbe a un’attività senza stimoli. Credo che l’io persona non possa essere diverso dall’io professionista. Quando ci sono sacrificio, impegno, dedizione, principi di cui è permeata la nostra azienda, anche se un individuo non ha una grande esperienza in un certo settore, forse impiegherà più tempo per arrivare agli obiettivi, ma li raggiungerà comunque. Ho in mente i giovani, in cui credo molto, così come l’azienda che punta su di loro: in Fossil l’età media dei dipendenti è di 30-32 anni. Per il team building, abbiamo organizzato percorsi formativi legati al rugby, per i valori di spirito di squadra e correttezza. Con i line manager abbiamo predisposto altri tipi di formazione, con parallelismi verso alcuni modelli gestionali del mondo militare che rimarcano concetti di competenze mirate, altruismo, appartenenza al gruppo.

Vantaggi e svantaggi di apertura e trasparenza?

Le persone si sentono coinvolte e responsabilizzate. Sanno che la loro opinione è ascoltata e presa in considerazione, quindi si dà merito alla persona e alla sua professionalità. Da un clima partecipativo si ottengono molte più energie positive. Dall’altro, però, bisogna saper gestire bene queste dinamiche affinché il flusso delle informazioni sia sempre corretto e fluido.

Possono aiutare, in questo, i social network?

A livello europeo e internazionale abbiamo costituito un sito Intranet, Switchboard. Tutti i dipendenti possono partecipare al blog per commentare le iniziative dell’azienda ed essere informati su ciò che la riguarda.

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