Connettiti con noi

Lavoro

Perché chi comanda non ascolta «i manager del rischio»?

Per non diventare delle moderne Cassandre inascoltate, i risk manager devono acquisire una visione complessiva del business

Risk manager, ecco come farsi ascoltare prima che sia troppo tardi. Per non diventare delle moderne Cassandre, cioè dei profeti di sventure inascoltati, i manager del rischio devono presentarsi non solo come specialisti del settore, ma anche con una visione integrata con il business. È uno degli aspetti che emergono da una ricerca sul tema realizzata da Governance Consulting. «Un’adeguata gestione del rischio è fondamentale se viene concepita a livello di board e non annegata in funzioni aziendali come il Cfo”, spiega Giovanni Magra, presidente della società.

Risk manager, come farsi ascoltare prima che sia tardi

A condividere la visione di un risk manager più olistico è Michele Gobbi, responsabile risk management di Enav: «Il ruolo del risk manager sta passando da una visione settoriale e specialistica, tipicamente orientata al trasferimento del rischio, a una maggiormente integrata e gestionale. Le crisi finanziarie e del credito sovrano hanno infatti dimostrato l’inefficacia dell’approccio classico in contesti in rapida evoluzione, richiedendo visione e competenze sempre più trasversali».

Anche Maurizio Micale, coordinatore del master Cineas in Risk engineering e management online, vede nella grande crisi il principale motore veso un cambio di prospettiva. «Oggi il modo migliore di affrontare i rischi è farlo in modo olistico», spiega. «Così il risk manager passa da un ruolo di esperto della protezione, con il fine prioritario di minimizzare eventuali perdite attraverso le attività di prevenzione, protezione e finanziamento del rischio, a quello di ‘arbitro’ che definisce i criteri aziendali di identificazione sistematica, di valutazione, di individuazione delle priorità e delle azioni di mitigazione dei rischi così come delle opportunità». Così, ricorda Alessandro De Felice, Chief Risk Officer di Prysmian, oggi al professionista del settore è richiesto di «essere capace di integrarsi pienamente nei processi aziendali, di capirne logiche e dinamiche, di avere abilità nel campo manageriale, organizzativo e gestionale, di essere preparato dal punto di vista economico, matematico, statistico, tecnico e ingegneristico, che gli consentano di interloquire direttamente con i vertici fino al board».