Una carriera da top manager? Il “no” delle nuove generazioni

Da una nuova indagine Deloitte emerge un cambio di paradigma tra i più giovani: più attenzione a formazione, equilibrio vita-lavoro e impatto ambientale che alla scalata ai vertici aziendali

Una carriera da top manager? Il "no" delle nuove generazioni© Shutterstock

Diventare top manager non è di certo il sogno nel cassetto dei giovani. Secondo la quattordicesima edizione della Gen Z e Millennial Survey di Deloitte, solo il 6% degli intervistati a livello globale aspira oggi a ricoprire ruoli dirigenziali di alto livello. Un dato che segna un chiaro distacco dai modelli tradizionali di carriera, rivelando invece un orientamento verso scelte professionali più sostenibili, flessibili e coerenti con i propri valori.
La priorità, per le nuove generazioni, non è più il potere o lo status, ma la possibilità di apprendere, crescere e mantenere un sano equilibrio tra lavoro e vita privata. Le richieste delle nuove generazioni in chiave lavorativa puntano infatti su ambienti in grado di offrire formazione continua e un supporto concreto da parte di datori di lavoro e manager. Tuttavia, molti denunciano un forte scollamento tra le aspettative e la realtà vissuta all’interno delle aziende.

I timori dei giovani italiani

Tra le principali preoccupazioni di Gen Z e Millennial italiani spicca il caro vita: lo indica il 37% dei primi e il 39% dei secondi. La protezione dell’ambiente e i conflitti in corso completano il podio delle grandi questioni globali percepite come prioritarie. In particolare, circa sei giovani su dieci dichiarano di vivere di stipendio in stipendio e temono di non riuscire a raggiungere la pensione con un tenore di vita dignitoso, una percentuale di circa venti punti superiore alla media globale.

Il dato sulla sensibilità ambientale è ancora più marcato in Italia: il 73% dei Gen Z e il 68% dei Millennial afferma di sentirsi spesso in ansia per le condizioni del pianeta. E l’impegno non è solo teorico: c’è chi ha già lasciato il lavoro o è disposto a farlo in futuro a causa delle politiche ambientali dell’azienda.

Le nuove priorità sul lavoro

Nonostante il disinteresse per le posizioni dirigenziali, il lavoro resta centrale nell’identità dei giovani italiani. Il 55% dei Millennial e il 45% dei Gen Z lo ritengono un elemento fondamentale per definire sé stessi – percentuali superiori alla media globale. Accanto al lavoro, contano anche gli affetti: amici e famiglia sono in cima alla lista delle priorità per il 67% dei Gen Z e il 69% dei Millennial. Un altro dato interessante riguarda il valore attribuito alle attività culturali e allo sport: aree considerate importanti da oltre un terzo degli intervistati italiani, molto più che dai loro coetanei all’estero.

Tra le tendenze emergenti, l’adozione dell’intelligenza artificiale generativa è ormai radicata: il 73% degli intervistati italiani, sia Gen Z sia Millennial, ne fa uso quotidiano, soprattutto per creare contenuti, analizzare dati e gestire progetti. La GenAI viene percepita come uno strumento utile per migliorare il work-life balance (lo afferma oltre il 70% degli intervistati) e la qualità del lavoro. Ma non mancano le preoccupazioni. Il 55% dei Millennial e il 61% dei Gen Z teme che l’automazione possa ridurre le opportunità lavorative. Di conseguenza, più di sei giovani su dieci stanno già valutando percorsi professionali meno esposti al rischio di essere sostituiti dalla tecnologia.

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