Giuseppe Oltolini: La passione? Aiuta ma non basta

Giuseppe Oltolini, Dior Parfums General Manager e LVMH Beauty Country General Manager

Questa intervista a Giuseppe Oltolini, Dior Parfums General Manager e LVMH Beauty Country General Manager, è parte di Manager: è più importante la passione o la competenza?


Basandomi sulla mia esperienza personale e professionale, sono convinto che non esista una risposta univoca, perché le persone sono mosse da motivazioni e ispirazioni molto diverse. In linea di massima concordo con la teoria di Newport, a patto che non sia portata all’estremo: la passione non è l’unico elemento fondante, ma una scintilla che può innescare una reazione a catena e alimentarla nel tempo.

L’importante, però, è non commettere l’errore di identificare la propria passione con un settore o un prodotto. La verità è che la passione non la troviamo nel prodotto stesso – quella si esaurisce velocemente –, ma piuttosto nella soddisfazione di fare ciò che amiamo con tutti i suoi momenti difficili e di successo.

Nel corso del tempo la passione la trovi nel fare bene il tuo lavoro, nelle relazioni con le persone che ti circondano, nel creare un valore che va al di là dell’aspetto commerciale, nel costruire un brand e nell’aiutare i tuoi collaboratori a crescere. Io stesso ho sempre sognato di lavorare nel mondo delle auto e non ci sono mai riuscito, eppure lavoro con una passione immensa per la cosmesi. In sintesi, la passione è importante, ma non va identificata con un lavoro, un prodotto o un marchio, altrimenti la ricerca della carriera ideale rischia di diventare frustrante.

La vera motivazione ad andare avanti la si trova piuttosto nel successo, inteso semplicemente come il positivo risultato del proprio lavoro. E quale è la base del successo? Sviluppare le proprie competenze. Poi metterci passione aiuta, ma non basta. Purtroppo, molti giovani si scoraggiano perché non vedono subito i risultati. Occorrono più pazienza e resilienza. Con questo non voglio dire che sia necessario attendere molto a lungo. Il fatto è che i tempi di maturazione delle persone, così come per il raggiungimento del successo, non sono uguali per tutti. Ma questo non vuol dire che chi arriva dopo sia meno bravo. Se si ha la pazienza di seguire i propri tempi, poi nasce anche la consapevolezza di aver trovato il lavoro giusto, quello che ci fa crescere e ci dà soddisfazioni. E di conseguenza arriva anche la passione per quello che si fa.

Ci vuole molta flessibilità e bisogna tenere la mente aperta: esperienze che non ci sembrano in linea con quello che siamo potrebbero invece esserlo e farci crescere. Uscire dalla propria comfort zone e buttarsi nello sperimentare cose nuove amplia i nostri orizzonti, e potrebbe farci scoprire che abbiamo capacità inaspettate. Dopodiché bisogna riuscire a lavorare costantemente per consolidare le nostre forze e bilanciare i nostri limiti.

Per concludere, se penso a quello che ho visto nel corso della mia carriera, alla fine chi è bravo emerge. Se sei bravo, un’organizzazione di successo non può permettersi di ignorarti. È anche vero che in questo senso è decisivo l’impegno dei manager per far sì che ciò accada. Io sono un grande sostenitore della vicinanza alle persone, a qualunque livello, dell’organizzazione. Come fai a scegliere la persona giusta al momento giusto per un determinato compito, se non conosci chi lavora con te? Se sei troppo distante, sempre chiuso nel tuo ufficio, finisci per non vedere nemmeno il più bravo di tutti.

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