Il capo narcisista è morto (forse)

Nel suo ultimo libro Alessandro Militi, Managing Partner di Ninetynine con un passato da top manager in grandi aziende, smonta miti e cliché della leadership contemporanea

Basta cazzate sulla leadershipAlessandro Militi ha iniziato la sua carriera in Fater/Procter&Gamble. Tra gli artefici del lancio dei canali Fox in Italia, dove è arrivato a ricoprire il ruolo di Vice President, è stato anche Vice President di Disney+

La maggior parte delle persone sono insoddisfatte, demotivate e sempre più disconnesse dal loro lavoro. E sono sempre di più coloro che navigano a vista tra stress, burnout e una leadership che spesso non capisce, o peggio non è davvero interessata a ciò che conta. È un dato di fatto, dunque, che, se si vuole lasciare il segno, oggi chi vuole essere un leader deve avere il coraggio di affrontare domande scomode ed eventualmente ripensare il proprio modo di agire. È in quest’ottica che Alessandro Militi, Managing Partner di Ninetynine, ha scritto il libro Basta cazzate sulla leadership (Sperling & Kupfer), che si propone come una guida pratica diretta e onesta, ricca di esempi concreti e consigli pratici.

Da Procter a Nissan e poi da Fox a Disney, oggi in Ninetynine. Un curriculum da manager navigato, ma nel libro si presenta subito come un ex capo difficile. Autodenuncia o provocazione?
Entrambe. Sono stato anche io quel manager egocentrico che pensava che bastasse parlare bene in pubblico o fare due bei PowerPoint per essere un leader. Infatti, all’inizio non ero un capo facile. Tutt’altro. Ero molto esigente, perfezionista fino all’eccesso, lunatico, arrogante, e con un ego che riempiva la stanza prima ancora che ci entrassi. Poi, però, con il tempo e dopo molti sbagli, sono migliorato, ma questo miglioramento non è avvenuto da solo, è arrivato grazie ai feedback continui che ho ricevuto, soprattutto dai miei collaboratori.

Il titolo è già una dichiarazione di guerra. Perché Basta cazzate?
In primis perché è pieno di gente che in ufficio sta male a causa delle cazzate commesse dal proprio capo e da quelle che permeano una cultura aziendale ormai giurassica. E poi perché è il mio modo diretto, ironico e dissacrante per dire basta ai manager che non ascoltano, alle riunioni-farsa in cui si recita un copione, alla leadership da palcoscenico fatta di townhall e storytelling, e ai guru del nulla che insegnano a “essere leader” senza esserlo mai stati.

La prima dritta che dà è «Apri le orecchie». Davvero uno dei problemi dei leader è l’ascolto?
I capi di oggi, anche a causa dei social, tipo LinkedIn, hanno scoperto il personal branding, che non fa altro che alimentare ancora di più il loro ego e una deriva narcisistica. Ogni post di un Ceo è pieno di reazioni positive e di commenti entusiasti anche se hanno solo detto “mi hanno invitato al convegno sulla carbonara…”. Il risvolto è pensarsi infallibili perché per qualche anno sono arrivati i risultati. E quando sei infallibile, o pensi di esserlo, quello che fai è parlare tantissimo per diffondere il tuo pensiero e dire come devono essere fatte le cose. Così va a finire che questi leader ascoltano troppo poco. E dire che basterebbero alcuni accorgimenti molto semplici di cui parlo nel libro.

Come evitare di diventare un capo da incubo

La dritta numero sei è «Prometti meno, mantieni di più». Ma in azienda non si richiede di vendere sogni?
Sognare è importante, ma il punto è che quei sogni devono avere basi solide. Perché se prometti la luna e poi non consegni nemmeno una torcia, la gente smette di seguirti. Ho visto troppi manager annunciare promozioni, bonus, percorsi di crescita… e poi puff. Silenzio. Rinvii. Promesse che evaporano. Così il team ti molla. Magari resta fisicamente, ma smette di crederti, anche se di solito non te ne rendi conto. E quando perdi la fiducia, hai perso tutto.

Parla anche di vulnerabilità. Non è un po’ pericoloso, per un leader?
Solo se non ha piena consapevolezza di sé. Siamo nell’ambito della psicologia. Dire che hai paura o che hai sbagliato non ti rende debole, ti rende vero. Io, ad esempio, sono ipocondriaco e l’ho raccontato al mio team da subito. Non come dramma, ma come parte del mio essere umano. Sai cosa è successo? Mi hanno capito. E si sono aperti anche loro. Qualcuno mi ha fatto anche delle punture in ufficio!

E allora che cos’è la vera leadership?
È semplicemente fare ciò che è giusto per l’azienda in termini di performance e per le persone che ci lavorano. Se fai solo i risultati non sei un leader, sei un manager. Magari anche bravo, ma se lasci dietro di te persone che stanno male e che non hai fatto crescere, l’azienda e la società in generale non ne beneficiano. Ho scritto questo libro per chi vuole arrivare ad avere la caratura morale e professionale minima per fare il capo di altre persone con successo. Soprattutto, per tutti coloro che vogliono prendere parte a un cambiamento sostanziale dello stile di leadership in cui c’è meno personal branding e più personal integrity.

Cosa si augura che succeda dopo la lettura del libro?
Che le persone si facciano una risata, ma anche un esame di coscienza. E che magari un giorno, davanti a una decisione o un comportamento, si chiedano: «Questa è una cazzata o sto facendo davvero il mio lavoro da leader?».


Basta cazzate sulla leadership

Basta cazzate sulla leadership

Edito da Sperling & Kupfer, questo libro non è il solito manuale che promette di trasformarvi in un guru attraverso fuffe motivazionali e formule magiche, ma una guida pratica ricca di esempi e corredata da un distillato di dritte da mettere subito in atto.

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