Lavoro: sei trend che non si potranno ignorare nel 2024

L’analisi di Adp sui principali cambiamenti che caratterizzeranno il mercato del lavoro nei prossimi mesi tra equità salariale e Intelligenza Artificiale

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Il mercato del lavoro subirà cambiamenti significativi nel 2024. È quanto sottolinea la società Adp, realtà internazionale specializzata nei servizi di Hr Outsourcing e Gestione del personale, che ha analizzato i trend principali che caratterizzeranno il settore nei prossimi mesi. Rimanere aggiornati sarà fondamentale per i leader delle Risorse umane che sperano di andare avanti con chiarezza e fiducia in un mondo del lavoro costantemente etichettato come in continua evoluzione.

I trend del mercato del lavoro nel 2024

  1. L’inclusione gioca un ruolo di primo piano
    Sono ormai sempre più importanti valori come la diversità, l’equità e l’inclusione (DE&I) per i lavoratori, tanto che influiscono sulla decisione di rimanere o meno all’interno di un’azienda. Secondo i dati dello studio People at Work di Adp Research Institute, già nel 2023 le grandi imprese hanno superato quelle piccole: i miglioramenti maggiori sono avvenuti nelle aziende con 500-1000 dipendenti. La ragione potrebbe essere che sono abbastanza piccole da capire più facilmente il profilo e le necessità della forza lavoro rispetto alle imprese più grandi, ma abbastanza affermate da disporre delle risorse per implementare le misure necessarie a fare la differenza.
  2. Equità salariale e nuove norme in merito
    La trasparenza retributiva, una via per migliorare l’equità retributiva, sta diventando sempre più importante. Il Parlamento europeo è intervenuto direttamente sul problema con l’approvazione della direttiva sulla trasparenza salariale, che pone fine al cosiddetto “segreto retributivo”. In base alle nuove norme, le imprese dell’UE saranno tenute a fornire informazioni sulle retribuzioni e a intervenire se il divario retributivo di genere supera il 5%. In Italia, con la legge 162/2021 è stata introdotta la certificazione di genere. Si tratta di una certificazione volontaria che le aziende possono richiedere per attestare la conformità dell’organizzazione di impresa ai principi di parità tra i generi, in punto di retribuzione e condizioni di carriera.
  3. AI sempre più presente: l’etica e la conformità diventano fondamentali
    Considerato l’aumento dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa, l’etica e la conformità sono considerate sempre più importanti per le aziende. Sarà fondamentale stabilire il modo in cui verranno utilizzati i dati con l’intelligenza artificiale generativa, chi utilizzerà la tecnologia e il modo migliore per conformarsi alle leggi e ai regolamenti correlati. Vengono presi in considerazione anche i diritti e le responsabilità di accesso, i tipi di dati e le politiche e i quadri etici sull’AI. Le domande da porsi sono: come tenere conto della privacy e della sicurezza dei dati? Quali diritti hanno i dipendenti sull’utilizzo dei loro dati per addestrare modelli di intelligenza artificiale generativa? L’intelligenza artificiale ha bisogno di fiducia, si sta evolvendo rapidamente e presto porterà trasformazioni in modi che non possiamo prevedere.
  4. Flessibilità di tempo e di luogo, soprattutto per le nuove generazioni
    Il 39% della Generazione Z (1995-2010) è insoddisfatto della flessibilità oraria offerta dal proprio datore di lavoro attuale e il 37% della flessibilità del luogo di lavoro. Mentre il 44% dei baby boomer è soddisfatto della flessibilità di orari e luogo offerti. L’insoddisfazione delle generazioni più giovani non deve essere ignorata dai leader delle risorse umane. Molto meno leali dei lavoratori più anziani, molti tra i più giovani hanno dichiarato pubblicamente che prenderebbero in considerazione la possibilità di cercare un nuovo lavoro se il datore di lavoro ordinasse loro di lavorare in ufficio a tempo pieno. 
  5. Le competenze potrebbero essere il segreto della carenza di manodopera
    Secondo stime ADP ci sono 6,36 milioni di lavoratori disoccupati nel mercato del lavoro, ma le aziende hanno difficoltà a ricoprire i ruoli. Invece di concentrarsi esclusivamente sulla ricerca delle competenze giuste, le aziende dovrebbero dare priorità alla loro costruzione. Secondo l’Adp Research Institute, le competenze manageriali e le competenze umane sono le più necessarie per il futuro del lavoro. Il 22% degli italiani intervistati da Adp si aspetta nei prossimi 12 mesi maggiori training e corsi di formazione, il 62% pensa di avere le competenze necessarie per almeno i prossimi tre anni. Per il 60% le competenze del futuro comprenderanno skill tecnologiche non ancora considerate indispensabili per il lavoro odierno, mentre il 44% sente che il proprio datore di lavoro sta investendo nelle competenze di cui i lavoratori hanno bisogno per avanzare nel proprio percorso di carriera. Le skill più importanti nei prossismi cinque anni saranno l’empatia 25%, l’abilità manageriale per il 23%, e le lingue straniere per il 21%.
  6. Il percorso professionale tradizionale si sta evolvendo
    Il modo in cui si svolgono le carriere oggi è diverso. Un percorso di carriera tradizionale spesso prevedeva il conseguimento di una laurea, l’inserimento nel mondo del lavoro e il “salire la scala” in una o due organizzazioni. Oggi, invece, sempre più lavoratori attraversano una rete di carriere in cui possono scegliere la mobilità o la stabilità. Con l’aumento dei costi dell’istruzione e ruoli entry-level che non pagano abbastanza, alcuni lavoratori stanno optando per campi che non richiedono titoli di studio o entrano nel mondo del lavoro mentre sono a scuola. La direzione Hr svolge l’importante ruolo di mediare tra le parti, aiutando ad allineare necessità e aspirazioni per sollevare il morale e incrementare la fidelizzazione in un momento di cambiamenti radicali continui e di enorme incertezza. Data la posta in gioco, non sarà certo un compito facile, ma chi riuscirà a portarlo a termine riceverà in cambio una forza lavoro più stabile, impegnata e produttiva.

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