Rendere più sostenibile ed equilibrata la separazione tra la vita professionale e la vita privata: è l’obiettivo di Lavoro, poi stacco la proposta di legge sul diritto alla disconnessione presentata alla Camera che sta attirando l’attenzione di moltissimi lavoratori.
Ideata dal Pd e da L’asSociata, associazione di giovani impegnati a creare una separazione netta fra le ore dedicate all’occupazione e il tempo libero, la proposta è stata depositata nel mese di luglio 2024 e sottolinea quanto sia necessario che il lavoratore non debba essere costantemente reperibile.
La necessità, per altro, è spiegabile ed è sicuramente condivisa da professionisti occupati nei più disparati ambiti: complici gli smartphone, la messaggistica istantanea e tutti gli strumenti utilizzati quotidianamente, infatti, il confine tra spazio personale e spazio lavorativo è sempre più labile e non è raro ricevere comunicazioni più o meno importanti in momenti che dovrebbero essere riservati alla tranquillità, al relax e al benessere.
Lavoro, poi stacco vuole dunque sancire il diritto di non rispondere alle comunicazioni di lavoro durante il periodo di riposo e si applicherebbe ai lavoratori autonomi e a quelli il cui contratto nazionale non prevede il diritto alla disconnessione.
Il testo della proposta specifica, per altro che per «comunicazione» si intende qualsiasi forma di contatto tra datori di lavoro e lavoratori o tra lavoratori effettuata tramite telefono, mail, servizi di messaggistica istantanea o altre piattaforme di collaborazione.
Non solo: si specifica che «il lavoratore ha diritto di non ricevere comunicazioni dal datore di lavoro o dal personale investito di compiti direttivi nei confronti del lavoratore stesso al di fuori dell’orario ordinario di lavoro previsto dal contratto di lavoro applicato e, comunque, per un arco di tempo minimo di dodici ore dalla cessazione del turno lavorativo».
Scendendo ancor più nel dettaglio e considerando ogni possibile variabile, viene anche precisato e stabilito che tutto ciò che viene comunicato dopo momenti deputati al lavoro, non può e non deve costituire obbligazione per il lavoratore. Se esistono delle ragioni di necessità o urgenza, devono essere chiaramente espresse e spiegate e qualora fosse necessaria la ripresa dell’attività lavorativa la prestazione dovrebbe essere considerata lavoro straordinario, da retribuire congruamente.
La proposta di legge non è certo unica nel suo genere, specie in Unione Europea. In Francia, in fatti, con la legge El Khomri del 2017, le aziende con oltre 50 dipendenti sono tenute a negoziare accordi sul diritto alla disconnessione, stabilendo tempi in cui i dipendenti non devono essere contattati per lavoro.
In Spagna, dal 2021, una nuova legge sul lavoro a distanza include disposizioni sul diritto alla disconnessione digitale, obbligando le aziende a definire politiche specifiche, mentre il Belgio ha introdotto il diritto alla disconnessione per i dipendenti del settore pubblico, con progetti di legge in discussione per estenderlo anche al settore privato. Anche Portogallo e Irlanda hanno emanato normative in merito e, guardando oltreoceano, a settembre è stata la volta dell’Australia.
La proposta italiana prevede anche possibili multe per i datori di lavoro che trasgrediscono: in caso di violazione si applicherebbe una sanzione amministrativa pecuniaria che va da 500 euro a 3.000 euro per ciascun lavoratore interessato.
© Riproduzione riservata