Essere convocati nell’ufficio del capo per essere licenziati può essere uno dei momenti più difficili nella vita professionale di una persona. Sia che arrivi inaspettato oppure dopo un periodo di difficoltà, lascia spesso strascichi emotivi, dubbi e insicurezze. Tuttavia, il modo in cui affronti il colloquio dopo un licenziamento può fare la differenza tra restare bloccato e cogliere una nuova opportunità. Non devi giustificarti: devi raccontarti con sincerità, strategia e fiducia.
Queste sono di quelle occasioni in cui è proprio il caso di dire che “quando si chiude una porta si apre un portone”. Non sono le esperienze negative a segnare, ma il modo in cui vengono affrontate. La parola d’ordine è “rialzarsi”. Ecco quindi i migliori consigli per gestire con successo una selezione di lavoro, trasformando un momento complesso in un’occasione di rinascita professionale.
Colloquio dopo un licenziamento: accettare e rielaborare
La prima cosa da fare per affrontare un colloquio dopo un licenziamento non è scrivere un buon curriculum, ma compiere un lavoro interiore. È fondamentale accettare ciò che è successo, senza colpevolizzarti troppo; distinguere tra licenziamento per motivi economici, ristrutturazione, performance o incompatibilità e capire cosa hai imparato da quell’esperienza.
Dimostrare di aver rielaborato l’accaduto con lucidità e maturità ti renderà più credibile e forte agli occhi del recruiter. Sapere rispondere alla domanda sul motivo per il quale si è lasciato il precedente lavoro fa la differenza. È un quesito molto comune e il segreto è essere onesti, ma senza entrare troppo nei dettagli personali o emotivi.
Quali risposte dare in base al motivo del licenziamento
Se si è stati mandati via per una ristrutturazione aziendale, si potrebbe rispondere: “La mia posizione è stata soppressa a seguito di una riorganizzazione aziendale. Ho colto l’occasione per aggiornare le mie competenze e cercare un ambiente più stimolante”.
Se, invece, si è stati licenziati per una questione di performance è meglio dire che “il ruolo non era pienamente in linea con le mie competenze. Ho capito dove potevo migliorare e ora cerco un contesto in cui posso esprimere al meglio i miei punti di forza”.
Possono anche essere sorte incompatibilità o motivi relazionali. In questo caso una formula efficace è: “Ci sono stati cambiamenti nel team/direzione e la collaborazione si è rivelata non più funzionale. Preferisco lavorare in ambienti basati su collaborazione e valori condivisi”.
Una regola d’oro è non parlare male del proprio ex datore di lavoro. Anche se si è reduci da un’esperienza negativa, è meglio evitare frasi accusatorie o vittimistiche. Di fronte c’è il potenziale sostituto che potrebbe non vedere di buon occhio una persona che “sputa sul piatto in cui ha mangiato”, a torto o a ragione che sia.
Il segreto è non fermarsi
Un altro consiglio chiave è di raccontare cosa si è fatto nell’attesa di fare quel colloquio di lavoro dopo un licenziamento. Se è passato del tempo, è fondamentale mostrare che ci si è dati da fare con corsi di formazione o aggiornamento, per esempio; collaborazioni da freelance o volontariato. Un’alternativa potrebbe essere parlare dei propri progetti personali e far vedere come si è curato il proprio profilo LinkedIn per il lavoro.
Inoltre, può fare buona impressione chi dimostra di aver fatto attività di networking oppure di avere partecipato a eventi. Anche il coaching o consulenze di carriera possono “tirare acqua al proprio mulino”. In sostanza bisogna far vedere che si è proattivi e resilienti. Bisogna focalizzarsi sugli obiettivi raggiunti non sullo stallo vissuto.
Colloquio smart: valorizzare le skill
Il colloquio, indipendentemente dal fatto che lo si faccia dopo un licenziamento o meno, non è un’occasione per rivangare il passato, ma piuttosto per valorizzare ciò che si sa fare. È opportuno concentrarsi sule competenze concrete maturate nell’ultimo ruolo, sui risultati raggiunti nonostante la conclusione del rapporto, sulle soft skills sviluppate: gestione dello stress, problem solving e adattabilità per esempio.
Si deve dimostrare di aver vissuto una sfida che ha permesso di imparare molto. Il datore di lavoro cerca qualcuno che sappia dare valore al gruppo di lavoro e alla propria azienda. Ecco perché è fondamentale preparare bene le proprie risposte. Magari scrivendole, rileggendole, ripetendole ad alta voce oppure esercitandosi con un amico o un coach. È necessario arrivare sereni, fluidi nel parlare e autentici, senza alcuna esitazione.
Un esempio di risposta consona è: “Nel mio ultimo ruolo, dopo alcuni cambiamenti organizzativi, la mia posizione è stata eliminata. È stato un momento difficile, ma mi ha permesso di riflettere sul mio percorso e aggiornare alcune competenze, in particolare nel project management. Ora sono motivato a metterle in pratica in un contesto dinamico come il vostro”.
Colloquio di lavoro: emozioni sì, ma con moderazione
A un colloquio di lavoro dopo un licenziamento si deve essere pronti a parlare di emozioni, ma con equilibrio. Sentirsi a disagio nel prendere l’argomento è normale, ma evitarlo completamente potrebbe fare insospettire il proprio interlocutore. Mostrare di aver gestito l’evento con maturità, autocritica e positività, invece, è un punto a proprio favore. “All’inizio è stato difficile, ovviamente, ma con il tempo ho capito che era un’opportunità per ripartire, capire cosa voglio davvero e mettermi in gioco in nuovi contesti”, è un modo maturo e professionale di affrontare la questione.
Se è necessario, poi, è meglio far vedere che si è in grado di riconoscere il propri errori e di imparare da essi. In sostanza non è furbo dire “è stata colpa mia”, ma piuttosto “in quel contesto ho affrontato delle difficoltà che non ho gestito al meglio, in particolare nella comunicazione con il team. Ho lavorato su questo aspetto e oggi ho strumenti migliori per affrontare situazioni simili”.
Valorizzare il positivo e mettere in ombra il negativo
Uno dei consigli più potenti è quello di trasformare il licenziamento in una leva narrativa positiva, mostrando cosa hai imparato e come sei cresciuto. Per esempio, si potrebbe dire: “Essere uscito da quell’azienda mi ha permesso di allargare lo sguardo e cercare un ambiente più coerente con i miei valori. Ora ho più consapevolezza su ciò che cerco e su come posso contribuire”.
Inoltre, è importante valorizzare la propria motivazione per il nuovo ruolo a cui si aspira. Il licenziamento non deve occupare tutto il colloquio. Anzi, dopo aver chiarito l’episodio, è fondamentale spostare subito il focus sulla società presso cui ci si sta candidando. È consigliabile spiegare il motivo per cui interessa il ruolo; cosa attira della cultura aziendale; il che modo si può valorizzare il team.
Inoltre è opportuno mostrare entusiasmo sincero per la nuova opportunità e lasciare una buona impressione finale. Per farlo è necessario dare peso anche alla comunicazione non verbale. Spalle dritte, sguardo aperto, tono calmo e sicuro. Si deve comunicare fiducia, apertura e prontezza. Non bisogna apparire nervosi o sfuggenti quando si parla del licenziamento, il recruiter potrebbe percepire incertezza. Un licenziamento non è una macchia nel proprio percorso, ma un capitolo da integrare nella propria storia professionale. I datori di lavoro sanno che può capitare a chiunque, ciò che fa davvero la differenza è come si reagisce e come ci si presenta successivamente.
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