Finisce l’effetto Jobs Act: crollano i contratti a tempo indeterminato

Nei primi sette mesi dell’anno, il saldo tra contratti e cessazioni è stato di oltre l’80% in meno rispetto al 2015

Assunzioni a tempo indeterminato in frenata: stando ai dati diffusi dall’Inps, nei primi sette mesi del 2016 il saldo tra nuovi contratti a tempo indeterminato (972.946) e cessazioni dei contratti stabili (896.622) è di 76.324 unità. Troppo poco rispetto al 2015: lo scarto stimato è del -83,5%. Lo stesso dicasi per il 2014 quando il saldo era sui rapporti di lavoro a tempo indeterminato erano di 129.163 unità (-40,9%).

IL SETTORE PRIVATO. Se si prende in considerazione solo il settore privato, il saldo è invece di 805 mila unità, contro le 938 mila dell’analogo periodo 2015. Il dato risulta però in crescita se comparato con i primi sette mesi del 2014 (703 mila). Più nel dettaglio, sono proprio le assunzioni a tempo indeterminato a soffrire: tra gennaio e luglio 2017 ammontano a 3,428 milioni unità, ossia 382 mila in meno rispetto al corrispondente periodo del 2015 (-10,0%). In crescita invece i contratti a tempo determinato: sono 2,143 milioni nei primi sette mesi del 2016, ossia il +0,9% rispetto al 2015 e il +3,5% rispetto al 2014. Lo stesso dicasi per i contratti in apprendistato che segnano un buon +15,4% sul 2015. In calo invece i contratti stagionali: -9%. Tuttavia l’Inps specifica che il calo relativo alle assunzioni stabili «va considerato in relazione al forte incremento delle assunzioni a tempo indeterminato registrato nel 2015, anno in cui tali assunzioni potevano beneficiare dell’abbattimento integrale dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per un periodo di tre anni».

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