Neutralità della Rete, la Camera approva la legge all’unanimità

La norma accoglie le disposizioni del regolamento europeo e tutela il consumatore; importanti norme proteggono dalle “over the top”

Con 27 sì, è passata alla Camera la prima legge italiana sulla neutralità di Internet: l’undicesima commissione ha deciso all’unanimità in favore della norma che, presentata nel luglio 2014 dal suo primo firmatario Stefano Quintarelli, era rimasta bloccata per due anni nell’iter legislativo. Il via libera della Commissione arriva in un momento particolare per la Rete: è stata infatti da poco approvato il regolamento europeo sul pacchetto Telecom, che prendeva in considerazione anche la questione della libertà del web.

LIBERO ACCESSO. La legge sancisce il principio della neutralità della Rete: secondo quanto stabilito dall’articolo secondo, d’ora in poi gli operatori che concedono l’accesso a una parte dei servizi Internet sono diffidati dal qualificare la propria offerta come “servizi per accedere alla Rete”; sarà necessario, infatti, specificare quale porzione della Rete verrà messa a disposizione dell’utente, e nella comunicazione con i clienti non si potrà mai far intendere l’equivalenza tra la totalità della Rete e un determinato servizio (per esempio, un social network). L’articolo tre, invece, stabilisce che l’operatore non ha la facoltà di impedire o ostacolare – per esempio rallentando la velocità di connessione – l’accesso del proprio utente ad applicazione e servizi sul web, se non in casi strettamente necessari e per periodi limitati.

SERVIZI AGGIUNTIVI. Agli operatori è data comunque la facoltà di vendere servizi aggiuntivi o diritti di prioritizzazione, come previsto dal regolamento europeo: la neutralità della Rete, dunque, non sarà di ostacolo a questo genere di prodotto, nonostante si ritenga spesso che esso possa rappresentare un pericolo per la libertà degli utenti in Internet, data l’alta possibilità di accordi di esclusività tra operatori e produttori di contenuti. Per questo, sono state aggiunte alcune tutele per i consumatori: innanzitutto, la qualità di accesso al web deve essere sempre tutelato in via prioritaria; inoltre, tali servizi aggiuntivi devono essere richiesti dall’utente, e sottoscritti con un accordo separato. Questi ultimi due punti, che non sono stati ispirati dal regolamento europeo, sono necessari, secondo Quintarelli, per evitare la “cannibalizzazione” di Internet da parte dei servizi specializzati, e per limitare distorsioni nella concorrenza fra operatori.

OVER THE TOP. Allo stesso modo, la “concorrenza sleale” è combattuta prestando particolare attenzione alle azioni dei cosiddetti over the top, quelle aziende (come Google, Apple e Microsoft) che sviluppano contenuti e li mettono in vendita, senza possedere però delle infrastrutture di Rete. L’articolo quattro dedica due commi a questo tipo di imprese: si dà all’utente il diritto di «reperire on line in formato idoneo alla piattaforma tecnologica desiderata e di utilizzare a condizioni eque e non discriminatorie software, proprietario od open source, contenuti e servizi legali di loro scelta». D’ora in poi, i fornitori di servizi non potranno impedire da contratto all’utente di vincolare o obbligare all’acquisto o utilizzo di contenuti, software e servizi mediante strumenti contrattuali o, indirettamente, limitando l’esperienza d’uso dei dispositivi in caso di non adesione: i sistemi operativi dei vari device saranno svincolati dai “negozi” degli over the top, e gli utenti potranno scaricare sul proprio apparecchio app di qualsiasi sviluppatore, o liberarsi di quelle di default non gradite. Un cambiamento radicale, dunque; ma restano numerosi dubbi sulle possibilità di attuazione di tali norme, che si scontrano contro gli interessi economici di potenti aziende extra-europee. Alcune adesioni, però, sono già state raccolte: Tim, Fastweb, Google, Microsoft e Facebook avrebbero già dato il loro assenso alla legge.

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