Google elimina i cookie di terze parti. Cosa cambia per l’adv online?

Si avvicina inesorabilmente la fine dell’uso di dati di terze parti, ma i Marketer non sembrano ancora pronti a questo passaggio. Come indica Adform-YouGov

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Progressivamente il mondo digital si sta preparando all’era cookieless, ovvero il momento in cui verrà ridotto, fino a essere eliminato, l’uso dei cookie di terze parti in Chrome.

Con l’iniziativa Privacy Sandbox, Google ridurrà la raccolta dei dati di terze parti (che permettono di conoscere preferenze e abitudini delle persone durante la navigazione) nel primo trimestre 2024, ma gli sviluppatori possono prendere dimestichezza con la novità già da quest’anno.

Se diversi operatori hanno già messo a punto delle iniziative (per esempio, Publitalia ha stretto nel 2022 una partnership con la piattaforma InfoSum), pare però che i marketer – soprattutto quelli italiani – non abbiano ancora ben chiaro cosa fare al riguardo. È questa la fotografia emersa dalla ricerca svolta da YouGov per Adform, piattaforma globale di programmatic, realizzata tra Australia, Danimarca, Finlandia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Norvegia, Polonia, Spagna, Svezia e Stati Uniti.

Sono stati interpellati 3.332 manager che hanno acquistato Adv in programmatic. Il dato italiano evidenzia che il 79% del campione ha a disposizione un budget in linea o superiore a quello del 2022, mentre la maggior parte delle aziende gestisce direttamente la piattaforma di pubblicità digitale oppure viene affidata a un partner preferenziale, come media agency o agenzia digitale.

I professionisti italiani sono molto prudenti sul tema e fanno affidamento sui consigli del proprio centro media (37% dei casi). Secondo i dati, la quota del traffico cookieless italiano è intorno al 40%, ma il 46% degli intervistati è convinto sia più bassa e il 30% non è informato su tema.

Il futuro dell’adv online senza i cookie

La metà esatta degli intervistati, però, non ha idea di quale sarà l’impatto dello stop ai cookie sulle strategie di marketing (il 66% non è a conoscenza di soluzioni che possano sostituire l’uso di questi dati). Un’evidenza che attesta la necessità di un’inversione di rotta. Il 39% ha già riscontrato un impatto negativo sulle proprie campagne digitali causa del blocco dei cookie.

Spiegano i ricercatori, che una soluzione potrebbe essere quella di sfruttare soluzioni basate su ID. È il momento, dunque, di rivedere le proprie strategie, lavorando anche – spiega il rapporto – nella ricerca di un equilibrio tra trasparenza, performance (altrettanto importanti in tema di programmatic buying per il 64% del campione) e sostenibilità. Soprattutto, serve fiducia e capacità di comunicazione tra i partner: il 20% dei decision maker sostiene che i partner adtech non siano trasparenti, mentre il 40% ritiene che i walled garden lo siano ancora meno. Mancano pochi mesi al 2024: saranno abbastanza per invertire la rotta?

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