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Il cellulare? La trascrizione digitale della vita delle persone

Una sentenza della Corte suprema americana vieta, anche in caso di arresto, le perquisizioni non autorizzate di telefonini e smartphone

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Si fa un gran parlare in Italia di intercettazioni telefoniche. Ma la questione telefoni, diritto alla privacy e giustizia non è tale solo nel nostro Paese. Arriva da Oltreoceano la sentenza della Corte suprema americana che vieta, anche in caso di arresto, le perquisizioni dei telefoni cellulari. Un pronunciamento storico che obbliga la polizia a richiedere un mandato giudiziario ad hoc per il sequestro e quindi l’analisi dei dati del prezioso cellulare.

A motivare la decisione il fatto che il telefonino è ormai molto di più di uno strumento atto a fare e ricevere telefonate, ma è «una parte pervasiva e onnipresente della vita quotidiana» delle persone, una sorta di «trascrizione digitale di ogni aspetto delle loro vite, dai più banali ai più intimi».

Cancellata la tesi delle forze di polizia, peraltro condivisa dal Dipartimento di Giustizia Usa, secondo la quale frugare dentro la memoria di un telefonino «non è diverso dall’ispezionare le tasche dell’arrestato, il suo portafoglio, la sua borsa, il libretto degli indirizzi».

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