Offshore Leaks, su l’Espresso i primi italiani collegati al sistema dei trust

Il settimanale, tra le testate che collaborano con il Consorzio di giornalisti investigativi internazionale, pubblica quattro casi di società collegate all’Italia

Non c’è solo l’ex ministro delle Finanze francese, Jérôme Cahuzac – critico sugli evasori, scoperto con conti correnti in Svizzera – o alcuni clienti rinomati come la baronessa Carmen Thyssen-Bornemisza, tra le 130 mila persone coinvolte nel caso Offshore Leaks sarebbero coinvolti anche 200 italiani. A pubblicare i primi quattro casi di società collegate a cittadini del nostro Paese, che risultano collegati al sistema offshore – senza che dai documenti emergano illeciti – è il settimanale l’Espresso, testata che collabora il Consorzio internazionale di giornalisti investigativi (Icij). L’inchiesta è stata pubblicata sul numero del 5 aprile, qui vengono riepilogati i quattro casi descritti:

Claudius Trust, uno dei trust delle Cook Island (Polinesia), chiuso nel 2006 e che ha avuto come “protector” (custode o garante) Gaetano Terrin, all’epoca commercialista dello studio Tremonti (oggi Tremonti Vitali Romagnoli Piccardi e associati) e ora componente del collegio sindacale delle Assicurazioni Generali.● Constant Surge Investments Ltd, offshore costituita nel giugno 2006 il cui beneficiario sarebbe stato Fabio Ghioni, ex responsabile della security di Telecom Italia ed ex protagonista dei dossier illegali su 4 mila persone tra politici, giornalisti e imprenditori (arrestato, per i dossier illegali, sette mesi dopo la costituzione di Csi). Interpellato da l’Espresso, Ghioni nega tutto (“possibile che qualcuno abbia fondato Csi a sua insaputa?”, ci si chiede sul settimanale).● Un complesso sistema finanziario legato a tre famiglie di imprenditori gioiellieri, sarebbe stato poi costituito, secondo le ricostruzioni, da Silvana Inzadi in Carimati di Carimate, divisa tra Milano e Stati Uniti. Questa donna, il 31 gennaio 2002 (a 81 anni) avrebbe deciso che le Cook Islands sarebbero state “un approdo sicuro. “Ed eccola così montare un’operazione finanziaria complicata e che schiererà tra i beneficiari di tre trust – chiamati con le sigle SICC, CTC101 e ETC202 (deregistrati nel 2008) –a i suoi parenti più stretti, compresi quelli acquisiti (i nomi sono pubblicati da l’Espresso).● Infine un trust che riporta come direttori due rinomati commercialisti milanesi: si chiamava Tahallas Trustee Ltd, società fondata nel ’97 e chiusa un anno più tardi. Annoverava come directors (amministratori) Oreste (coinvolto nell’inchiesta sulle tangenti alla Guardia di Finanza nello scandalo Mani Pulite) e Carlo Severgnini, “due vip della piazza finanziaria milanese, in passato consiglieri di Stefano Ricucci, lo scalatore mancato del Corriere della Sera. Il duo – riporta il settimanale – affolla consigli di amministrazione dei più bei gruppi Italiani: Versace, Star, Pirelli, Ratti, Recordati, Techint, De Agostini. E con la Finsev Spa è stato nel salotto buono della finanza, Mediobanca. Carlo nel 2009 viene poi nominato director di un’altra società, la Fergint Ltd. “Un altro nome ruota attorno allo studio Severgnini, quello del Moritz Trust – trust che possiede mille azioni della Roxyn Limited (sede nelle British Virgin Islands), nel 2009 ha come protector Stefania Tomasini, che lavora negli uffici di Cassarate/Lugano dei professionisti milanesi. Ruota attorno a tre persone, tutte di cognome Bottoli: Marcello Vittorio, Riccardo Daniel e Vittorio Alexander. Il primo è il più noto, un ex bocconiano, residente in Svizzerra, tra l’altro presidente del gruppo Pandora”.

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