La moneta unica africana? Per ora c’è solo il nome: eco

La valuta comune ai 15 Paesi della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale appare ancora un miraggio. Troppi i nodi irrisolti

La moneta unica africana? Probabilmente continuerà a restare un sogno ancora per qualche tempo. Per ora, infatti, di certo c’è solo il nome: eco. L’idea di creare una moneta comune ai 15 Paesi che compongono la regione dell’Africa occidentale risale al lontano 1983, a sette anni di distanza dalla creazione della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS), nata con l’obiettivo di promuovere l’integrazione economica nella regione. Il lancio è già stato rimandato tre volte in passato: dal 2009 era slittato al 2012, poi al 2015. La nuova scadenza è per il 2020, ma al momento ci sono molti elementi che sembrano rendere probabile un nuovo rinvio. Innanzitutto, il fatto che nel 2018 nessun Paese abbia soddisfatto i criteri di partecipazione all’uso di questa moneta (nel 2017 li avevano soddisfatti in tre), ossia un disavanzo inferiore al 3%, un’inflazione inferiore al 10% e un debito non superiore al 70% del Pil. Fra l’altro, secondo gli accordi, tutti gli Stati dovrebbero avere questi requisiti nello stesso momento: un’ipotesi che appare utopica. In secondo luogo, le economie coinvolte dal progetto sono molto volatili (molti dipendono dallo sfruttamento di due o tre materie prime), per cui fissare un prezzo che vada bene a tutti è un’impresa davvero ardua, come ha spiegato l’economista senegalese Ndongo Samba Sylla all’agenzia Efe. Senza dimenticare che all’interno dell’ECOWAS convivono realtà molto eterogenee fra loro: basti pensare che la Nigeria è una delle maggiori potenze economiche africane, mentre il Niger è il Paese più povero del mondo. E non è finita qui.

Il quarto grosso problema per la creazione della moneta unica africana è rappresentato dal fatto che otto Paesi usano il franco CFA, una valuta creata nel 1945 dalla Francia per le sue ex colonie: per fare parte dell’eco, questi Stati dovrebbero prendere le distanze dal ministero del Tesoro francese, dove è conservato il 50% delle riserve di questa valuta, che offre una parità fissa con l’euro e maggiore stabilità. Infine, non bisogna dimenticare che al momento, non sono stati decisi né un modello di banca centrale, né il regime di cambio, né il quadro di politica monetaria.

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