L’ira di Tremonti all’Ecofin: sanzionare i paradisi fiscali

Il ministro dell’Economia giudica “scandaloso” e “inaccettabile” che si accetti la “sistematica violazione delle norme”. Non basta prevedere gli obblighi, servono sanzioni per chi non rispetta le direttive

Inutile imporre degli obblighi se non si prevedono sanzioni per chi non rispetta le regole. Lo sfogo arriva dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti che, nel corso della riunione dell’Ecofin (che comprende i 27 ministri delle Finanze euroepi), minaccia di porre il veto alla revisione della direttiva Ue del 2003 che definisce i meccanismi della tassazione degli interessi sui capitali dei cittadini residenti all’estero. In fondo il ministro italiano non chiede l’impossibile: una sanzione per gli Stati e le banche che ignorano le norme sull’euroritenuta*. Altrimenti l’Italia è pronta a ricorrere alla Corte europea di giustizia. Per il ministro dell’Economia Giulio Tremonti è “scandaloso” e “inaccettabile” che “gli operatori di Paesi che hanno firmato la direttiva accettino la sistematica violazione delle norme”. Tremonti, che ha ripetutamente lamentato disfunzioni e asimmetrie del meccanismo di lotta all’evasione fiscale sui capitali all’estero, ha definito “perfetto” il testo presentato dalla Commissione Ue. Peccato che continui a mancare il capitolo sanzioni: “Non ci sono e quindi stiamo parlando di un testo che non ha un minimo contenuto giuridico. Non mi sento di esprimere una valutazione positiva sulla revisione della direttiva se non c’è l’impegno da subito a mettere le sanzioni agli Stati e alle banche che violano quel testo”. Il problema si trascina ormai da anni, come conferma il ministro italiano: “Nel 2000 e nel 2003, quando fu fatta la direttiva, io c’ero – aggiunge Tremonti – e vi posso assicurare che è una direttiva scritta dalla Svizzera. Non è stata la Svizzera ad entrare in Europa, ma l’Europa ad entrare in Svizzera”. Il ministro ha quindi ricordato di aver chiesto a Bruxelles un rapporto sugli stati che hanno violato la direttiva. “Aspetto ancora quel rapporto – ha affermato – Una volta avuto, chiederò alla Commissione le sanzioni contro gli Stati che hanno violato la direttiva, perché almeno questo è dovuto. Se non è il caso andremo davanti alla Corte di giustizia europea”. Come possa essere “sistematica” la violazione, Tremonti lo ha fatto capire spiegando che le banche pagano la ritenuta solo quando l’investitore estero si presenta con piccole cifre. Ma quando i capitali sono grandi “è la banca” a suggerire società offshore, trust o strumenti assicurativi che permettono di evitare le tasse aggirando le norme. Ed ha ricordato che “ci sono più società di Cayman a Lugano che non a Cayman”.

*Cos’è l’euroritenutaSi tratta di una tassa sul risparmio transfrontaliero, una ritenuta applicata dalla banca sul riporto degli interessi pagati o accreditati da uno stato membro Ue (Lussemburgo, Belgio e Austria) e da Stati che applicano misure equiavalenti (tra cui Usa, Svizzera, Monaco, San Marino, Andorra) a “beneficiari effettivi”, persone fisiche residenti in altro Stato membro. Dal 2011 Lussemburgo, Belgio e Austria, non essendo operatvo lo scambio automatico di informazioni, sono tenute ad applicare un’aliquota del 35%. Escluse prestazione pensionistiche e assicurative. Fonte: Sole24Ore

Resta sempre aggiornato con il nuovo canale Whatsapp di Business People
© Riproduzione riservata