Fed e Bce: ecco le mosse delle banche centrali per rilanciare l’economia

Il momento particolare che stanno vivendo gli Usa e l’Europa hanno spinto le banche centrali a prendere decisioni importanti

È un momento di grande fermento questo per la Fed e la Bce, rispettivamente la Banca centrale degli Stati Uniti e la Banca centrale europea. Entrambe, infatti, stanno operando tutta una serie di scelte strategiche molto importanti. La prima riguarda la Fed, che ha alzato i tassi di interesse di un quarto di punto, portando così il costo del denaro in una forchetta fra l’1,75% e il 2,00%. Si tratta della seconda stretta del 2018 e della settimana dal 2015, da quando cioè l’istituto ha avviato un ciclo di rialzi per rispondere alla crisi finanziaria. Entro la fine dell’anno, sono previsti altri due aumenti. Ma Jerome Powell, il presidente della Fed, ha assicurato che saranno sempre «aumenti graduali dei tassi» perché rialzi «troppo veloci o troppo lenti» possono essere dannosi e che la «politica monetaria resta accomodante». La decisione di alzare il costo del denaro deriva dal momento positivo che stanno vivendo gli Usa, con una crescita economica del 2,8%, il taglio delle tasse, un mercato del lavoro forte e un’inflazione in aumento.

La risposta della Bce alla Fed

La Bce, dal canto suo, ha appena annunciato di voler porre fine, a partire dal prossimo gennaio, al cosiddetto “Quantitative Easing”, il programma di acquisto di titoli di Stato che ha permesso di mantenere tassi bassi sui titoli di Stato stessi e ha consentito alle banche pubbliche di risparmiare miliardi di spese per interessi. Questa decisone, ovviamente, riguarda anche l’Italia. Se fino alla fine di maggio, la Banca centrale europea ha acquistato (tramite le Banche centrali nazionali) quasi 345 miliardi di titoli italiani, ora il consiglio direttivo, attualmente riunito a Riga, ha deciso di ridurre gli acquisti da 30 a 15 miliardi da ottobre a dicembre, per poi portarli a zero da gennaio in poi.Tuttavia la Bce rassicura sul fatto che proseguirà ancora a lungo con il reinvestimento, ossia l’utilizzo del capitale rimborsato dei bond che ha in portafoglio e che arrivano a scadenza per comprare nuovi titoli di pari durata.

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