Dall’Ue un “piano Marshall” per la Grecia. I punti principali

Ai 110 miliardi dello scorso anno se ne aggiungeranno altri 109 miliardi, poi il contributo consistente dei privati. Verso lo sviluppo di occupazione e crescita economica, meno peso delle agenzie di rating

Dare sostegno alla Grecia, evitandone la bancarotta e, al tempo stesso, evitare il rischio contagio con altri Paesi dell’area Euro. Con questo obiettivo i leader dell’Unione europea hanno raggiunto un’intesa su una serie di misure che salveranno la Grecia dal default. Da Bruxelles è già stato definito un ‘piano Marshall’ per la mole dell’intervento. I 17 Paesi dell’Eurozona hanno più volte insistito sul “caso unico” nella sua gravità per la zona euro e per questo motivo richiede una soluzione eccezionale. Dall’Unione e dal Fondo monetario internazionale arriveranno 109 miliardi di euro (da aggiungere ai 110 miliardi dello scorso anno) ai quali si aggiungeranno investimenti privati. Ecco, nel dettaglio, gli interventi principali varati dall’Unione:

Piano Marshall: l’obiettivo è di favorire l’occupazione e la crescita della Grecia attraverso un uso rivisto dei fondi strutturali europei per un miliardo di euro.

Altra tranche di aiuti: Dopo i 110 miliardi concessi lo scorso anno, il nuovo piano Ue-Fmi prevede altri 109 miliardi di aiuti.

Sostegno dai privati. Anche il settore privato parteciperà al salvataggio della Grecia. Il contributo sarà su base volontaria (54 miliardi stimati entro il 2014 e 135 miliardi entro il 2020) attraverso debt-swapt, rollover e buy-back. Entro il 2020, il totale stimato è di 135 miliardi. “Il profilo del debito greco – annuncia in un comunicato l’Institute of Interntional Finance (Iif) – sarà migliorato in modo sostanziale con programmi di scambio e roll-over che estenderanno le scadenze da 6 ad 11 anni. Lo stock del debito sarà ridotto di 13,5 miliardi attraverso il programma di sostituzione dei bond e anche oltre, grazie ad un piano di buy-back da definire”. Questa parte del piano può fare scattare il giudizio di “default selettivo e parziale” da parte delle agenzie di rating, in quanto viene modificato il contratto stipulato provocando una perdita del dovuto. Se e quando scatterà il giudizio di default selettivo, la Bce non potrà più usare obbligazioni greche a garanzia dei prestiti alle banche greche. Per ovviare a questo, l’accordo prevede che siano gli Stati membri a dare alla Bce le garanzie necessarie, attraverso il fondo salva stati (Efsf) creato nel 2010 per prestare soldi a Irlanda e Portogallo.

Fondo salva Stati più flessibile. Potrà intervenire per finanziare la ricapitalizzazione delle istituzioni finanziarie con prestiti ai governi, anche non coperti da programma di aiuti, e acquistare il debito dei Paesi in difficoltà sul mercato secondario.

Aumento durata e tassi ridotti per prestiti. La durata dei prestiti ai Paesi in difficoltà, come la Grecia, il Portogallo e l’Irlanda, è portata da 7,5 a 15 anni. Contemporaneamente, il tasso di interesse richiesto è ridotto dal 4,5%-5,8% attuale a circa il 3,5%.

Meno peso agenzie rating. L’intesa spinge la Commissione Ue a presentare una proposta per ridurre il peso delle agenzie internazionali di rating.

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