L’offerta pubblica di acquisto e scambio (Opas) lanciata da Bper su Popolare di Sondrio (Bps) si è chiusa con un primo successo: la banca modenese ha raccolto il 58,5% del capitale dell’istituto valtellinese. Ma l’operazione non si ferma qui. Venerdì sera, Bper ha annunciato la riapertura del periodo di adesione, previsto dal 21 luglio per altri cinque giorni di Borsa, con l’obiettivo di consolidare ulteriormente la propria posizione.
L’intenzione è chiara: rafforzare le sinergie e porre le basi per una fusione tra i due gruppi. L’offerta, rilanciata nelle scorse settimane, prevede 1,45 azioni Bper di nuova emissione più 1 euro in contanti per ogni azione Bps, trasformando così l’operazione iniziale da Ops in Opas. Tra gli aderenti, anche Unipol, che possiede circa il 20% in entrambe le banche e ha già consegnato le sue azioni a Bper, sostenendo apertamente l’iniziativa.
Le mosse dei vertici e il ruolo delle sinergie
Nonostante l’offerta presenti un leggero premio rispetto ai valori di Borsa, alcuni dirigenti di Bps hanno preferito vendere direttamente sul mercato, approfittando dell’aumento dei corsi azionari (+43% da inizio anno).
Bper aveva fissato come soglia minima il 35% più un’azione per acquisire il controllo di fatto di Bps, ma l’obiettivo reale è superare il 66,67% per poter procedere senza ostacoli alla fusione. Le sinergie stimate a regime sono pari a 290 milioni di euro l’anno prima delle imposte, di cui 100 milioni in ricavi e 190 in riduzione dei costi. Con il 35% delle azioni, la banca modenese raggiungerebbe solo il 5% delle sinergie di costo e il 50% di quelle sui ricavi, mentre con il 50% + 1 azione salirebbe rispettivamente al 60% e al 75%.
Fusione e delisting nel mirino
La fusione tra i due istituti rimane il traguardo dichiarato, anche in caso di mancato delisting. Nel documento ufficiale, Bper sottolinea l’intenzione di procedere alla fusione “nel minor tempo possibile”, una volta ottenute le necessarie autorizzazioni.
Dalla parte della Popolare di Sondrio, il rilancio dell’offerta è stato accolto con prudenza. Se da un lato è stato definito “congruo”, dall’altro sono stati ribaditi dubbi sulle sinergie e sulle ricadute occupazionali e territoriali, in contrasto con il piano industriale che prevede nuove assunzioni.
Bper ha replicato con fermezza a queste preoccupazioni. Ad Affari & Finanza, l’amministratore delegato Gianni Franco Papa ha escluso ipotesi di licenziamenti, sottolineando che le uscite avvengono sempre su base volontaria o tramite pensionamenti. Inoltre, ha confermato l’intenzione di mantenere il marchio Bps in Valtellina, per preservarne la tradizione.
Via libera Antitrust con condizioni
L’Antitrust ha dato il via libera all’operazione, imponendo però la cessione di sei filiali – cinque a Modena e una in Valtellina – entro dieci mesi. Bper potrebbe comunque compensare queste perdite: Papa non esclude interesse per sportelli che potrebbero liberarsi in caso di matrimonio tra Unicredit e Banco Bpm.
Con il rilancio dell’offerta e la prospettiva di una fusione, la partita tra Modena e Sondrio è ancora aperta. Ma l’obiettivo di Bper è chiaro: salire ancora più su per conquistare una posizione di pieno controllo e dare vita a un nuovo polo bancario del territorio.
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